Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
LETTERATURA CRISTIANA

G.K. Chesterton, anche Bergoglio lo vuole santo

Gilbert Keith Chesterton, il grande scrittore e saggista inglese convertitosi al cattolicesimo nel 1922, diventerà santo? Il cardinale Bergoglio, prima di diventare Papa ha approvato una preghiera di intercessione.

 

Cultura 27_09_2013
G.K. Chesterton

Gilbert Keith Chesterton, il grande scrittore e saggista inglese, convertito al cattolicesimo nel 1922, potrebbe anche diventare santo. Certo, nessun passo ufficiale è stato ancora fatto, il processo che porterebbe all’eventuale canonizzazione non è nemmeno partito, ma l’idea ricorre oramai con una certa insistenza dal mese di agosto. E la notizia vera è che a Papa Francesco la cosa non spiacerebbe affatto.

A dare il la alle “voci” è stato Dale Alhquist, aprendo il 1° agosto, all’Assumption College di Worcester, in Massachusetts, il 32° convegno nazionale dell’American Chesterton Society, di cui è co-fondatore e presidente. Alhquist, ex protestante evangelical convertito al cattolicesimo e padre di sei figli, è un raffinato studioso di Chesterton, a cui ha dedicato numerosi libri, collabora con la famosa e prestigiosa rete televisiva cattolica statunitense Ewtn, e, nonostante la forte passione per lo scrittore inglese, non è tipo da esagerazioni e sensazionalismi. Tant’è che, com’è giusto, procede con i piedi di piombo, limitandosi ai fatti. Fra questi, vi è però notevolmente il permesso concesso da mons. Peter John Haworth Doyle, vescovo di Northampton, in Inghilterra – la diocesi in cui Chesterton visse – di rendere pubblica la propria simpateticità con chi desidera verificare se sussistano le condizioni per avviare l’iter di canonizzazione e quindi la sua nomina di un incaricato ecclesiastico, il canonico John Udris, che si muova in questa direzione. Ma il fiore all’occhiello dell’intera vicenda viene dall’America Meridionale, con una notizia che, diffusa sempre da Ahlquist, è stato il giornalista inglese William Oddie, presidente della Chesterton Society in Inghilterra ed editorialista di The Catholic Herald, a traghettare fuori dai soli circoli di aficionados.

In una lettera del 10 marzo di quest’anno inviata a Martin Thompson, leader di “Chesterton in the Chilterns” (un gruppo attivo nella cittadina inglese di Beaconsfield, dove Chesterton abitò), l’ambasciatore Miguel Ángel Espeche Gil, che guida la Sociedad Chestertoniana Argentina, ha riferito che il cardinal Jorge Mario Bergoglio, al tempo arcivescovo di Buenos Aires, «c’incoraggia nella nostra aspirazione a vedere iniziare la Causa di esaltazione di Chesterton agli altari», addirittura approvando, per uso privato, tre giorni prima di salire al Soglio di Pietro, la versione spagnola di una preghiera d’intercessione allo scrittore inglese, composta originariamente in inglese sul modello di una orazione al futuro beato John Henry Newman diffusa in Canada negli anni 1930. Del resto, la passione di Papa Francesco per Chesterton (accanto a quella per Jorge Louis Borges, Johann Christian Friedrich Hölderlin, Alessandro Manzoni e J.R.R. Tolkien) non è affatto un mistero, e si accompagna significativamente a quella per lui nutrita dal Servo di Dio Papa Giovanni Paolo I (1912-1978), il quale, quand’era Patriarca di Venezia, inviò anche a Chesterton una di quelle belle lettere immaginarie rivolte a personaggi famosi, poi raccolte nel volume Illustrissimi (Edizioni Messagero, Padova 1976; ristampa 2011). Per di più, sembra che Papa Francesco sia membro della Societad Chestertoniana Argentina: quel che è certo è che ne patrocinò il primo convegno nazionale, nel 2005, concelebrandovi la Messa. E, come ricorda Oddie – tra l’altro curatore, nel 2010, per i tipi della Gracewing di Leominster, in Inghilterra, di una raccolta di studi dal titolo coraggiosamente e sanamente assertivo, The Holiness of G.K. Chesterton – è almeno dal 1995 che in Argentina ambienti sociali, addirittura politici e certamente ecclesiastici si danno da fare per la canonizzazione del grande convertito inglese.

Ovviamente si sono già scatenati i pareri dei contrari o dei tiepidi. Per questo fa benissimo Stratford Caldecott , direttore a Oxford di Second Spring: A Journal of Faith and Culture, a puntualizzare così: «Dipende da ciò che pensiamo significhi “santo”. Il termine indica una persona che è in Paradiso, e la Chiesa crede di saper giudicare quando è il caso. Il motivo per cui la Chiesa proclama santo qualcuno è quello di proporre una persona alla nostra imitazione e alla nostra venerazione. Se la Chiesa ritiene che queste persone siano vicine a Dio, possiamo stare certi dell’efficacia delle loro preghiere e quindi cercarne l’intercessione per i nostri bisogni terreni.

Chesterton è in Paradiso? In un certo senso sarebbe preoccupante e strano se non ci fosse. […] Non è stato infallibile (i santi non hanno bisogno di esserlo), ma certamente ha vissuto santamente; e se non è in Paradiso lui, per il resto di noi c’è ben poca speranza». Sarà per questo che addirittura alcuni protestanti, come Chris Armstrong, docente di Storia della Chiesa al Bethel Seminary di St. Paul, nel Minnesota, ne siano fortemente, pubblicamente toccati?

Preghiera a G.K. Chesterton, approvata dal cardinale Jorge Maria Bergoglio, tre giorni prima di diventare Papa Francesco