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è capo di gabinetto

Giuli bluffa: ma quale tecnico? Spano è un fondatore del Pd

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Giuli nomina Spano suo capo di gabinetto e Pro Vita insorge: «Indecenza politica, tradita la coerenza tra maggioranza ed elettori». Il ministro lo spaccia per tecnico, in realtà oltre ad essere un attivista gay è stato nel 2007 tra i fondatori del Pd e ha una lunga storia di militanza politica nei Dem, grazie ai quali ha ottenuto tutti gli incarichi.

Politica 15_10_2024

Un freddo comunicato stampa di appena una riga: «Il Ministro della Cultura, Alessandro Giuli, ha nominato oggi l’avv. Francesco Spano nel ruolo di Capo di Gabinetto». Il ministro ha così deciso di andare all’attacco e tentare il tutto per tutto, blindando così il suo uomo e sostituendo alla velocità della luce quel Francesco Giglioli che aveva cacciato appena due giorni prima.

Dunque, da segretario del Maxxi a vicecapo di gabinetto, in appena tre giorni, Spano è diventato capo di gabinetto ritrovandosi ad occupare un posto di rilievo nella macchina organizzativa di un Ministero importante in termini di visibilità e finanziamenti erogati.

L’avvicendamento deciso da Giuli, che secondo le indiscrezioni sarebbe dovuto avvenire a gennaio, è stato anticipato a causa delle polemiche di questi giorni dopo gli articoli della Bussola e la petizione di Pro Vita e Famiglia contro la nomina di Francesco Spano, l’uomo che da direttore dell’Unar, rimase invischiato nell’ormai arcinota vicenda dei finanziamenti ai circoli gay.

E Pro Vita è stata una delle prime a commentare la nomina di Spano: «La promozione di Francesco Spano a Capo di Gabinetto del Ministro della Cultura Alessandro Giuli è un’indecenza politica che tradisce il patto di coerenza tra la maggioranza di Governo e gli elettori, che non hanno votato Fratelli d’Italia per veder tornare in un ruolo chiave un funzionario di area Pd travolto dallo scandalo dei finanziamenti alle associazioni LGBT quando era direttore dell’Unar», ha detto Jacopo Coghe.

«Nel 2017 – ha proseguito - Giorgia Meloni affermò che le tasse degli italiani non potevano essere “buttate” per pagare lo stipendio di Spano, stipendio che ora sarà nuovamente pagato dai contribuenti proprio grazie al suo Governo. Gli elettori di centrodestra sono furiosi per questa incoerenza, come dimostra la sfilza di commenti critici sui social network e la petizione che Pro Vita & Famiglia aveva lanciato contro la nomina di Spano, che in poche ore ha raccolto quasi 15.000 firme. Anche fonti interne di FdI ci hanno confidato il loro sconcerto per l’avallo della Premier su questa vicenda».

Poi la conclusione: «Il dato politico è che, da oggi, al Ministero della Cultura lavora un funzionario legato al Pd in più di ieri». 

E che Spano sia non solo organico al Pd, ma del tutto contiguo ai Dem con un ruolo di militanza attiva e persino di fondatore e organizzatore, lo dimostrano le tante cronache locali su di lui che la Bussola ha potuto raccogliere. Cronache che affondano le radici nel tempo e che sembravano dimenticate ormai, ma che parlano di uno Spano vicino a Giuliano Amato per conto del quale diventa anche capo della segreteria politica quando il dottor Sottile era ministro dell’Interno tra il 2006 e il 2008 durante il Governo Prodi II eletto nel collegio di Grosseto.

Il primo incarico politico, però, Spano lo ottiene nel 2006 quando da esponente della Margherita viene chiamato come esperto di integrazione religiosa dall’allora ministro delle politiche giovanili Giovanna Melandri. È in quell’occasione che il brillante avvocato conosce, sempre tramite Amato, la sua futura “madrina”, che dopo molte collaborazioni lo porterà con sé al Maxxi quando divenne presidente.

Da segretario comunale della Margherita di Orbetello, però, Spano si mette in luce nell’attività politica locale. In quegli anni lo troviamo in polemica con Giorgio Velasco, capogruppo in Consiglio dell’Unione (la coalizione di Centrosinistra).

Il 2007 è l’anno di svolta, con la nascita del Partito Democratico. A Orbetello in casa cattolica, sponda Margherita, ci sono ritrosie, ma Spano non ha dubbi e sui giornali locali dice: «Ecco come faremo il Pd di Orbetello. Avevo fatto dell’adesione al Partito democratico la condizione per essere eletto».

La sua adesione convinta al nuovo partito prosegue poi con il sostegno attivo alla lista in appoggio a Walter Veltroni che al Congresso del 14 ottobre 2007 verrà eletto primo segretario del Pd. Spano è così “carico” che alla presentazione a Montecitorio c’è anche lui assieme a futuri protagonisti della scena politica nazionale di sponda Dem: dalla stessa Melandri a Ermete Realacci a Pina Picierno. È lo stesso Amato a spingere la candidatura di Spano nella lista a sostegno di Veltroni che gli cede il posto alla testa della lista nel collegio di Grosseto "Ambiente, innovazione e lavoro", organizzata proprio dalla Melandri. «Sarà lui – scrivevano all’epoca i giornali – ad entrare ad appena 25 anni nelle assise del Partito Democratico». Amato si scomoda persino nel tenere a battesimo l’apertura della sua campagna elettorale nel nuovo partito: «Spano è capace (una frase che molti anni dopo avrebbe pronunciato anche il ministro di destra Alessandro Giuli ndr.), ci vogliono giovani come lui per fare il Pd più forte e più sano». 

