Gli Stati generali delle banalità
Il Forum delle Famiglie ha convocato gli "Stati generali della natalità" per affrontare il grave problema della denatalità in Italia, ma è una inutile parata di politici che rappresentano forze politiche e culturali responsabili del crollo delle nascite. E i temi veri che stanno alla radice del problema - crisi della famiglia, cultura della contraccezione, aborto - non sono neanche presi in considerazione.
È stata chiamata molto pomposamente “Stati generali della natalità”, ma quella che si svolge oggi a Roma, organizzata dal Forum delle Famiglie, appare più che altro una parata di stelle e stelline che – a parte il presidente dell’Istat Giancarlo Blangiardo – sul gravissimo problema della denatalità in Italia hanno ben poco da dire. Né il saluto iniziale di papa Francesco può avere la forza di cambiare il senso di una manifestazione che sembra costruita apposta per la promozione di chi l’ha organizzata. A parte la presenza di imprenditori e personaggi dello sport e dello spettacolo, che sono lì a spiegare quanto sia bello avere i figli e quanto sia importante per far funzionare l’economia, spicca la presenza di politici che rappresentano le forze politiche e culturali che hanno gravi responsabilità per il crollo demografico italiano.
Se le nascite in Italia in 50 anni sono passate dalle 900mila di inizio anni ’70 alle 404mila del 2020 e subiranno un ulteriore calo nei prossimi anni, non lo si deve certamente al caso. C’è stato anzitutto un forte processo di secolarizzazione che intanto si traduce automaticamente in una perdita del senso del futuro e in una minore apertura alla vita. E qui anzitutto la Chiesa è chiamata a interrogarsi, ed è grave che un Forum di associazioni familiari che fa direttamente capo alla Conferenza Episcopale Italiana neanche si ponga il problema.
Ma di pari passo è cresciuta una mentalità individualista, la cultura della contraccezione, l’aborto, la disgregazione e la penalizzazione della famiglia, che sono i principali motivi della denatalità. Tutti temi che rimangono accuratamente fuori dalla kermesse odierna. Non solo, sono chiamati a pontificare sul tema personaggi politici - da Nicola Zingaretti ai ministri Patrizio Bianchi ed Elena Bonetti - che non solo su contraccezione e aborto non hanno nulla da obiettare (anzi, guai neanche a metterli in discussione) ma addirittura sono pronti a votare una legge che renderà reato soltanto invocare la famiglia naturale. Non più tardi di due settimane fa, il rapporto dell’Istat sui dati del 2020, analizzando l’ulteriore, forte, contrazione di nascite prevista per il 2021 faceva notare che c’è «uno stretto legame tra matrimonio e le intenzioni riproduttive nel breve periodo». E quindi il drastico calo di matrimoni nel 2020 a causa del lockdown (97mila, il 48% in meno rispetto al 2019) avrà effetti drammatici sulla natalità.
Eppure a fare un bel discorsetto sul tema arriva il presidente del Consiglio Mario Draghi che non più tardi di due giorni fa ha riconfermato la politica del lockdown ad oltranza e si è rivolto in modo paternalistico alle giovani coppie che intendono sposarsi invitandole ad attendere (a meno che siano disposte a celebrare il matrimonio in forma privata).
Del resto, malgrado sia il Forum delle Famiglie a organizzare l’evento, in tutti i documenti di lancio dell’iniziativa neanche si accenna alla famiglia e al matrimonio, come se la decisione di mettere al mondo dei figli sia una scelta individuale o sia indifferente la situazione in cui le coppie si trovano. In questo calderone tutto teoricamente potrebbe trovare posto, perfino la fecondazione artificiale e l’utero in affitto, tutti modi per far nascere i bambini. E se qualcuno pensa che siano esagerazioni, si riguardi la lista dei politici chiamati a parlare e le posizioni dei rispettivi partiti su questi argomenti. Né, siamo certi, questi politici – incluso il presidente del Consiglio – saranno chiamati a dare spiegazioni sul flop dell’assegno unico per i figli, su cui il Forum delle Famiglie aveva tanto puntato ma per il quale al momento decisivo mancano sempre i fondi (e comunque non sono certo poche centinaia di euro a convincere le coppie a cambiare idea se hanno deciso di non avere figli).
Se davvero si volesse mettere seriamente a tema il problema della denatalità, fatto salvo che all’origine c’è quanto abbiamo detto a proposito del compito della Chiesa, ci sono poche semplici richieste da fare ai politici. Anzitutto: rimettere la famiglia naturale al centro delle politiche economiche e sociali. Difenderla e rafforzarla. Quindi, via la legge Cirinnà sulle unioni civili, via tutte quelle leggi e disposizioni che parificano nei fatti la famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna a qualsiasi tipo di unione. Ovviamente non si dovrebbe nemmeno discutere sul fatto che il ddl Zan va ritirato immediatamente. Nessuna violenza o ingiusta discriminazione può essere giustificata contro le persone con tendenza omosessuale (e su questo ci sono già le leggi), ma neanche si deve promuovere la cultura dell’omosessualità, che è funzionale al controllo delle nascite.
Certamente va abrogata la legge 40 sulla procreazione assistita: oltre a provocare migliaia di aborti ed essere rischiosa per la salute della donna, la fecondazione artificiale è figlia e promotrice di una cultura che separa il sesso dalla procreazione e, tra l’altro, ha azzerato gli studi sull’infertilità.
Poi, ingranare la retromarcia sul divorzio, cominciando a cancellare divorzio breve e divorzio express, fino a tornare a rimettere in discussione la legge Fortuna-Baslini che nel 1970 ha introdotto il divorzio in Italia. A tal proposito si guardino le statistiche sulla fecondità in Italia e si scoprirà che è proprio all’inizio degli anni ’70 che il tasso di fecondità subisce un vero e proprio crollo e inizia il declino demografico dell’Italia, la cui curva è sovrapponibile a quella dell’aumento dei divorzi.
Prima ancora però va abrogata la legge 194 che in Italia ha legalizzato l’aborto. E qui l’effetto sulla natalità sarebbe quasi immediato: basti pensare che ufficialmente gli aborti in Italia sono circa 80mila l’anno, vale a dire il 20% delle nascite. Ma con la Ru486 e le varie pillole del giorno dopo e dei 5 giorni dopo sono certamente molti di più, sebbene incalcolabili. Vale a dire che parliamo della mostruosa cifra di almeno il 25% di aborti sui nati vivi.
È chiaro che nessuno ha intenzione di mettere sul tavolo questi argomenti. E allora meglio lasciar perdere. Se non si affrontano le cose seriamente queste iniziative sono controproducenti o semplicemente inutili, è un parlare vano. Stati generali sì, ma delle banalità.