Gli attentati in Libia rafforzano l'Isis e gli Emirati
Un attentato dinamitardo ha interrotto l'oleodotto di al-Sider nella Cirenaica controllata dalle forze del generale Khalifa Haftar. L’ipotesi più probabile è che i responsabili siano miliziani dello Stato Islamico riorganizzatisi a un anno dalla caduta della roccaforte di Sirte.
Un attentato dinamitardo ha interrotto martedì l'oleodotto di al-Sider (Sidra), nella Cirenaica controllata dalle forze del generale Khalifa Haftar, provocando un danno valutato dalla compagnia petrolifera nazionale libica (Noc, National Oil Corporation) di 90.000 barili di greggio al giorno, un settimo dell’export quotidiano libico.
La notizia era stata diffusa da fonti militari libiche, che attribuiscono l'esplosione a un commando di terroristi arrivati presso l’infrastruttura energetica a bordo di due auto per poi minare l'impianto con esplosivi forse dopo aver eliminato un gruppo di tecnici di una compagnia locale.
L’ipotesi più probabile è che i responsabili siano miliziani dello Stato Islamico (o di altre milizie jihadiste sconfitte a Bengasi dalle truppe di Haftar) riorganizzatisi a un anno dalla caduta della roccaforte di Sirte istituendo campi a sud della città e nelle regioni meridionali del Paese lungo i confini con Algeria ed Egitto per gestire i lucrosi traffici illeciti (armi, droga, migranti illegali) che attraversano quelle aree.
Il consolidamento dello Stato Islamico, in Libia come nel Sinai e in Afghanistan, specie dopo la sconfitta in Siria e Iraq, è confermato da più parti ed è stato ribadito anche ieri dal capo di stato maggiore dell'esercito russo, il generale Valery Gerasimov in un'intervista rilasciata al giornale Komsomolskaya Pravda.
“La maggior parte dei membri del gruppo terroristico dello Stato Islamico stanno lasciando la Siria per trasferirsi in Libia e Afghanistan. Molti di loro si stanno dirigendo verso la Libia, l'Asia sudorientale e l'Afghanistan, poiché lì ci sono condizioni favorevoli per i terroristi” ha detto il generale confermando indirettamente l’interesse di Mosca (alleata di Haftar) per lo scacchiere libico.
L’attacco all’oleodotto non rivela nulla di nuovo circa la già nota presenza dell’IS in Libia (le sue milizie sono state in più occasioni attaccate negli ultimi mesi da aerei e droni statunitensi decollati dalle basi italiane) ma ha determinato senza dubbio un forte impatto mediatico confermando la capacità dei jihadisti di spettacolarizzare le loro gesta.
In seguito all’attentato all’oleodotto di Sidra le quotazioni del greggio a New York sono salite a 60 dollari al barile e il Brent a 67 anche se è difficile attribuire al temporaneo rallentamento dell’export libico un impatto significativo sul mercato del greggio, oggi ricco di offerta.
Le milizie che hanno compiuto l’attacco hanno certo voluto infliggere un danno simbolico ma anche finanziario al governo libico di Tobruk e al generale Haftar che, dopo aver dichiarato “scaduti” gli accordi di Skhirat che diedero vita al governo riconosciuto dall’ONU di Fayez al-Sarraj, sta potenziando le sue forze militari probabilmente per conquistare tutta la Tripolitania grazie al sostegno egiziano, russo e degli Emirati Arabi Uniti.
Questi ultimi da tempo hanno assoldato contractors statunitensi della società Academi (ex Blackwater) per condurre operazioni aeree in appoggio alle truppe di Haftar e hanno potenziato l‘aeroporto di Khadim, vicino a Marj, schierandovi elicotteri, droni armati di costruzione cinese, aerei antiguerriglia AT-802 e realizzando infrastrutture in grado di ospitare cacciabombardieri F-16 e Mirage 2000.
Un dispositivo militare di tutto rilievo, confermato dalle immagini satellitari e quindi ben noto a tutti gli organismi d’intelligence, di cui stranamente nessuno sembra occuparsi né in Europa né alle Nazioni Unite ma che potrebbe avere un peso indiscutibile nello sviluppo delle operazioni militari in Libia.
Specie se Haftar decidesse di rompere gli indugi e conquistare Tripoli mettendo a disposizione degli aerei emiratini gli aeroporti già conquistati dalle sue truppe a Zintan e a sud di Sirte e Tripoli.