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INTERVISTA

Gregg: «Sull'ambiente il Papa cerca il giusto equilibrio»

Il direttore dell'Acton Institute rilegge l'enciclica Laudato si': «Condanna dello sfruttamento della natura così come della sua adorazione. Papa Francesco si preoccupa della dimensione morale del rapporto fra l'uomo e l'ambiente. Ma in questo è lontano dal pensiero della maggioranza degli ecologisti».

Creato 20_06_2015
Samuel Gregg

Un’enciclica, tante sfide intellettuali. La Laudato Si' ha già creato un ampio dibattito, fra cattolici e non, una settimana prima che venisse ufficialmente pubblicata. Dopo la presentazione, la discussione sulle sue implicazioni, nell’ambientalismo e nell’economia di mercato, è destinata a crescere. Ne abbiamo serenamente parlato, a Grand Rapids, con il professor Samuel Gregg, direttore delle ricerche del think tank cattolico Acton Institute.

Professor Gregg, la prima sfida per un cattolico, quando si parla di ambiente, è il malthusianesimo, cioè la convinzione che l’umanità debba ridursi numericamente per non esaurire le risorse limitate. Come risponde Papa Francesco?
Il Papa scrive molto chiaramente che la crescita della popolazione non è un ostacolo allo sviluppo economico e non è causa diretta del degrado dell’ambiente. È interessante questo punto, perché è in perfetta continuità con ciò che la dottrina cattolica ha sempre sostenuto in merito ed è perfettamente contraria alle convinzioni della maggioranza assoluta degli ecologisti. Quasi tutti sono infatti, chi più e chi meno, favorevoli a una riduzione della popolazione mondiale, con tutti i mezzi che la legge consente. 

Secondo la maggioranza degli ambientalisti ogni uomo ha una sua impronta ecologica e questa va ridotta, riducendo l’attività umana. Come si pone la Laudato Si' di fronte a questa idea?
Papa Francesco espone una molteplicità di idee in merito. In un paragrafo sostiene che non possiamo lasciare l’ambiente così com’è e si appella alla creatività umana per la sua trasformazione. In un altro paragrafo, invece, dichiara che l’ambiente non può essere spietatamente sfruttato. Dunque, è un problema serio l’adorazione dell’ambiente come se fosse un nuovo dio, così come è un problema lo sfruttamento intensivo e irrispettoso del creato. Il giusto rapporto tra l’uomo e il creato si trova a metà strada fra questi due estremi. Il Papa specifica anche che l’essere umano abbia intrinsecamente più valore rispetto alle altre specie viventi. Non possiamo concepire piante e animali come titolari di diritti e dignità pari a quelli dell’uomo. E anche questo concetto, il Papa lo esprime chiaramente ed è perfettamente coerente con la tradizione cattolica, così come perfettamente contrario alle convinzioni di ecologisti e animalisti.

Un altro argomento molto caro agli ecologisti è il riscaldamento globale. Il Papa sembra assumerlo come un dato di fatto, o no?
Il Papa, nella prima sezione del documento, dedica un ampio spazio al riscaldamento globale. Pensa che sia un fenomeno reale e dipendente dall’attività dell’uomo, ritenendo che vi sia, in merito, un ampio consenso nella comunità scientifica. Allo stesso tempo, però, il Papa afferma che vi sia ancora spazio per chi contesta questa tesi, anche fra i cattolici che non giungono alle stesse conclusioni. Papa Francesco chiaramente crede nella teoria del riscaldamento globale, ma non dice che sei un cattivo cattolico se non ci credi, o che non hai diritto di non essere d’accordo. Anche perché l’autorità del Papa non si estende alle materie scientifiche e relativi dibattiti. Si può continuare ad essere scettici sul riscaldamento globale, non è materia di fede e morale.

