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L'INDIA CEDE

Girone a casa, ma il governo non può certo festeggiare

La Corte Suprema indiana ha stabilito che debba essere reso immediatamente esecutivo l'ordine del Tribunale arbitrale internazionale dell'Aja di far rientrare in Italia Salvatore Girone per tutta la durata del procedimento arbitrale, prevista in due o tre anni. Questa pare essere la conclusione della lunga vicenda.

Politica 27_05_2016
Salvatore Girone al commissariato di polizia di Chanakyapuri

La Corte Suprema indiana ha probabilmente messo la parola fine alla vicenda dei fucilieri di Marina Salvatore Girone e Massimiliano Latorre accusati dal febbraio 202 di aver ucciso due pescatori indiani mentre si trovavano imbarcati sulla petroliera Enrica Lexie in missione anti pirateria.

La massima corte indiana ha, infatti. stabilito che debba essere reso immediatamente esecutivo l'ordine del Tribunale arbitrale internazionale dell'Aja di far rientrare in Italia Salvatore Girone per tutta la durata del procedimento arbitrale, prevista in due o tre anni. Da quando il tribunale dell’Aja si era espresso in tal senso, a fine aprile, Italia e India hanno cooperato nelle ultime settimane per definire le condizioni e le modalità del rientro e della permanenza in Italia (dove è da tempo rientrato Latorre per ricevere cure) di Girone.

«Il governo», recita una nota della Farnesina, «nell'attesa di accogliere finalmente in patria Salvatore Girone, rinnova l'impegno a conformarsi alle condizioni e modalità stabilite dalla Corte Suprema indiana» che ha stabilito sette condizioni per il rimpatrio provvisorio del marò. Tra queste, c'è la presentazione di garanzie da parte del militare e dell'ambasciatore d'Italia a New Delhi, l'obbligo di consegnare il passaporto alle autorità italiane, di firmare la presenza ogni mercoledì del mese presso un commissariato di polizia e il divieto di entrare in contatto con altre persone coinvolte nell'incidente della petroliera Enrica Lexie.

Si tratta delle condizioni già stabilite dal tribunale arbitrale, ma integrate con altre quattro richieste formulate da New Delhi. Il governo italiano dovrà inoltre informare New Delhi con una 'nota verbale' ogni tre mesi sulla situazione di Girone a partire dall’inizio di settembre. Salvatore Girone potrà quindi rientrare in Italia già nei prossimi giorni, forse addirittura domani: andrà a prenderlo a Delhi il generale Carmine Masiello, ufficiale dell’Esercito attuale consigliere militare di palazzo Chigi, e lo accompagnerà anche l'ambasciatore in India Lorenzo Angeloni.

L’impressione è che Matteo Renzi intenda “spendere” in termini politici il rientro a casa di Girone spacciandolo per una vittoria. Lo lascia intendere l’invio a Delhi del suo consigliere militare (sarebbe stato più consono inviare in India un ufficiale di Marina, ad esempio il comandante del suo reggimento), ma anche il tweet con cui Renzi ha annunciato che «Girone sarà con noi il 2 giugno» alla parata militare per la Festa della Repubblica. Il rientro di Girone conferma che se Roma si fosse rivolta subito al tribunale arbitrale entrambi i marò sarebbero rientrati in Italia già 4 anni or sono. L’attuale governo ha avuto il merito di aver scelto di percorrere finalmente questa strada, anche se dopo vari tentennamenti che hanno fatto perdere altro tempo prezioso.

Probabilmente in Italia nessuno dovrebbe vantarsi dell’esito della vicenda di Latorre e Girone, che ha gettato il discredito su tutta la Nazione, apparati politici e militari in testa. Il via libera della Corte Suprema al rientro di Girone, dopo quello di Latorre, lascia intendere che Nuova Delhi non ha interesse a portare avanti una vicenda in cui le autorità giudiziarie non sono neppure riuscite a imbastire un processo e in cui le prove dell’accusa sono state palesemente costruite in modo peraltro raffazzonato e dilettantistico mentre le testimonianze sono contraddittorie e facilmente confutabili. L’India sembra quindi voler chiudere la vicenda e quando tra due o tre anni il tribunale dell’Aja deciderà a chi attribuire la giurisdizione sarà ben difficile che i due marò possano venire trasferiti di nuovo in India.

L’unica contestazione della decisione della Corte Suprema è arrivata dal governatore dello Stato indiano del Kerala, Pinarayi Vijayan, che ha definito «inaccettabile» la posizione adottata dalla Corte. In una delle sue prime dichiarazioni dopo l'insediamento martedì nella carica di “chief minister” dello Stato del Kerala, dove avvenne nel 2012 l'incidente in cui morirono due pescatori, Vijayan ha ribadito che a suo avviso «i due fucilieri di Marina italiani devono essere processati in India». Secondo la televisione Ndtv, Vijayan ha anche sottolineato che «il governo centrale non è stato all'altezza fin dal primo momento nel modo come ha trattato il reato commesso» contro i pescatori indiani.