«Giustizia, la riforma non va: si rischia una maxi amnistia»
«Fissare una ghigliottina di due anni al processo d'appello significa creare le basi per un’amnistia generalizzata». La Bussola legge la Riforma Cartabia della Giustizia con il giudice Mantovano: «Positiva l'informatizzazione del processo, ma mancano assunzioni per nuovi giudici e il Ministero ci affiancherà a dei neolaureati: sarà inutile». Il nodo prescrizione: «Il compromesso raggiunto sulla prescrizione rischia di far saltare molti processi, questo è inaccettabile. Preoccupa la discrezionalità affidata alle procure sui criteri di priorità. In Parlamento bisognerà ascoltare giudici e avvocati».
Secondo Enrico Letta la Riforma della giustizia licenziata dal Consiglio dei ministri è epocale. Quello che mancava all’Italia da 30 anni.
Giudice Alfredo Mantovano (in foto sotto), è così? Epocale?
Non commento i commenti, mi limito a leggere le norme per quello che dicono.
E cosa dicono?
Nel testo che è passato dal Cdm tre giorni fa ci sono cose già presenti nel nostro codice di procedura penale, cose che rischiano di essere pericolose, cose inaccettabili, cose inutili e cose positive, a condizione che siano sostenute finanziariamente.
Cominciamo dalle cose positive…
Il riferimento all’informatizzazione del processo penale è certamente qualcosa di cui vi è grande bisogno. Se andasse a regime e se quindi ci fosse un fascicolo informatizzato fin dall’inizio del procedimento sarebbe un passo in avanti importantissimo. Non ci sarebbe bisogno di fotocopie, non vedremmo le file di avvocati alle cancellerie, i fascicoli sballottati di qua e di là in giro per i corridoi.
Ma non sembra ormai fatta?
Un conto è dirlo, un conto è farlo e per farlo servono investimenti. Sarà importante vedere quanta parte del Recovery sarà dedicata alla digitalizzazione, la direzione informatica del Ministero della Giustizia ha avuto più di un limite in questi anni e va potenziata.
Tutti però stanno parlando delle assunzioni future per risolvere la lentezza dei processi…
Nessuno nega che questo sia un obiettivo importante, ma ci sono varie cause della lentezza dei processi penali. E la principale è molto semplice.
E sarebbe?
Il numero di magistrati italiani è notevolmente inferiore alla media europea. Se dobbiamo proprio parametrarci con l’Europa è giusto sapere che le media europea è di 21,5 giudici ogni 100mila abitanti, in Italia siamo a 10,6; se la media europea è di 68 ausiliari di cancellerie ogni 100mila abitanti, in Italia sono 35. Se valgono i confronti, allora devono valere anche questi numeri.
Strano, in Italia eravamo abituati all’equazione numero elevato-uguale-inefficienza…
Eh no, il numero conta su questo versante, ma non c’è nulla negli interventi del governo per aumentare il personale.
Si parla di assunzione fra il personale di cancelleria…
Sì, ma è solo per sostituire chi va in pensione. Il saldo è zero.
E per aiutare i giudici arriveranno 16.500 componenti dell’ufficio del processo.
E qui veniamo alle cose inutili…
Perché?
Le rispondo con un esempio: lei va dall’oncologo e si trova davanti un neolaureato che legge l’esito della Tac, poi va da un altro giovane medico, magari specializzando, che la visita.
E l’oncologo?
L’oncologo lo vede alla fine se va bene, quando si informa sulla visita e la lettura degli esami l’hanno fatta gli altri. Si sentirebbe rassicurato?
Non proprio.
Ecco, l’ufficio del processo è la stessa cosa. Immagini di affiancare al giudice dei neolaureati, i quali saranno sicuramente bravissimi e usciti con lode, ma sono privi di esperienza. Bene, a loro verrà affidato il compito di fare le ricerche o la prima lettura delle carte processuali. Ma il giudice sul suo tavolo ha il codice e la raccolta di giurisprudenza e gli atti del processo e a mano a mano che studia il fascicolo cerca la norma o la massima che fa a caso concreto.
Quindi sarà un aiuto inutile?
Che tra l’altro durerà due anni, poi le risorse saranno esaurite e non avremo più nemmeno questo ufficio. Se va bene sarà inutile, se va male sarà un problema.
Quindi lei non vuole stagisti, diciamo così…
Se bisogna far lavorare gli stagisti perché imparino il mestiere ok, ma se gli stagisti devono “aiutarmi”, no. Se vuoi aiutarmi, affiancami un collega in più, aggiungi qualche cancelliere che mi controlli le notifiche e che mi faccia una collazione della sentenza. Il tempo dei processi si perde anche qui.
Ecco, i tempi. Allora, per “salvare” il blocco della prescrizione della Riforma Bonafede si è arrivati a un compromesso: l’appello deve durare due anni. Poi, se non si arriva a sentenza, fine.
E qui veniamo alle cose inaccettabili. È un compromesso con i Cinque Stelle, la Cartabia (in foto) non tocca il regime della prescrizione del suo predecessore, ma introduce questo meccanismo nuovo: quando il processo arriva in corte d’appello o viene celebrato in due anni, oppure il processo si ferma e non succede niente.
Troppo poco?
Ci sono corti d’appello in Italia, ad esempio Roma e Napoli, in cui i giudizi durano anche cinque o sei anni. Sarebbe interessante capire perché ciò accade. Ma se fissi una ghigliottina di due anni il risultato sarà un’amnistia generalizzata.
Eppure, in due anni di lavoro se ne fa…
Ma un processo può avere tempi tecnici lunghi. Le faccio un esempio: arriva un importante processo per bancarotta con molti imputati e centinaia di milioni di danni. I giudici di appello ritengono di disporre una perizia, se tutto va bene una perizia in materia di bancarotta dura almeno un anno. Come fai a celebrare e concludere il nel tempo che resta?
Perché inaccettabile?
Perché così c’è il rischio che i processi per reati gravi vengano cancellati.
Non riesco a capire la differenza tra questa ghigliottina e la prescrizione. Anche questa estingue il reato.
Sì.
E allora?
È un modo per dire ai Cinque Stelle: non cambiamo una virgola della prescrizione introdotta da Bonafede, ma aggiro l’ostacolo stabilendo una sorta di decadenza processuale, la quale è molto più devastante rispetto al decorso della prescrizione.
Perché?
La prescrizione ha dei meccanismi di sospensione che ti permettono di adattare l’istituto alle esigenze del processo.
Aveva parlato anche di cose potenzialmente pericolose…
C’è un passaggio che non è chiarissimo: è una delega che viene data al governo sui cosiddetti criteri di priorità, cioè sulle scelte nel mandare avanti alcuni procedimenti piuttosto che altri. È potenzialmente pericoloso perché chi viene individuato per stabilire i criteri di priorità sono i Procuratori della Repubblica. A seconda del circondario ognuno adotterà criteri suoi.
Cioè, esempio terra-terra: ad Aosta si punta sulle rapine e a Napoli sui furti?
Più o meno. Se si percorre questa strada, i criteri di priorità devono essere uguali ovunque sennò potrebbe esserci una pesante violazione del principio dell’eguale applicazione della legge. La precisazione che il Parlamento fissa i criteri generali non è sufficiente
Ora inizia l’iter parlamentare…
Mi auguro che parta una riflessione attenta che coinvolga anche gli avvocati, i magistrati e il personale di cancelleria. Così, non va.