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Rifugiati, nel 2017 solo 7.000 richieste di asilo

Gran Bretagna, un progetto per una immigrazione sostenibile

Una immigrazione sostenibile e tempi di attesa ridotti per i richiedenti asilo e permesso di soggiorno sono gli obiettivi della Gran Bretagna uscita dall’Unione Europea

 

Migrazioni 29_03_2018

Il ministro dell’interno britannico Amber Rudd, parlando al Parlamento il 28 marzo, ha affermato che portare l’immigrazione a livelli sostenibili è un obiettivo difficile, ma raggiungibile. Interrogata nel merito, ha risposto di non condividere il progetto governativo di lungo periodo mirante a ridurre al di sotto delle 100.000 unità l’immigrazione. La sua intenzione è portarla a livelli sostenibili: “È senza dubbio una sfida difficile, ma ci sono molti modi per ridurre l’afflusso degli immigrati e ce ne saranno di più quando saremo fuori dall’Europa e il governo avrà più mezzi per riuscirci”. Il ministro della giustizia David Gauke il giorno prima aveva riferito sul problema dei tempi d’attesa dei richiedenti asilo e permesso di soggiorno che, nell’arco di un anno, sono aumentati del 45%, passando in media dalle 31 settimane del 2016 alle 52 del 2017, e questo nonostante la notevole diminuzione del numero di richieste depositate, crollato dalle 25.000 del 2014 alle 7.000 del 2017. Il ministro Gauke ha spiegato che l’incremento registrato è dovuto al carico di lavoro straordinario necessario a chiudere numerosi vecchi casi che ha consentito di ridurre le richieste pendenti dalle 64.800 del giugno 2016 alle 36.100 del dicembre 2017. Sta di fatto – replicano gli attivisti – che i lunghi tempi di attesa lasciano vulnerabili individui e famiglie, alle prese con prolungati periodi di incertezza, e possono avere un impatto negativo sulla salute e il benessere dei richiedenti asilo in fuga da guerre e persecuzione. Le udienze possono essere rinviate più volte e questo causa grande ansia in chi attende di conoscere la propria sorte. L’attesa è particolarmente ingiusta, secondo Colin Yeo, noto avvocato, nel caso di chi desidera ricongiungersi con dei famigliari già residenti in Gran Bretagna, tanto più che le richieste hanno esito positivo nel 50% dei casi.