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PRESTO LA LEGGE?

Gli abortisti all’attacco: vogliono espugnare San Marino

Nella Repubblica di San Marino, fazzoletto di Italia non italiana, l’aborto è reato, eccetto nel caso in cui la donna corra rischi gravi per la sua vita. Ma da domani al 21 settembre, il Consiglio Grande e Generale, cioè il Parlamento, dovrà esaminare cinque istanze che vogliono aprire all’aborto. E tutto potrebbe cambiare.

Politica 19_09_2016
La Rocca di San Marino

Esiste un buco nella camicia di forza che intrappola lo stivale nell’omicidio pre-natale, cioè nell’aborto. Una zona abortion-free, un francobollo di terra libera dagli strumenti di morte, da concetti come autodeterminazione della donna, salute riproduttiva e diritto alla scelta. Una riserva di irriducibili che non vogliono piegarsi al credo abortista e non vogliono piagarsi la coscienza con il delitto più orribile che esista. 

Stiamo parlando della Repubblica di San Marino. Paradiso fiscale, ma anche paradiso per i nascituri. Infatti, in quel fazzoletto di Italia non italiana l’aborto è reato, eccetto nel caso in cui la donna corra rischi gravi per la sua vita. Ma le fiamme dell’inferno stanno lambendo anche quel paradiso. Dal 19 al 21 settembre il Consiglio Grande e Generale, cioè il Parlamento dello staterello di San Marino, dovrà esaminare cinque istanze – le cosiddette Istanze di Arengo - che vogliono aprire all’aborto. 

Una prima chiede che si possa abortire quando si paventino «gravi rischi» per la salute della donna, rischi che potranno essere anche di natura psicologica. In breve, una copia di ciò detta la nostrana legge 194 in cui si può abortire anche nel caso in cui la donna semplicemente non desideri accudire il figlio che porta in grembo. Un’altra istanza chiede la legalizzazione dell’aborto per violenza sessuale. Le rimanenti aprono all’aborto nel caso in cui la madre sia minorenne, a motivo di gravi malformazioni del feto e infine se la gestante è emarginata socialmente. Anche quest’ultima istanza potrebbe consentire di abortire praticamente sempre e comunque.

Tali proposte erano state già presentate più di una volta nel passato, ma se non erano mai state approvate non erano state nemmeno mai respinte. Lo spiega a tempi.it Pasquale Valentini, Segretario di Stato Affari Esteri e Politici: «Normalmente, anziché accettarle o respingerle, si preferiva scrivere un ordine del giorno condiviso da tutte le parti per chiedere al governo di accrescere l’attenzione in merito. Questa volta, però, non sarà possibile scegliere questa via: il Parlamento sciolto in vista delle nuove elezioni dovrà riunirsi in via straordinaria senza la possibilità di chiedere al governo, che a breve cambierà, di assumersi determinati impegni. L’unica opzione, dunque, è quella di accettarle o di respingerle».

San Marino è davvero in controtendenza con l’Europa sul tema natalità. E non solo a motivo di una legislazione che prevede il carcere fino ai 3 anni per la donna che abbia abortito, ma anche per il fatto che la minuscola Repubblica vanta un tasso di natalità di circa due figli per donna, quando -  varcato il confine sanmarinese ed entrati in Italia – tale tasso scende a 1,39. Il motivo è presto spiegato. La causa principale non è tanto da rinvenire in una politica a favore della maternità e della famiglia, che pure esiste ed è da elogiare, bensì proprio nel fatto che l’aborto è un reato. Comparando gli ultimi dati Istat con quelli del ministero della Salute, gli aborti volontari in Italia sono un quinto del numero dei nati vivi. Ergo, se l’aborto nel nostro Paese fosse vietato, ci sarebbe un incremento quasi del 20% nelle nascite (scriviamo “quasi” perché dobbiamo conteggiare eventuali aborti clandestini e spontanei). A San Marino nascono tanti bambini semplicemente perché non li uccidono.

Quale sarà l’esito dei futuri lavori parlamentari a San Marino? Difficile pronosticarlo, ma forse una speranza viene da quanto dichiarato dal Segretario Valentini il quale, radiografando uno stato d’animo collettivo dei suoi connazionali, così si esprime: «La mentalità è quella per cui non esiste caso o eccezione che giustifichi il diritto di una persona ad ucciderne un’altra. Credo che sia per questo che, pur comprendendo le difficoltà della madre, l’aborto non è mai stato legalizzato».