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GIALLO-VERDI

Governo senza opposizioni... a parte Ue, Inps e imprese

Sembrava un governo fragile, invece Lega e M5S non hanno più serie opposizioni nel Parlamento. L'azione delle minoranze, come Pd e Forza Italia è finora impalpabile. Mentre sono forti le opposizioni fuori dal Parlamento: l'Ue contro il ministro Salvini e il mondo delle imprese (piccole e grandi) contro Di Maio per il suo Decreto Dignità.

Politica 21_07_2018
Di Maio e il premier Conte

Le travagliate trattative per la formazione del governo Conte lasciavano presagire una navigazione tempestosa per l’esecutivo. I partiti esclusi dal patto di governo sembravano affilare le armi per fare un’opposizione dura e senza esclusione di colpi, al fine di rendere ancora più impervio il percorso di governabilità giallo-verde.

A distanza di quasi due mesi dal battesimo del governo Conte, si può tranquillamente dire che l’opposizione all’esecutivo è alquanto anomala e sembra trovare i suoi centri di irradiazione fuori dalla politica e fuori dall’Italia. Chi sono oggi i principali nemici di Matteo Salvini e Luigi Di Maio? Il primo è certamente inviso a molti partner europei per le sue posizioni nette sul tema migranti, e al Quirinale, che in un paio di occasioni si è smarcato dalle decisioni assunte dal Ministro dell’Interno. Il leader pentastellato, invece, proprio per il suo duplice e delicato ruolo di Ministro dello sviluppo economico e Ministro del lavoro, sta incontrano crescenti ostacoli nell’interlocuzione con il mondo imprenditoriale e con i principali soggetti che si occupano di lavoro, in primis l’Istituto nazionale di previdenza sociale (Inps).

Gli industriali, non solo Confindustria ma anche le associazioni delle piccole e medie imprese, e quelle degli artigiani e dei commercianti, che pure in campagna elettorale erano state rassicurate dall’attuale ministro circa la volontà dei Cinque Stelle di rilanciare l’occupazione attraverso la riduzione del costo del lavoro, ora puntano i piedi sul Decreto Dignità, che reputano una misura depressiva e penalizzante per la libertà di iniziativa economica. Il Presidente di Confindustria è stato molto chiaro sul punto, senza rinunciare, però, al dialogo con il governo, nel tentativo di smussare taluni punti di quel decreto considerati indigeribili, soprattutto in materia di causale per i contratti a termine.

Non meno aspra la polemica tra il Ministro Di Maio e il presidente dell’Inps, Tito Boeri, accusato dal primo di remare contro e di boicottare il Decreto Dignità e lo sviluppo delle imprese, soltanto per finalità di natura politica. Il calcolo in base al quale quel testo di legge farebbe perdere 8000 posti di lavoro all’anno, diffuso dall’Inps, in realtà sarebbe frutto di stime compiute dal Ministero dell’Economia. Dunque esiste il fondato sospetto che non ci sia sintonia tra gli stessi Ministri dell’attuale governo. Ipotesi che peraltro trova conferma nel braccio di ferro in atto tra il Ministro dell’Economia, Giovanni Tria, e il duo Salvini-Di Maio per ciò che riguarda le nomine in Cassa depositi e prestiti, ancora bloccate per il gioco dei veti incrociati. La poltrona di Boeri scotta, il Ministro Salvini ha invocato senza troppi giri di parole le sue dimissioni, mentre Di Maio ha solo fatto intendere che alla scadenza di febbraio 2019 Boeri non sarà riconfermato, per evidente inconciliabilità tra la sua linea e quella governativa.

Altro avversario dell’attuale esecutivo, dopo Confindustria, piccole e medie imprese, commercianti, artigiani, sembra essere la magistratura. Dopo l’inchiesta sui fondi della Lega, che rimane una mina vagante sul futuro di quella forza politica, è arrivato l’avviso di garanzia nei confronti dell’attuale Ministro degli Affari Europei, Paolo Savona, accusato di usura bancaria nell’inchiesta relativa alla realizzazione di parchi eolici in Molise, Puglia e Campania. I fatti contestati a Savona dalla Procura di Campobasso risalgono all’epoca in cui l’attuale Ministro era ai vertici di Banca di Roma, poi Unicredit. Questa crescente “attenzione” di certe toghe verso esponenti del governo o dei partiti che lo compongono che effetti avrà sul giustizialismo sin qui praticato dai Cinque Stelle? Forse finirà per acuire le distanze con la Lega, fino a far prevalere, nel mondo pentastellato, la visione più filo-sinistra incarnata dall’attuale Presidente della Camera, Roberto Fico. Ma per ora sono solo avvisaglie.

Impalpabile, invece, l’opposizione dei partiti che hanno perso le elezioni, dal Pd a Forza Italia, senza escludere Fratelli d’Italia e Liberi e Uguali. Alcuni di loro si sono accontentati del classico “piatto di lenticchie” nella partita delle nomine dei vertici e dei componenti delle commissioni parlamentari, o in quelle per la Rai. Se ne guardano bene, infatti, dall’attaccare con particolare veemenza l’esecutivo, in quanto sarebbero i primi a fare le spese di un’eventuale dissoluzione dell’attuale quadro politico. Entrambi i principali partiti di opposizione, Pd e Forza Italia, hanno bisogno di molto  tempo per ricostruirsi e tornare competitivi. In caso di elezioni politiche l’anno prossimo, ben difficilmente potrebbero risalire la china, anzi rischierebbero di perdere ulteriore terreno a vantaggio di Lega e Cinque Stelle, ancora accreditati di percentuali molto elevate (circa il 30% ciascuno) dagli ultimi sondaggi.