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DIRITTI VIOLATI

Green pass, centinaia di avvocati dicono no

Iniziative, “scioperi della fame”, tentativi di dialogo con le istituzioni e anche almeno una denuncia formale verso il Governo, presentata a organi nazionali e internazionali. Nelle ultime settimane è cresciuta la mobilitazione degli avvocati, riunitisi a centinaia in vari nuovi gruppi, a difesa dei diritti (violati) di milioni di italiani.   

Attualità 23_02_2022

Gli avvocati sono più in fermento che mai, per una situazione generale di grave privazione dei diritti e delle libertà fondamentali, che oltre a discriminare chi non ha iniziato o completato il ciclo vaccinale anti-Covid danneggia tutti gli italiani. Una privazione che appare tanto più ingiustificata e sproporzionata oggi, sia per le evidenze sui limiti dei vaccini (per durata, sicurezza ed efficacia) sia per il miglioramento del quadro epidemiologico e dei vari indicatori sanitari. Si badi bene: non si tratta di avvocati «no vax», ma di giuristi di varia sensibilità accomunati dalla volontà di tutelare lo Stato di diritto.

Nelle ultime settimane si è registrato tutto un fiorire di gruppi, iniziative, tentativi di dialogo con le forze politiche e le istituzioni, italiane e internazionali. E c’è chi ha pure formalizzato una denuncia per l’operato del Governo. Il Decreto-legge 1 del 7 gennaio 2022 - che ha introdotto l’obbligo vaccinale per gli over 50 e imposto il green pass perfino per accedere ai pubblici uffici, palazzi di giustizia compresi - ha avuto, nel senso sopra esposto, un effetto catalizzatore. Già prima molti agivano, sì, ma spesso singolarmente; l’ulteriore giro di vite governativo ha invece spinto centinaia e centinaia di avvocati a unirsi in gruppi per coordinare le proprie azioni e cercare così di proteggere, con maggior forza, non solo la propria categoria - che pure è indispensabile per garantire il diritto alla difesa - bensì l’insieme dei diritti, violati, di milioni di cittadini.

Tra le iniziative, c'è quella di 25 legali che si sono rivolti al Garante della privacy; e l’esposto-denuncia contro il Governo Draghi sottoscritto da 101 avvocati, predisposto con l’Associazione ContiamoCi e indirizzato alle Procure, alla Corte Costituzionale, alla Commissione Europea, alla Corte di Giustizia dell’Ue, al Consiglio d’Europa e all’Onu (nonché ai militari, alle forze di polizia e a tutti i cittadini italiani) per chiedere a ognuno di avviare, per quanto di sua competenza, «le azioni necessarie a ripristinare lo Stato di Diritto nella Repubblica Italiana». L’esposto, una trentina di pagine, ripercorre i principali passaggi normativi che hanno compresso le libertà fondamentali, in particolare dall’aprile 2021 in poi, cioè dall’obbligo vaccinale per i sanitari a quello per gli over 50, il tutto in uno stato di dichiarata emergenza che ha superato il limite dei 24 mesi previsto dalla legge.

Riportando riferimenti normativi e giurisprudenziali, dati ufficiali e dichiarazioni di esponenti del Governo, i 101 giuristi denunciano cinque macro-violazioni: I) l’usurpazione di poteri costituzionali riservati ad altro organo dello Stato, con l’abuso della decretazione d’urgenza che ha visto l’esecutivo sostituirsi al Parlamento; II) il procurato allarme, con tanto di informazioni false e istigazione all’odio sociale verso i non vaccinati; III) l’attentato alla Costituzione e il sovvertimento dell’ordine democratico, in relazione all’articolo 3 (divieto di discriminazione), art. 4 (diritto al lavoro), 13 (libertà personale), 16 (libertà di circolazione), 24 (diritto di difesa), 32 (diritto alla salute e divieto di trattamento sanitario obbligatorio in violazione del rispetto della persona), 33 e 34 (diritto allo studio), 35 (tutela del lavoro), 38 (assistenza per cittadini sprovvisti dei mezzi necessari) e 107 (inamovibilità dei magistrati); IV) la violazione del superiore diritto europeo; V) l’abuso d’ufficio.

