Gli ecologisti, l’indio e la sua pelle di leopardo
É più facile amare l’Umanità che il vicino di casa. Ma anche l’Umanità deve essere comme il faut, deve cioè rispondere ai requisiti dell’immaginario dell’attuale eresia politicamente corretta. Altrimenti, nisba. Come dimostra l’indio vestito della pelle di un leopardo che scandalizzò ecologisti e animalisti.
Nel 1994 la solita Onu proclamò una delle ormai innumerevoli Giornate di Sensibilizzazione, un’americanata (l’Onu è stata fondata a San Francisco). Sì, perché gli statunitensi, non avendo tradizioni millenarie (hanno solo due secoli d’età), le feste se le devono inventare man mano, da qui i loro “Day”or per questo or per quello.
Nel 1994 andava di moda l’Amazzonia, che per l’occasione scippò agli oceani il titolo di “polmone del pianeta”, così la Giornata onusiana fu dedicata alle Popolazioni Autoctone a Rischio di Estinzione per Colpa delle Solite Multinazionali. Il popolo preistorico dei Kawahiva, che nessuno aveva mai sentito nominare, balzò suo malgrado all’attenzione mediatica. Non a caso, vivente nella grande foresta brasiliana.
Oggi le popolazioni che corrono il rischio di vedere sparire le loro tradizioni e i loro costumi sono annidate in una settantina di Paesi e assommano, pare, a più di 370 milioni di anime (però!). Ora, molti di questi costumi & tradizioni sono inumani, efferati e/o degradanti, ma all’etologo-chic interessa più che altro il turismo: se quella gente si vestisse in modo dignitoso, se non praticasse rituali talvolta bestiali, se avesse case riscaldate e frigoriferi, una farmacia sotto casa e un ospedale vicino, senz’altro uscirebbe dall’interesse dei documentaristi e degli antropologi da salotto.
E le Giornate dovrebbero rivolgersi a qualcos’altro, magari ai cristiani a rischio di estinzione nei Paesi islamici (scherziamo: figurarsi se il politicamente corretto se li fila). Un indigeno amazzonico che diventa civile (cioè, borghese) è il sogno di un missionario cristiano, mica dei buonisti che per “tutela” intendono questo: lasciarlo nel suo sottosviluppo. Diceva Berlicche a Malacoda: «La cosa più grande è dirigere la malvagità a tutti quelli che ci circondano quotidianamente e lanciare la bontà a cerchie più distanti, a gente che non si conosce. In questo modo la malvagità diventa palpabile e la bontà un concetto immaginario».
In soldoni: più facile amare l’Umanità che il vicino di casa. Ma anche l’Umanità deve essere comme il faut, deve cioè rispondere ai requisiti dell’immaginario del New Pharisy Think, l’attuale eresia politicamente corretta. Altrimenti, nisba. Se non ricordiamo male, proprio attorno al 1994 una mega-conferenza internazionale si svolse a Rio sulla povera Amazzonia e i suoi sventurati abitanti. C’erano tutti, compresi i rockers e gli hollywoodiani engagé (pubblicità gratis, mica ci si sputa sopra). Si presentò anche un capotribù degli indios yanomani avvolto in una pelle di leopardo. Era il suo costume & tradizione. Ma fu subissato da ecologisti & animalisti.
Lui rispose serafico: «Signori miei, allora ditemi voi che cosa devo fare quando incontro un leopardo nella jungla». E aggiunse che la sua gente sognava una pista con aereo, magari un inquinante Piper, perché l’ospedale più vicino era a mille chilometri. Lo cacciarono quando spiegò che, per poter acquistarlo, ogni tanto vendevano qualche albero. Al di là di tutto, comunque, è giusto che un popolo conservi costumi & tradizioni, quando questi sono solo folklore innocuo: nel nostro Sud ce ne sono ancora molti, grazie al cielo.
Perciò, ha fatto bene papa Francesco, in occasione della Giornata, a twittare «Chiediamo che vengano rispettati i popoli indigeni, minacciati nella loro identità e nella loro stessa esistenza». Tuttavia, ci chiediamo come sia possibile conciliare questo bel pensiero con l’accoglienza di mezza Africa e quasi tutto il Medioriente in Europa, soprattutto in Italia. La quale, unica, «non fa muri, ma ponti». A quando una Giornata dell’Identità Italiana? O questa è roba leghista, perciò scordatevela? Ben altri tweet riceverebbe un’iniziativa del genere, a colpi di razzista, fascista, omofobo, islamofobo, boldrinofobo etc. Mah.