Con un padrino, Amato, così influente e una madrina così attiva come la Melandri, Spano entra nel nuovo Partito Democratico da fondatore. E così ringrazia gli oltre 900 elettori che hanno scelto la sua lista: «Vorrei esprimere il mio ringraziamento più diretto a tutti coloro che mi hanno dato una mano in questa esperienza e a tutti i miei concittadini che con i loro voti mi hanno dimostrato oltre al loro consenso la loro stima e, credo, il loro affetto». E poi, raggiante, commenta: «Oggi con l’avvenuta costituzione a Milano del Pd è stato dato il via a un processo che non ha eguali nella storia politica di questo Paese. La scelta che ha spinto me ed altri a comporre la lista ‘Con Veltroni’ a livello nazionale e locale è stata quella di puntare sul rinnovamento delle idee e delle persone, sul tentativo di immettere nella politica (anche di quella locale) energie che emergono dal territorio, dalle professioni e dalle passioni della nostra gente».

Insomma, il futuro capo di gabinetto del ministro Giuli, è ormai un ras del Pd di Orbetello.

Tanto che nel 2011 lo troviamo tra i nomi in lizza per la successione al sindaco uscente di Orbetello nell’imminente corsa elettorale, che, guarda un po’, era Altero Matteoli, fondatore di Alleanza Nazionale e uno dei “padri” della svolta di Fiuggi che portò gli ex missini nell’alveo della governabilità. Contro di lui, c’era dunque, il futuro capo di gabinetto di un ministro che proviene dalla stessa area politica di Matteoli. Corsi e ricorsi, anzi, semmai, corti circuiti della politica. Così come corsi e ricorsi sono quelli che vedono Spano pupillo di Giuliano Amato, quel Giuliano Amato che da presidente della Corte Costituzionale è spesso in rotta proprio con la premier Giorgia Meloni. 

La strada della politica attiva per Spano, però, è in salita. Il suo nome non decolla, pur essendo un nome di primissimo piano del Partito Democratico locale. Così il nostro inizia a spostarsi su ruoli meno attivi.

Il 2013 è il grande anno dell’ingresso al Maxxi dove, nel frattempo, Giovanna Melandri si era insediata. E le polemiche iniziano da subito con l’accusa rivolta all’ex ministra di aver assunto come segretario generale della Fondazione Maxxi con un incarico da «72.000 euro lordi l'anno e un contratto biennale» proprio «Francesco Spano, giovane avvocato, 34 anni, assai vicino agli ambienti democratici, suo collaboratore da tanti anni, suo consulente legislativo, già a capo, in qualità di coordinatore di una "Consulta giovanile per il pluralismo religioso e culturale" che la stessa Melandri (con Giuliano Amato, di cui Spano è stato Capo segreteria) istituì al tempo del suo Ministero per i Giovani». «Ma è davvero bravissimo, curriculum eccezionale, un dottorato, insegna all'università», rispondono dal museo e anche questa frase l’abbiamo sentita in questi giorni pronunciata da Giuli.

Il tempo passa e per Spano è ora di fare il grande passo dell’ingresso a Palazzo Chigi. Complice le sue ottime entrature nel Pd, che nel frattempo è al Governo con Gentiloni, Spano diventa direttore dell’Unar, l’ufficio antidiscriminazioni. Ed è qui che si esprime con toni trionfalistici nei confronti dell’approvazione delle Unioni civili avvenuta l’11 maggio 2016. In qualità di responsabile dell’Unar il suo commento è entusiasta: «Il Parlamento, con un gesto storico, ha consentito al Paese di compiere quel passo in avanti che riallinea l'Italia allo standard di garanzia dei diritti già raggiunto da molti altri Stati».

La causa gay per Spano però è molto più che politica. Secondo il sito gay.it (che dovrebbe intendersene) Spano sarebbe apertamente gay e unito civilmente con il suo compagno. Anzi, secondo la ricostruzione del sito attivista omosessuale, all'epoca della vicenda Unar, il fatto di non essere apertamente gay, gli avrebbe nuociuto. Un passaggio involontario per confermare che è l'attivismo militante delle lobby Lgbt la vera chiave per il successo e l'affermarsi pienamente nei posti. 

Il resto è storia dei giorni nostri. L’anno seguente arriva lo scandalo dei fondi ai circoli gay e Spano è costretto a tornare al Maxxi sotto l’ala protettiva della Melandri. Ed è qui che dopo la sua lunga decade arriva nel 2022 il giornalista di destra, con l’aquila tatuata sul petto, Alessandro Giuli, il quale conosce Spano e, dopo aver garantito sulle sue capacità tecniche («prendo le persone brave e leali che hanno lavorato con me», dice), lo porta con sé al ministero a dirigere la complessa macchina amministrativa del ministero che il Pd non vedeva l’ora di riconquistare. Intanto riuscendo a piazzarvi in un ruolo di vertice uno dei suoi fondatori.



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IL CASO UNAR

Una fetida e costosa dark room di Stato

21_02_2017 Andrea Zambrano

Dopo il servizio delle Iene si dimette il direttore Spano e la Boschi blocca i finanziamenti. Ma il caso delle dark room nei circoli affiliati all'associazione Andoss svela il vaso di pandora dell'ipocrisia di Stato che finanzia con la scusa della discriminaizone di gay e lesbiche un ingentissimo indotto dove circoli culturali mascherati si dedicano in realtà alla vita gay con dark room, promiscuità sessuale e saune di copertura. Un bel modo di usare i soldi pubblici che oggi è sotto gli occhi di tutti e che mostra lo squallore di un ufficio governativo che ha stanziato oltre 400mila euro per la causa omosessualista.