Guerra all'Is, se 1 miliardo di dollari al mese son tanti
Sarà anche vero che la guerra contro il Califfato costa in media “solo” 8 milioni di dollari al giorno, ma i risultati militari sono fino ad oggi marginali e certo non risolutivi. Le stime più complete valutano che con le attuali forze in Iraq la guerra contro l’Is possa arrivare a costare almeno un miliardo di dollari al mese.
Sarà anche vero che (per ora) la guerra contro il Califfato costa in media “solo” 8 milioni di dollari al giorno, ma i risultati militari conseguiti sono fino ad oggi marginali e certo non risolutivi. Le forze dello Stato Islamico hanno perso un po’ di terreno tra Mosul, Erbil, Kirkuk e Tikrit, ma nella provincia di al-Anbar continuano ad avanzare sbaragliando l’esercito iracheno fino quasi a raggiungere i sobborghi occidentali di Baghdad e le forze curde nel nord della Siria. «Abbiamo davanti un avversario molto intelligente che sta imparando rapidamente ad adattarsi ai bombardamenti aerei della Coalizione. I combattenti jihadisti si nascondono, si muovono di notte, si mescolano coi civili», ha ammesso un portavoce del Pentagono, il maggiore Jeffrey Harrigian.
Washington sembra pagare il prezzo di non disporre di una rete di spie attive nel Nord dell’Iraq e in Siria che fornisca dati attendibili e aggiornati sulle postazioni del nemico, una situazione paradossale se si considerano le grandi strutture della Cia e della “comunità d’intelligence” statunitense (16 agenzie dedicate alla raccolta delle informazioni) presenti da molti anni a Baghdad e Erbil. In questo contesto le informazioni sui bersagli delle incursioni aeree vengono fornite a quanto pare solo dall’intelligence elettronica, satellitare e dalle ricognizioni aeree con il risultato che molti edifici colpiti dalle “bombe intelligenti” erano già stati abbandonati dagli uomini di Abu Bakr al-Baghdadi. Migliorare le prestazioni della Coalizione significa innanzitutto rafforzare la rete d’intelligence e poi potenziare l’intensità degli attacchi: elementi che contemplano un forte aumento dei costi del conflitto.
Il Segretario alla difesa americano, Chuck Hagel, ha annunciato a fine settembre che chiederà al Congresso un "finanziamento supplementare" per coprire le spese della guerra al Califfato stimate tra i 7 e i 10 milioni di dollari al giorno. Anche il Capo di stato maggiore interforze, il generale Martin Dempsey, ha ipotizzati “problemi di budget” che richiederanno stanziamenti ad hoc per il nuovo conflitto. Dall'8 agosto al 27 settembre le forze aeree statunitensi hanno compiuto 250 raid di cui 43 in Siria (dal 23 settembre) finanziati con 530 milioni di dollari dal fondo per le Operazioni all'estero (Overseas Contingency Operations), voce separata dal bilancio ordinario del Pentagono che copre i costi delle operazioni militari. Da quando il presidente Barack Obama ha dato l'autorizzazione all'invio di 1.600 consiglieri militari e unità per la sicurezza, il 16 giugno scorso, il Pentagono ha sostenuto una spesa di circa 7,5 milioni al giorno: in tutto 765 milioni di dollari nei primi 100 giorni senza contare i costi delle incursioni aeree e del munizionamento impiegato.
A tal proposito basti considerare che solo i 47 missili da crociera Tomahawk lanciati dalle navi il 23 settembre costano 1,1 milioni di dollari a esemplare, ogni bomba a guida satellitare JDAM costa circa 30 mila dollari, un missile Hellfire lanciato da un drone circa 110 mila mentre i missili aria-terra Brimstone impiegati dai Tornado della Royal Air Force britannica costano 200 mila euro l’uno. Le stime più complete valutano che con le attuali forze in Iraq la guerra contro l’Is possa arrivare a costare a Washington almeno un miliardo di dollari al mese. Gordon Adams, un analista esperto in budget della difesa citato da military.com, sostiene che contando anche i costi dei trasporti, rifornimenti in volo, missili e le ore volate da aerei e droni fino ad ora l'operazione americana in Iraq e Siria è già costata più di un miliardo di dollari. Cifre più o meno analoghe a quelle presenti nel rapporto pubblicato dal Center for Strategic and Budgetary Assessments (Csba) che riferisce di costi bellici compresi a fine settembre tra i 780 e i 930 milioni di dollari. Lo studio prova inoltra a stimare i costi della possibile escalation del conflitto.
I costi salirebbero probabilmente tra i 200 e i 320 milioni al mese se gli Stati Uniti decidessero di schierare sul campo 2.000 soldati di unità da combattimento anche se finora l’ipotesi di dispiegare truppe di prima linea è stata esclusa dalla Casa Bianca. Secondo il Csba una graduale escalation del conflitto vedrebbe i costi salire 350/570 milioni al mese se ci fosse un incremento dei raid aerei e venissero schierati sul terreno 5 mila soldati americani e fino a 1,1/ 1,8 miliardi al mese con un’intensa campagna aerea e 25 mila militari sul terreno. In un anno la differenza tra quest’ultima ipotesi di intervento allargato e l’attuale campagna aerea a bassa intensità risulterebbe di 22 miliardi di dollari contro 2,4 / 3,8 con un’opzione intermedia che prevede costi compresi tra i 4,2 e i 6,8 miliardi di dollari annui per una campagna aerea più intensa, ma senza truppe americane sul campo di battaglia.