Governo nella bufera, urge guida più affidabile
Le numerose e roboanti uscite del premier in un momento in cui la gente chiederebbe soltanto notizie certe sulla pandemia hanno spinto il presidente Mattarella ad intervenire in prima persona, per farsi sentire vicino agli italiani. Il governo è sempre più spaccato sulle misure da adottare. I ceti più produttivi invocano un cambio.
IL VOLTO BARBARO DELL'EUROPA di Luca Volontè
Le numerose e roboanti uscite del premier in un momento in cui la gente chiederebbe soltanto notizie certe sulla pandemia e sui rimedi economici per evitare il disastro, non sono evidentemente piaciute al Quirinale, che due giorni fa ha preferito far sentire la sua voce.
Sergio Mattarella non è mai apparso un cuor di leone e ha quasi sempre lasciato campo libero alla dialettica tra i partiti, ma negli ultimi mesi ha dimostrato di mal tollerare il protagonismo soverchiante di Giuseppe Conte. E dopo il discorso di quest’ultimo alla Camera e al Senato, ha pensato bene di dire la sua e di riaffermare il suo ruolo. E’ vero che in una Repubblica parlamentare come la nostra il Capo dello Stato dovrebbe assumere una veste puramente notarile ed essere un semplice garante dell’equilibrio tra i poteri, ma in una fase delicata come quella che stiamo vivendo è giusto che anche Mattarella faccia percepire la sua vicinanza al popolo italiano.
Nel suo discorso di venerdì sera l’inquilino del Quirinale ha richiamato il valore dell’unità tra le forze politiche e della coesione nazionale contro le spinte centrifughe e contro l’atteggiamento a tratti ostile e comunque mai pienamente solidale mostrato dall’Europa nei confronti del nostro Paese. Se il giorno prima il Presidente del Consiglio aveva alzato il prezzo con i partner europei, minacciando che l’Italia avrebbe fatto da sola in mancanza di serie iniziative (Eurobond?) per combattere la recessione in arrivo, Mattarella ha voluto far capire agli italiani che la vera cabina di regia è la Presidenza della Repubblica e non Palazzo Chigi. Tanto più dopo l’esternazione di Mario Draghi sul Financial Times, che sta scuotendo i già precari equilibri tra le forze che sorreggono l’attuale esecutivo. Sono in molti a pensare che l’uscita dell’ex Presidente della Banca centrale europea sia stata ispirata da Mattarella o comunque concordata con il Quirinale, proprio al fine di restituire all’Italia un’autorevolezza in sede europea che negli ultimi mesi sembra evaporata. E Conte ha sentito franare la terra sotto i suoi piedi ed è per questo che alla riunione in videoconferenza di due giorni fa con i partner europei ha alzato volutamente i toni dello scontro. E ieri ha tentato di riprendersi la scena con l’ennesima conferenza stampa, sia pure dedicata agli aggiornamenti sull’emergenza Coronavirus.
Il Presidente del Consiglio che, forte dei sondaggi sul suo gradimento presso l’opinione pubblica, si sentiva già un uomo solo al comando, ora capisce che in Europa non può contare su alcuna sponda, al di là delle dichiarazioni di facciata del francese Macron. E in Italia ha tanti avversari, a cominciare dal Ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri. Il governo è allo sbando, viste anche le liti tra altri ministri, in particolare tra il ministro degli esteri, Luigi Di Maio e quello della difesa, Lorenzo Guerini, in disaccordo sulle strategie di politica estera e militare e su tanto altro.
Nel frattempo, la curva dell’emergenza sanitaria sembra rallentare, ma si impenna quella dell’emergenza sociale, con le prime scene di gente disperata che tenta di rubare cibo perché non ha più liquidità da spendere. Viminale e 007 lanciano l’allarme e mettono sotto scorta i supermercati. I nodi stanno lentamente venendo al pettine. Le mascherine non ci sono ancora per tutti e intanto si profila il prolungamento dei divieti assoluti per altri 15 giorni a partire dal 3 aprile, data di scadenza di quelli in vigore. Per ora i primi 25 miliardi stanziati per far fronte alla crisi sono rimasti nei proclami ufficiali del governo. La burocrazia di Inps e Consip li ha di fatto bloccati. Nel frattempo le tensioni sociali salgono e Pd e Cinque Stelle litigano anche sulle ricette ulteriori da mettere in campo per frenare la montante disperazione sociale.
Il Ministro per il sud, il pentastellato Giuseppe Provenzano, propone di estendere il reddito di cittadinanza ad altre fasce di popolazione, proprio per impedire che si alimentino nuove sacche di povertà. Invece il Pd si dice contrario a sussidi troppo assistenzialistici e punta a misure per la crescita in grado di imprimere subito un’inversione di tendenza alla crisi. Nel frattempo ieri il premier ha annunciato buoni spesa e derrate alimentari per le famiglie più in difficoltà. Il Governo ha stanziato 400 milioni di euro, che si vanno ad aggiungere ai 4 miliardi e 300 milioni di anticipo sul fondo di solidarietà comunale che verranno erogati in tempi strettissimi. Ma c’è da scommettere che si scateneranno subito gelosie e tensioni sulle modalità di assegnazione di queste cifre, anche perché tutto sarà affidato ai singoli comuni.
Nel frattempo la debolezza dell’esecutivo genera sfiducia tra gli imprenditori e nei ceti produttivi, che chiedono a gran voce una guida più affidabile per la nave italiana nel mare in tempesta. C’è da sperare che non arrivi troppo tardi.