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LA TESTIMONIANZA

«Grazie a don Max ho ritrovato la fede»

La testimonianza di un responsabile del movimento fondato da don Massimiliano Pusceddu, Apostoli di Maria, racconta chi è davvero il sacerdote finito nel tritacarne mediatico.

Ecclesia 24_06_2016
Apostoli di Maria

Mi chiamo Andrea Joseph Di Roma, ho 37 anni, sposato e due figli piccoli. Sono un responsabile del Nord Italia dei gruppi di preghiera del Movimento Apostoli di Maria. Come spesso accade, la conversione al Vangelo di Gesù Cristo passa attraverso l’incontro con una persona, e per me è avvenuto casualmente nel lontano 2005 quando fui invitato a un incontro di preghiera presieduto da don Massimiliano Pusceddu. 

Nonostante il mio profondo scetticismo verso la fede, andai a quell’incontro. Forse per curiosità. Ricevetti una forte grazia durante una preghiera di guarigione e, successivamente, cominciai un cammino di preghiera sotto la direzione spirituale di don Massimiliano formando il gruppo di preghiera del Rosario (Stella di Maria), attraverso il quale si prega nelle case settimanalmente. Sono tornato a frequentare i Sacramenti, che disertavo ormai da anni.
Posso affermare che la vera svolta della mia vita è stata quella di uscire da una vita di peccati, strascico di una Milano di fine Novecento, di una generazione di trasgressivi e drogati, dove tutto è sdoganato e nulla è proibito, dove regna il nichilismo e il relativismo più spietato, per essere invece libero nell’obbedienza alle leggi di Dio. La conversione è una battaglia che dura fino all’ultimo istante e avviene dentro di noi.

Mi sento in dovere di esprimermi apertamente in merito alla bufera mediatica che lo coinvolge in queste ultime settimane a causa dell’omelia sulle unioni civili, nella quale don Pusceddu ha citato la Lettera di San Paolo ai Romani. 

Trovo vergognoso l’uso scorretto che si è fatto del concetto “meritare la morte” da parte di numerosi siti e giornali: ricordiamo ancora una volta che una cosa è dire che “i gay devono morire” (concetto che incita alla pena capitale o morte fisica), una cosa invece è dire che “gli atti contro natura meritano la morte (spirituale)”, concetto basilare della Dottrina della Chiesa!

L’espediente retorico che falsifica le intenzioni di San Paolo, e di Don Massimiliano che lo ha citato, ha causato la persecuzione che ne deriva: la vergognosa petizione promossa da Aleksandra Matikj (clicca qui), che da un lato cita e sostiene Papa Francesco nel suo profilo Facebook e contemporaneamente il gay pride di Genova – non so come si possano conciliare le due cose -,  e la denuncia senza fondamento dell’avvocato Cathy La Torre (clicca qui, per associazione a delinquere e istigazione all’odio.

Togliendo, però, la questione del titolo ingannevole, qui ci troviamo davanti a un paradosso senza precedenti, nel quale don Massimiliano Pusceddu è vittima di una società che ha perso completamente la bussola, una società che ripudia Dio dal più profondo dell’animo.

Per chi ricorda i principali fondamenti del Catechismo della Chiesa Cattolica, una delle opere di Misericordia Spirituale è ammonire i peccatori. Non ha forse fatto questo, invitando nella sua omelia alla conversione dai peccati contro natura, il Sacerdote?
Non è forse il compito più importante della Chiesa Cattolica quello di predicare la salvezza delle anime e la conversione?

In un momento storico come questo, dopo l’approvazione della legge sulle Unioni Civili, che pone un nuovo tassello allo sdoganamento della perversione e alla morte della vera famiglia, don Massimiliano ha avuto il Santo coraggio di ricordare ai fedeli che il peccato contro natura è mortale. Quindi, se non confessato, porta alla dannazione. Non sono queste, senza dubbio, basilari verità di Fede?

 

Io, in quanto fedele, vorrei che mons. Miglio, raccogliesse la mia sofferenza, per la discriminazione che viene fatta verso San Paolo Apostolo, la discriminazione verso i cristiani, verso le leggi di Dio, verso la legge naturale sulla famiglia, verso i bambini che vedranno il gay pride di Cagliari, con le sue scene immorali, e verso tutti coloro che come me, davanti alle dichiarazioni del Vescovo, si sentono orfani di una Chiesa che sembra dimenticare la sua missione principale: predicare la salvezza dai peccati.

La verità viene in questo modo annebbiata con falsi concetti di misericordia, con il falso concetto del “non giudicare” di Gesù Cristo – che, al contrario, invita i suoi alla predicazione e all’ammonimento. Di una cosa sono certo, ed è il segno che Cristo ha predetto ai suoi: “hanno odiato me, odieranno voi”. Tutti i veri profeti di Dio, alla fine, vengono trattati a pesci in faccia. Bibbia docet. 

Per chi lo conosce da vicino, soprattutto in Sardegna, sa quanto don Massimiliano si sia speso anima e corpo per la cura delle anime, nel suo ministero di parroco, di esorcista, di prete dedito alla predicazione, durante i suoi incontri al palazzetto dello Sport di Cagliari con quattromila persone presenti, e ora invece condannato al silenzio. Per aver letto San Paolo.