Quale può essere l’impatto delle politiche contro il riscaldamento globale?
Credere nel riscaldamento globale, prima di tutto, implica un atteggiamento negativo nei confronti della crescita economica, che è immediatamente associata alla crescita delle emissioni di gas serra. Si tende a porre limiti, a stabilire quanto sia lecito crescere e questo atteggiamento crea non pochi problemi nelle relazioni fra il mondo industrializzato, già sviluppato, e quello che è ancora in via di sviluppo. Paesi che stanno uscendo dalla povertà, come la Cina e l’India, sono fortemente dipendenti dall’energia, per far girare la loro economia. Non vedono di buon occhio quei ricchi paesi europei che insegnano loro a ridurre l’uso dei combustibili fossili. Se vivessi in una nazione in via di sviluppo, il mio primo pensiero sarebbe: come posso uscire dalla miseria, non tanto come posso farlo senza inquinare. E non so se ci è chiaro, che un paese in via di sviluppo non potrebbe nemmeno convertire la sua produzione di energia nelle rinnovabili, che non sono neppure competitive allo stato attuale delle tecnologie. Al momento, se i paesi in via di sviluppo si mettessero a seguire pedissequamente le istruzioni e le raccomandazioni sulla riduzioni delle emissioni, dettate dall’Onu e da altre agenzie internazionali, decine di milioni di persone sprofonderebbero di nuovo nella povertà.

Un’altra sfida dell’ambientalismo, come abbiamo accennato prima, è quella sul fronte dei diritti degli animali. Il Papa afferma chiaramente la superiorità della persona umana, ma come affronta il tema del trattamento degli animali?
Secondo il cristianesimo e la legge naturale, gli animali non hanno diritti. Agli animali non sono riconosciuti diritti, perché non hanno doveri nei confronti di altri, non possono riconoscerli neppure, non hanno né una ragione, né sono dotati di libero arbitrio. Sono diversi e inferiori agli esseri umani. Parlare di diritti animali, dunque, è intellettualmente disonesto. Questo però non vuol dire che noi ci possiamo abbandonare ai peggiori maltrattamenti sugli animali, o che possiamo far loro tutto quello che ci passa per la mente. Non possiamo essere gratuitamente crudeli nei loro confronti, o sfruttarli oltre ogni limite ragionevole. Dunque, anche in questo caso il Papa ristabilisce l’equilibrio cristiano: gli animali non hanno diritti, ma noi abbiamo il dovere di rispettarli, per quanto possibile, perché essi fanno parte del creato di cui siamo custodi.

Viene sempre evidenziato il nesso fra ambiente e crescita economica, tuttavia non c’è un nesso così diretto ed evidente. Come si rapportano le due cose?
L’attività economica ha sempre un impatto sull’ambiente. Si trasforma un pezzo di natura in un manufatto o si lavora su ciò che è già stato trasformato. Quando scaviamo una miniera, trasformiamo un territorio intero. Quando costruiamo una casa usiamo pietre, legno e altro materiale attinti dall’ambiente naturale in cui viviamo. Anche le più semplici attività, dunque, provocano conseguenze sull’ambiente. L’aspetto positivo delle economie di libero mercato, è che esse rispondono anche a una domanda ambientalista. Ogni attività viene regolata in modo da avere un impatto ecologico sempre inferiore e le migliori tecnologie verdi sono prodotte soprattutto da compagnie private. Al contrario, lo Stato tende ad essere molto più irrispettoso dell’ambiente, proprio perché non risponde alla domanda di un pubblico che chiede il rispetto della natura. Lo Stato tende ad imporre regole per ridurre l’impatto ambientale, ma i migliori risultati li si ottiene con lo sviluppo di nuove tecnologie.

Papa Francesco, però, punta il dito soprattutto contro il profitto…
E questo, a mio avviso, è un punto debole dell’enciclica. Debole, perché il modo in cui viene descritta l’attività imprenditoriale è un po’ caricaturale. La ricerca del profitto è sicuramente una forza motrice essenziale, perché senza incentivi, senza la prospettiva di una crescita, tutti diverrebbero poveri. Ma solitamente l’imprenditore non si mette a fare impresa solo per il profitto. Quello è un mezzo non un fine. Semmai tende a fare utili per raggiungere altri obiettivi, per costruire qualcosa dove prima non esisteva nulla, per creare nuovi microchip, per curare la gente, per creare lavoro, per creare cultura, o anche solo per dar da mangiare alla sua famiglia. Gli imprenditori reali, in carne ed ossa, non sono quasi mai dei massimizzatori di profitto senz’anima e senza cuore. Quella è, appunto, la caricatura del libero mercato disegnata dai suoi nemici.

Il Papa è un ecologista?
Come tutti i cattolici, è un uomo che si preoccupa per l’ambiente e vede la dimensione morale del rapporto fra l’uomo e l’ambiente. Molto di ciò che sostiene, però, è contrario al pensiero della maggioranza degli ecologisti. È dunque un ecologista, nel senso ideologico del termine? No. Il Papa cerca solo di applicare l’insegnamento della Chiesa su come l’uomo deve rapportarsi con l’ambiente.