Gubbio, seconda capitale francescana
Gubbio è la città che per prima accolse San Francesco quando iniziò la vita da "uomo nuovo", dedicandosi ai più bisognosi. E' considerata la seconda capitale francescana e conserva diversi edifici legati alla sua agiografia.
Sulla strada per Assisi, procedendo da La Verna sulle orme di Francesco, ci fermiamo a Gubbio, la città che per prima accolse il Santo che qui iniziò la vita da “uomo nuovo”, dedicandosi ai più bisognosi. E’ considerata, per questo motivo, la seconda capitale francescana e conserva diversi edifici legati alla sua agiografia.
La chiesa a lui intitolata sorge dove un tempo si trovava la residenza degli Spadalonga, gli amici che offrirono a Francesco ospitalità e che lo rivestirono del saio di povertà, l’abito che poi si diffuse in tutto il mondo. Costruita nella seconda metà del XIII secolo dal celebre architetto Fra’ Bevignate, a tre navate, presenta un bel portale gotico ed un notevole campanile a pianta ottagonale. Decorazioni a fresco ne arricchiscono l’interno. Sulle pareti della cappella sinistra Ottaviano Nelli, all’inizio del Quattrocento, raccontò le storie di Maria, uno dei cicli tardogotici più importanti dell’Umbria: l’abside centrale e quella di destra, invece, furono affidate ad un anonimo pittore umbro che due secoli prima vi dipinse, rispettivamente, un Cristo tra Santi e le due scene de la Rinuncia di S. Francesco agli averi e il Sogno del Laterano cadente. Di rilievo è anche la pala del primo altare laterale: un’Immacolata Concezione realizzata dal pittore reatino barocco allievo di Pietro da Cortona, Antonio Gherardi. Interessanti lacerti di affreschi si possono ammirare anche nell’attiguo convento.
E’ celebre il miracolo del Santo che ammansisce un lupo feroce. L’episodio, riferito dai Fioretti, avvenne presso la Chiesa di Santa Maria della Vittoria, che vanta origini ancora più antiche risalenti al IX secolo. Essa venne, infatti, edificata sul luogo dove gli eugubini avevano sconfitto i saraceni, riportando da questo successo il titolo di Vittorina. Fu la prima dimora fissa dei frati che la ottennero in uso dal Vescovo di allora, il Beato Villano. L’edificio duecentesco, una semplice struttura in pietra a capanna e ad una sola navata, fu trasformato nel corso del Cinquecento, epoca cui si datano le storie della Vita della Vergine di Virgilio Nucci, e bottega, che si dipanano sulle pareti interne.
All’abbazia sulla collina di Vallingegno, ad una dozzina di chilometri da Gubbio, sono, infine, legati molti fatti della vita di Francesco che vi cercò rifugio dopo essere stato aggredito dai ladroni. Dedicata a San Verecondo di Spissis, giovane cavaliere gallico convertitosi al cristianesimo e martirizzato nel VII secolo, l’imponente struttura benedettina, ricordata dalle fonti già nel Duecento, potrebbe essere stata, in epoca pagana, un tempietto dedicato al dio Genio, al quale si riferiscono alcune lapidi ora conservate nella grande chiesa.