Grillo torna in Tv, proprio quando è al governo
Polemica accesa per il programma di Rai2 C'è Grillo, una retrospettiva degli spettacoli del comico genovese. Nulla di male se fosse solo un programma dedicato alla storia della comicità. Il problema nasce dal momento che Grillo è ormai fondatore di una forza di governo. E le opposizioni si scatenano contro la gestione della Rai.
Era prevedibile che sollevasse un vespaio di polemiche. Forse è stata pensata diabolicamente proprio per questo, cioè per distogliere l’attenzione generale dalle altre tensioni che si agitano nel governo Conte. Fatto sta che nelle ultime ore si discute molto della decisione di Rai 2 di mandare in onda ieri sera uno speciale-revival dedicato a Beppe Grillo.
In una logica di rivalutazione della storia della comicità italiana ci può stare, non ci sarebbe da scandalizzarsi. Si tratta, infatti, della riproposizione di una raccolta dei pezzi di monologhi del comico genovese in 40 anni di carriera, nell’ambito di C’è, la serie di omaggi a personaggi rappresentativi dello spettacolo. Prima di Grillo c’era stato Adriano Celentano, prossimamente toccherà a Roberto Benigni. L’idea è del direttore di rete, Carlo Freccero. Ma l’iniziativa appare a dir poco fuori luogo e inopportuna. Anzitutto per i costi. Pare infatti che per l'utilizzo dei vecchi filmati trasmessi durante lo spettacolo C'è Grillo, la tv di Stato dovrebbe versare più di 30mila euro alla Marangoni Spettacoli, storica agenzia del comico genovese, per l'uso di alcune sue performance, datate nel tempo. Da viale Mazzini si precisa che «per il format di Rai2 C'è, così come per tutti i programmi simili, la Rai - al pari degli altri soggetti del sistema televisivo - versa il dovuto per la cessione in licenza dei diritti di diffusione televisiva. Tale corrispettivo viene destinato alla società titolare dei diritti dell'artista».
In secondo luogo perché Beppe Grillo è il fondatore del movimento che ha raccolto il maggior numero di consensi alle ultime elezioni politiche del 4 marzo e ora guida il governo insieme con la Lega di Matteo Salvini. E’ vero che si tratta di video datati, risalenti al periodo in cui Beppe Grillo non immaginava neppure lontanamente di voler dar vita a una forza politica. Tuttavia, l’imbarazzo non può non esserci, tanto più che si tratta della tv pubblica, pagata con i soldi di tutti gli italiani, anche di quelli che non hanno votato per il Movimento Cinque Stelle. Per anni proprio Grillo ha tuonato, peraltro giustamente, contro l’uso politico della Rai e la manipolazione che della programmazione della tv pubblica è stata ciclicamente fatta dalle forze di governo di volta in volta in carica. Ora l’accusa di servilismo nei confronti della Rai potrebbe essere ragionevolmente rivolta a chi la presiede e ha deciso di riesumare quei video.
Non a caso sono subito state veementi le reazioni delle opposizioni. «Uno speciale-revival su Grillo su RaiDue? Il servilismo malattia senile del comunismo», ha twittato il senatore Maurizio Gasparri, di Forza Italia. «Il nuovo regime giallo-verde ha trovato il suo nuovo cantore da valorizzare sul servizio pubblico: è Beppe Grillo. Non è lai Rai, è una specie di Istituto Luce», ha detto il capogruppo Pd a Palazzo Madama Andrea Marcucci. «Sono cose da Repubblica delle banane - ha dichiarato il deputato dem Roberto Morassut - ricordo a Grillo che 30 mila euro è lo stipendio annuo lordo di un impiegato comunale. Lui lo prende in una botta sola perché è un capo politico. Il ministro dell'Economia Tria, che è il principale azionista dell'azienda, deve spiegare». Davide Faraone, capogruppo dem in commissione Vigilanza, ha rincarato: «Faremo accesso agli atti per verificare quanto scrivono oggi organi di stampa, in riferimento al presunto compenso che la Rai vorrebbe pagare a Grillo per la messa in onda della trasmissione C’è Grillo su Rai 2. Pensare che i soldi del servizio pubblico siano utilizzati per pagare quello che ormai è a tutti gli effetti un leader politico mi sembra folle».
Sulla vicenda è intervenuto anche lo stesso direttore di Rai2, Carlo Freccero, smentendo condizionamenti politici su di lui: «Io mi occupo di audience - sottolinea il direttore di Rai2 - e porto risultati. Altro che politica. In pochi hanno notato che lavorando per la Rai ho spostato il programma su Grillo al lunedì per controprogrammare Celentano, nonostante sia un grandissimo estimatore e direi debitore di Adriano, perché mi ha regalato una della più belle avventure televisive della mia carriera che è stata Rockpolitik. Io devo far sopravvivere Rai2 anche di fronte alla programmazione dei mostri sacri della concorrenza. E non guardo in faccia a nessuno. Faccio il mio mestiere».
Ha provato a spegnere le polemiche il vicepremier e Ministro dell’Interno, Matteo Salvini: «Sono sicuro che li darà in beneficenza, non ha bisogno di quei 30mila euro Beppe Grillo». Ma l’episodio va certamente inserito nell’elenco degli innumerevoli scivoloni dell’era giallo-verde, con un utilizzo quanto meno improprio degli spazi di programmazione della tv pubblica da parte degli attuali governanti. Fosse accaduto all’epoca dei governi Berlusconi, il Cavaliere di Arcore sarebbe stato crocifisso in pubblica piazza.