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Organizzazione internazionale del lavoro

Global warming e stress termico

Un rapporto dell’Ilo sulla base di proiezioni che presuppongono un aumento costante di origine antropica della temperatura sulla Terra fornisce indicazioni per combattere il conseguente stress termico

Svipop 16_07_2019

Lo stress termico prodotto dal global warming determinerà entro il 2030 la perdita a livello mondiale di 2.400 miliardi di dollari, di 80 milioni di posti di lavoro e del 2,2% delle ore lavorative. Lo afferma un rapporto pubblicato il 1° luglio 2019 dall’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo, l’acronimo inglese), una agenzia delle Nazioni Unite. Il rapporto si intitola “Lavorare in un pianeta più caldo. L’impatto dello stress termico sulla produttività lavorativa e sul lavoro dignitoso. Lo stress termico, spiega l’Ilo, si verifica a temperature superiori a 35 gradi centigradi e in presenza di forte umidità. Fa male alla salute e riduce la produttività e l’efficienza sul lavoro. Le stime così precise dell’Ilo sono il risultato di proiezioni basate sull’ipotesi che la temperatura aumenti di 1,5 gradi entro la fine del 21° secolo e sulle tendenze della forza lavoro. Sono però – avverte l’Ilo – stime prudenti perché presuppongono che l’aumento della temperatura non superi gli 1,5 gradi e che i lavori agricoli e nelle costruzioni siano svolti all’ombra perché nei paesi tropicali è nuvolo nel 40% delle giornate e perché si tratta di attività che almeno in parte possono essere svolte nelle ore meno calde. Se invece si parte dall’ipotesi che questi lavori vengano fatti sotto il sole, allora la perdita in ore di lavoro sale al 3,8%. Se poi l’aumento della temperatura dovesse continuare a salire anche dopo il 2030, il calo di produttività sarebbe molto maggiore. Secondo l’Ilo l’impatto dello stress termico non sarà distribuito in maniera uniforme, ma si farà sentire soprattutto nell’Asia Meridionale e nell’Africa Occidentale dove si perderà circa il 5% delle ore lavorative. I settori più colpiti saranno quello agricolo e delle costruzioni che perderanno rispettivamente il 60% e il 19% delle ore lavorative. Lo stress termico inoltre amplierà le disuguaglianze e moltiplicherà il numero degli emigranti. Per rimediare, per contenere i danni, l’Onu chiede ai governi di moltiplicare gli investimenti per sviluppare e attuare politiche capaci di combattere lo stress termico e proteggere i lavoratori... tutto questo sulla base di proiezioni che partono da alcune ipotesi non confermate.