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ELEZIONI

Guatemala, buone notizie per vita e famiglia

Le recenti elezioni presidenziali in Guatemala hanno regalato un Presidente e un Vice presidente apertamente schierati a favore della vita e della famiglia, fermi oppositori dell'ideologia Lgbti e dell'aborto. Per contro in Argentina la partita è ancora aperta ma è il presidente Macrì a dover uscire dall'ambiguità su questi temi. E la Chiesa dovrà giocare la partita fino in fondo.

Esteri 18_08_2019
Alejandro Giammattei

Nei giorni scorsi, 11 Agosto, il popolo del Guatemala ha eletto il suo prossimo Presidente che dal 2020 al 2024 governerà il paese, mentre il popolo argentino ha votato le primarie, che indentificano i candidati che si contenderanno la presidenza del paese nel prossimo ottobre. Buone notizie per vita e famiglia, in Guatemala entrambi gli eletti (Presidente Giammattei e Vice Presidente Castillo) sono apertamente pro vita e pro famiglia, fermi oppositori ad ideologia LGBTI e aborto e ogni loro possibile introduzione nel paese. In Argentina, il popolo della vita e della famiglia si trova a poter determinare l’elezione del prossimo presidente del paese, deve dimostrare ora di volerlo fare.

L'11 agosto, il popolo del Guatemala ha eletto Alejandro Giammattei del partito Vamos come nuovo Presidente del paese, un uomo che durante la sua campagna elettorale ha dichiarato più volte che avrebbe difeso il matrimonio tra un uomo e una donna e la vita del nascituro. Una gran vittoria che si aggiunge a quella di Bukele in El Salvador, oltre ai neo eletti presidenti  Bolsonaro in Brasile, Abdo in Paraguay e Duque in Colombia. Giammattei, 63 anni, ha vinto le elezioni al secondo turno con circa il 59% dei voti, contro il 40% approssimativo ottenuto da Sandra Torres, candidata dal partito dell'Unità Nazionale della Speranza (UNE), più aperturista sui temi dell’aborto e del matrimonio gay.

Il presidente eletto Giammattei, che sarà in carica sino al 2024, aveva già partecipato tre volte alle elezioni presidenziali, è un medico e usa le stampelle perché soffre di sclerosi multipla. In un'intervista all'ACI Prensa, Juan Diego Godoy, direttore della comunicazione dell'Associazione “La Familia Importa” (AFI), associazioni che si batte per la promozione di politiche famigliari e contro ogni malvagia influenza esterna al paese che vorrebbe imporre ideologia gender e matrimoni gay, ha affermato che "nel partito Vamos, entrambi gli eletti, Presidente e Vicepresidente, hanno confermato di essere contrari all’aborto ed invece a favore della vita dal concepimento, e in favore del matrimonio tra uomini e donne rispettando la nostra Costituzione del Guatemala”. 

Le uniche riserve vengono dalle dichiarazioni del neo eletto Presidente sulla introduzione della pena di morte per tutti coloro che fanno parte delle bande di trafficanti di droga, armi e persone che insanguinano il paese da anni.

Lo stesso Godoy ha anche affermato che il movimento pro famiglia ha fatto "un grande sforzo per compromettere" i candidati con le proposte favorevoli alle politiche famigliari e della vita. “Sia Alejandro Giammattei che gli altri candidati presidenziali hanno firmato la dichiarazione di vita e famiglia dell'AFI in questo giorno delle elezioni. In quella dichiarazione si sono impegnati con la vita dal concepimento alla morte naturale, alla difesa della famiglia, del matrimonio” e tutti hanno preso impegno per nominare persone coerenti con questi valori alle cariche istituzionali e giudiziarie del paese. Tra esse, le più sensibili sono quelle del “Segretariato delle donne, il Ministero degli affari esteri, il Ministero della sanità pubblica e il Ministero della pubblica istruzione”. Lo stesso Vice Presidente del partito Vamos Guillermo Castillo, ha sempre partecipato a tutte le iniziative delle organizzazioni pro vita e famiglia.

Rispetto al futuro, il leader di AFI ha assicurato che l’azione delle organizzazioni pro famiglia continueranno a lavorare con il governo e tutti i congressisti di ogni partito "nel miglior modo possibile", "essendo sempre una piattaforma di riferimento su questioni di vita, famiglia e libertà. Apriamo le porte a qualsiasi autorità, a qualunque partito o parlamentare che voglia allearsi con noi su questi temi o che solo desideri una consulenza, un chiarimento, un sostegno”.

Negli stessi giorni in cui il Guatemala votava il proprio Presidente, il popolo argentino votava le primarie per identificare i leaders che nel prossimo ottobre si contenderanno la carica di Presidente del paese. L’ex presidente Cristina Fernández Kirchner, sotto processo per molteplici reati di corruzione, abuso di potere, truffe ai danni dello Stato, ma contraria alle misure imposte dal FMI in seguito alla crisi economica provocata dai suoi Governi (2007-2015), ha raccolto una gran maggioranza dei consensi. Cristina Kirchner, vantava un felice rapporto con Papa Francesco, nonostante sia stata la protagonista della introduzione nel paese di tutte le misure pro gay e LGBTI. Giubilo della sinistra latino americana per questa vittoria, tutt’altro che definitiva, da parte di Maduro, Morales, Castro e Lula. 

Per contro, l’attuale Presidente Macrì, artefice dei piani di salvataggio e austerity del paese, è uscito sconfitto da questo primo round elettorale. Certo la sua ambiguità sul tema dell’aborto, depenalizzazione bocciata lo scorso anno, insieme a misure economiche troppo rigide, dopo anni di corruzione, sprechi e prebende, non gli ha giovato. Ora, per certo, mentre la Kirchner appoggia la piena legalizzazione dell’aborto, Macrì sarà chiamato a decidere con chiarezza da che parte schierarsi, oltre che promuovere misure economiche serie per gli argentini.

Certo a Macrì è chiaro il messaggio che lo scorso giovedì 8 agosto, tutti i movimenti della vita argentini gli hanno inviato, ben più di un milione di persone son scese nelle piazze delle più importanti città del paese per festeggiare l’anniversario della bocciatura dell’aborto e chiedere ai politici  seri impegni a favore della vita e della giustizia sociale per le famiglie. 
L’Argentina non merita un altro abisso, ma Macrì è sempre più artefice del suo destino, l’abolizione dell’IVA sui 14 prodotti di base per l’alimentazione famigliare è una buona partenza, ma non ascoltare la piazza della vita e della famiglia lo porterà alla sconfitta certa.

La Chiesa e i cittadini argentini hanno ora le idee chiare, sostenere Cristina Kirchner significa appoggiare la piena liberalizzazione dell’aborto, oltre che votare il paese ad una crisi senza fondo. Far pesare i propri voti e condizionare Macrì è l’unica via possibile per salvaguardare l’economia del paese, la giustizia sociale duratura e una reale politica a favore di vita e famiglia. Il tempo non manca, vediamo se esisterà la volontà di agire con determinazione.