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L'eredità DEL COVID

Giù la mascherina: il nemico numero uno è l'Eucarestia

Abbiamo lo Stato grande liturgo che indica l'Eucarestia come nemico pubblico numero uno e i vescovi mandarini che fanno? Acconsentono. Toglietevi la mascherina e ammettetelo: il nemico è il Pane angelico. Bisognava salvare il seme, esporlo, adorarlo, affidarsi a lui. Invece lo abbiamo tolto alla vista di tutti, arrestato sull'altare e adesso lo additiamo come veicolo di contagio, nemico pubblico numero uno. Persa la credibilità nel momento della prova, con che autorevolezza potrete parlare dalle vostre cattedre insegnando e ammonendo?

Editoriali 28_06_2020

Non facciamoci illusioni e non indoriamo la pillola: questa lunga ed estenuante stagione pandemica ci ha lasciato un’eredità pesante da affrontare: un sistematico attacco all’Eucarestia. Chiamiamo le cose con il loro nome e prendiamo atto che quando tutto sta tornando alla normalità, seppure a fatica, la vittima è proprio il Corpo di Cristo. Eravamo abituati a vederLo attaccato nei sacrilegi, nelle processioni blasfeme degli Lgbt, ma erano troppo eclatanti e facevano impressione, siamo andati oltre e non abbiamo riparato.

Ci siamo avvezzi a vederLo sotto attacco nelle dottrine progressiste, nelle casuistiche concessioni per divorziati “risposati” o omosessuali conviventi e benedicenti, nel “cosa vuoi mai che sia il peccato”, ma anche qui la Chiesa ha soprasseduto, blaterando di "misericordia" e di rigidità.

E ora lo vediamo sotto attacco diabolico e nascosto sotto forma di igienismo. E ancora i vescovi non se ne accorgono, accecati come sono dalla paura di indispettire uno Stato di cui ormai sono diventati gli officiali in talare e rocchetto.

Venerdì sera il Comitato Tecnico Scientifico è arrivato a scrivere questa bestialità: «Il momento liturgico dell’Eucarestia che l’officiante volge dapprima a se stesso e successivamente distribuisce ai fedeli rappresenta una delle fasi più critiche per la possibilità di diffusione interumana del virus».

Abbiamo lo Stato grande liturgo, che adesso può permettersi nero su bianco di «raccomandare» la distribuzione della Comunione sulla mano.

Non capiamo ancora? È l’Eucarestia il rischio, il pericolo maggiore. È l’Ostia la crisi. È il Pane celeste il nemico pubblico numero uno e questa convenzione espressa con sicumera da un comitato di pseudoscienziati - dei quali non conosciamo i nomi né i cognomi - di un governo ateo è accettata senza colpo ferire dai vescovi che permettono che si dica questo del Corpo di Cristo. Con questa logica l’Eucarestia rappresenterà un pericolo anche per tutti gli altri virus del futuro. Arriverà il virus vattelapesca o il batterio pinco pallino: la prima a rimetterci sarà Lei. E con Lei, noi.

È evidente che per poter scrivere una bestialità del genere, che tra l’altro non ha alcuna base scientifica perché ormai lo sanno anche i bambini che, a patto che non si tossisca in faccia al fedele o si starnutisca davanti a lui, la trasmissione del virus non c’è, il CTS ha avuto carta bianca e mano libera. Una concessione che ha potuto prendersi perché vescovi e cardinali italiani hanno derogato al loro ruolo di guida, cedendo appunto la guida a un comitato di salute pubblica che ha dettato le regole a piacere. 

Ma in fondo questi vescovi hanno fatto poca fatica ad accettare questi schiaffi ministeriali che derubricano il Corpo di Cristo a mero cibo da dispensa e riducono la loro autorità a quella di mandarini capaci ormai solo di chiedere il permesso allo Stato anche per togliersi un paio di guanti: avevano già accettato gli schiaffi all’Eucarestia con le derive dottrinali, con le eresie più o meno mascherate dell’Eucarestia come diritto. Arrivare a questo punto è stato facile e, per poter scrivere che l’Eucarestia rappresenta il momento di maggior rischio e imporre con timbro questurile la Comunione in mano, il percorso è stato spedito.

A febbraio, con il lockdown ancora lontano, a Messa la Comunione distribuita in mano era già prassi. E tutti zitti. Poi è arrivata la quarantena, lo stop alle Messe col popolo e allora ci è stato detto che bisognava consolarci con la comunione spirituale: lo abbiamo fatto addomesticati. Nel frattempo, ci è stato proibito di recarci in chiesa per poterLa ricevere fuori dalla Messa. Qualcuno ha pensato di spedirLa come pacco postale ai fedeli a domicilio: e anche qui abbiamo taciuto.

Il punto più basso lo abbiamo vissuto con l'irruzione dei carabinieri in chiesa durante la Messa, proprio nel momento in cui il pane degli uomini diventava Pane divino. Arrestata l'Eucarestia, multato il prete e anche qui: tutti zitti. Nessun vescovo indignato, nessuno che abbia alzato la voce per un sacrilegio che il solo Vittorio Sgarbi - capite? - ha ritenuto di dover denunciare alla giustizia. 

Con la ripresa delle Messe a maggio abbiamo rivisto l’Eucarestia, ma ci è stata data con sacrileghi guanti in lattice e obbligatoriamente in mano. I parroci più arditi hanno addirittura sconsigliato di inginocchiarsi, ovviamente senza spiegare come si trasmetterebbe il contagio. E adesso, siamo all’altro ieri, la potremo ricevere di nuovo senza i guanti, ma non in bocca. Intanto sono saltate senza colpo ferire le devozioni eucaristiche più amate come la Processione del Corpus Domini.

Nei mesi di aprile e maggio vescovi e lacché clericali hanno idolatratato gli scienziatoni come eroi, senza curarsi di che cosa in realtà molti di loro andavano sponsorizzando. Al professor Massimo Galli di Milano sono stati tributati anche da parte del mondo cattolico onori semi divini, eppure nessuno gli ha risposto in faccia quando ha detto che la «Messa non è necessaria, né una priorità» riducendo l'Ostia a un pane qualunque. Nessuno gli ha risposto per le rime, nessuno ha difeso l'Eucarestia.  

Il risultato è questo: l’Eucarestia come nemico pubblico numero uno.

Toglietevi la mascherina e ammettetelo: il nemico è il Pane degli Angeli. Bisognava salvare il seme, esporlo, adorarlo, affidarsi a lui. Invece lo abbiamo tolto alla vista di tutti e adesso lo additiamo come veicolo di contagio, nemico pubblico numero uno. Persa la credibilità nel momento della prova, con che autorevolezza potrete parlare dalle vostre cattedre insegnando e ammonendo?