Davanti al ripetuto calpestamento dei diritti fondamentali, tra cui appunto quello al lavoro, alcuni avvocati stanno anche osservando una forma di digiuno. Tra loro l’avvocato Lucio Fonti Castelbonesi, 54 anni, tra i firmatari dell’esposto di cui sopra, che dal 15 febbraio assume «solo acqua con un pizzico di sale e mezzo limone», come riferisce alla Nuova Bussola, spiegando di aver ricevuto la solidarietà di diversi colleghi, vaccinati e non vaccinati, ma non dell’Ordine. Uno «sciopero della fame», come lo chiama, a oltranza, che intende proseguire fino a quando la salute glielo permetterà, per testimoniare la gravità del comportamento di governanti, i quali, «impedendo di lavorare a chi non ha il green pass rafforzato, hanno minato le fondamenta della Repubblica, che secondo la Costituzione è fondata sul lavoro. Hanno sostanzialmente introdotto la pena di morte per affamamento per i “dissidenti politici” e le loro famiglie, perché alla logica non si sfugge: se non lavori, non ti puoi sostentare e, prima o poi, non potrai mangiare». Secondo l’avvocato Fonti «nessuno può impadronirsi della nostra libertà, che ci viene dal diritto naturale e dall’essere figli di Dio, e rilasciarcela poi sulla base di una tessera».

Scioperi della fame sono stati annunciati fin da fine gennaio anche da avvocati dell’Unione per le Libertà Fondamentali (Ulf): «C’è chi l’ha fatto per 5 giorni, chi per 8-10, a libera scelta, anche con delle staffette tra di noi», spiegano alla Bussola due legali del gruppo, che chiedono di rimanere anonimi anche per non danneggiare i propri assistiti. L’Ulf riunisce già «200 avvocati, di 50 diversi fori d’Italia più una decina di associazioni che comprendono molti altri legali». Oltre a rivolgersi al Consiglio d’Europa, delegati dell’Ulf hanno incontrato i gruppi parlamentari e presentato una ventina di istanze in altrettante Prefetture per chiedere al Governo di non porre la fiducia per la conversione del DL 1/2022 (da ieri in aula, alla Camera). Perché «di fronte a una tale compressione di libertà fondamentali non si può prescindere da un ampio dibattito parlamentare. Se verrà posta la fiducia [com'è poi successo, ndr], e sarebbe la 40^ volta, il Parlamento non potrà emendare il testo, quando invece dovrebbe adeguare le misure alla situazione sanitaria di oggi, perché i dati non sono più quelli di due anni fa né quelli di due mesi fa quando è stato fatto il decreto. Noi non siamo contro i vaccini, ma giuristi che difendono le libertà e vogliono riportare il dibattito entro i confini dei diritti fondamentali. Tra i nostri assistiti abbiamo persone che hanno difficoltà ad andare avanti tutti i giorni perché hanno una morte sociale, civile, non possono lavorare, non possono prendere un mezzo pubblico, ecc. Senza dimenticare la discriminazione verso i bambini».

Un impegno ad ampio raggio, dunque, come pure quello del neonato “Gruppo 15 febbraio e oltre”, sorto a seguito della manifestazione spontanea di otto giorni fa davanti al foro di Milano. Si tratta già di 70 avvocati, convinti di dover levare la loro voce a difesa dei diritti costituzionali. A far parte del gruppo anche l’avvocato Mirella Manera, secondo cui «la gestione del Covid-19 sta sempre più disvelando la volontà di introdurre un capitalismo di controllo nel quale le persone possono accedere ai diritti solo se in possesso di un certificato di conformità, che oggi riguarda la salute ma domani ben potrebbe avere ad oggetto altre tematiche, come quella cosiddetta “green”». Il tutto giustificato in nome dell’emergenza, «protratta oltremodo» e che «ha di fatto attenuato, fino quasi ad annullarlo, il funzionamento della nostra democrazia».