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Svipop
a cura di Riccardo Cascioli
Global warming

Gli Stati Uniti lasciano l’Accordo di Parigi

Gli Stati Uniti non devono assumersi l’onere di ingenti perdite economiche in nome di una congettura quale è il global warming antropico e pertanto revocano l’adesione all’Accordo di Parigi

Svipop 05_11_2019

L’accordo di Parigi del 2105 impegna i 188 paesi che lo hanno sottoscritto a far sì che l’aumento della temperatura sulla Terra nei prossimi anni sia inferiore a 2 gradi rispetto all’epoca preindustriale, meglio 1,5 gradi. Per gli Stati Uniti rispettarlo comporterebbe la perdita di 6,5 milioni di posti di lavoro e di 3 trilioni di dollari in mancata produzione economica. Dal momento che il cambiamento climatico di origine antropica è una congettura non confermata, gli Stati Uniti hanno deciso di revocare l’adesione all’accordo. Il presidente Donald Trump ne aveva fatto uno dei punti della sua campagna elettorale e adesso mantiene la promessa. Aveva già annunciato la revoca nel 2017, ma, in base a un regolamento delle Nazioni Unite, gli Usa non potevano uscire dall’accordo prima del 4 novembre 2019 ed è in quella data che è stata avviata la procedura notificando la decisione all’Onu. Nel darne notizia il segretario di stato Usa Mike Pompeo ha detto che l’accordo imponeva al suo paese un “onere economico iniquo”. Al suo posto, ha aggiunto, gli Stati Uniti seguiranno un “modello realistico e pragmatico”, usando “tutte le risorse energetiche e tecnologiche in modo pulito ed efficiente”. Il presidente Trump considera i piani di risanamento ambientale del suo predecessore, Barack Obama, una guerra all’energia americana e ritiene che l’Accordo di Parigi dia alla Cina e agli altri paesi che più inquinano un vantaggio ingiusto sugli Stati Uniti, consentendo loro di continuare ad aumentare le emissioni inquinanti. L’Accordo di Parigi prevede inoltre che tra il 2050 e il 2100 la quantità di emissioni di gas serra derivante dalle attività umane scenda al livello di quanto alberi, terra e oceani possono assorbire; che ogni cinque anni venga rivisto il contributo di ogni stato al taglio delle emissioni per accertarsi che rispondano alla sfida; che i paesi ricchi aiutino quelli poveri finanziandoli affinché possano far fronte al cambiamento climatico e compiano la transizione verso energie rinnovabili.