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TESTIMONI

Giuseppe Vaz, l'intrepido apostolo dello Sri Lanka

Nel Paese asiatico si celebra il quarto centenario della morte del sacerdote indiano proclamato beato da Giovanni Paolo II nel 1995.

Attualità 09_11_2011
Giuseppe Vaz
La Chiesa dello Sri Lanka vive il quarto centenario della morte del suo Apostolo, il Beato Giuseppe Vaz, passato alla ricompensa eterna il 16 gennaio 1711 a Kandy, nel centro del paese. Questa figura di appassionato amante del Vangelo è rilevante nel presente contesto in cui così spesso si sente parlare di violazioni della libertà religiosa e di persecuzioni – così spesso volutamente ignorate – contro i cristiani.

Giuseppe Vaz era un sacerdote indiano, nato nella regione di Goa. Fin dalla giovinezza si distinse per il suo zelo evangelico: era un infaticabile predicatore, confessore, dispensatore di sacramenti. Le sue doti furono ripetutamente riconosciute da compagni e superiori, i quali gli affidarono ruoli di responsabilità. Ma il suo cuore, se ci è permesso dirlo, batteva altrove. Da tempo, lui che viveva nell'India soggetta al cattolico Portogallo, aveva avuto notizia delle vessazioni patite dai cattolici della vicina isola di Ceylon, l'odierno Sri Lanka, sotto il dominio della Corona olandese che aveva preso il posto del precedente dominio portoghese. In effetti la Corona non risparmiava mezzi per annichilire ogni parvenza di lealtà verso il Portogallo.

La Chiesa cattolica era ovviamente nell'occhio del ciclone della propaganda calvinista, per ragioni sia politiche che religiose. Essa era proscritta e perseguitata. Presto il Beato Giuseppe chiese di essere liberato dalle sue responsabilità in India per poter recare sollievo e sostegno ai cattolici dello Sri Lanka. Il permesso gli fu accordato. Arrivato nella penisola di Jaffna e resosi conto di persona della tragicità della situazione, fu costretto a nascondere alle autorità la sua identità di sacerdote cattolico. Agiva sotto le spoglie di un mendicante o un santone indiano; si spostava frequentemente per sfuggire alla cattura, e riuscì a consolidare la fede dei cattolici che coraggiosamente avevano resistito anche di fronte al peggio. Le regioni centrali del paese, con capitale Kandy, costituivano un regno indipendente, libero dal controllo olandese. Il Beato Giuseppe decise di stabilire là il suo quartier generale, ma fu presto sospettato di essere una spia portoghese ed imprigionato. I cattolici, tuttavia, riuscirono ad avvicinarlo anche in prigione, e lui continuò il suo lavoro come San Paolo. Varie circostanze, alcune piuttosto miracolose, riuscirono a conquistargli il favore del sovrano. La libertà gli fu restituita.

I suoi superiori, conosciuto il successo della sua missione, gli mandarono rinforzi. Ci fu pure chi, da Roma, propose l'erezione della diocesi di Ceylon sotto la sua guida, come vescovo. Lui, tuttavia, li dissuase dal seguire tale progetto. Paradossalmente, la repressione olandese ha sortito in Sri Lanka risultati opposti a quelli sperati. L'eredità portoghese, legata a doppio filo con il cattolicesimo, resta profondamente innestata nella vita del paese, e non solo a livello religioso: il cibo, il modo di vestire, l'architettura abitativa, la musica, le abitudini quotidiane, addirittura il vocabolario delle lingue locali, portano segni evidenti del passaggio portoghese. Tali contributi sono stati saggiamente integrati nel patrimonio culturale locale, senza stridore né forzature. Della presenza olandese, lunga ed amministrativamente più capillare, restano invece pochissime vestigia.

Dopo la morte, la beatificazione di p. Giuseppe Vaz si arenò su questioni di formalità canoniche, e per vari decenni cadde nell'oblio. Fu solo in tempi recenti che i vescovi dello Sri Lanka ebbero successo: Papa Giovanni Paolo II lo proclamò beato il 21 gennaio 1995 a Colombo, nella terra che anche per merito suo continua a godere della presenza e dell'azione di un vibrante cattolicesimo. I vescovi continuano a lavorare perché la sua canonizzazione coroni il tributo di gloria che il Beato Giuseppe Vaz ha dato a Dio con la sua azione infaticabile.