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IL BELLO DELLA LITURGIA

Girolamo, il sapiente che ci regalò la Bibbia "popolare"

A Girolamo si deve la Vulgata, traduzione in latino della Bibbia dall'antica versione greca ed ebraica, cosiddetta per il suo registro non particolarmente aulico ma, al contrario, alla portata del popolo. E' uno dei primi quattro dottori della Chiesa. Il suo motto è un programma di vita che riecheggia ancora oggi: “Adempio al mio dovere, ubbidendo al comando di Cristo: «Scrutate le Scritture». 

Cultura 29_09_2018

 Antonello da Messina, San Girolamo nello studio, Londra – National Gallery

 

“Adempio al mio dovere, ubbidendo al comando di Cristo: «Scrutate le Scritture»

Dal «Prologo al commento del Profeta Isaia» di san Girolamo.

Definizione di Dottori della Chiesa: “Scrittori illustri per santità di vita e ortodossia, ma soprattutto per la loro scienza eminente delle cose sacre, cui questo titolo è attribuito con decreto del Papa o del Concilio Ecumenico. Per quanto riguarda la Chiesa Occidentale, l’appellativo spetta, da principio ad Agostino, Ambrogio, Girolamo e Gregorio Magno”. Essendo quattro, in analogia e in alternativa agli Evangelisti, sono spesso rappresentati nei pennacchi delle cupole, quale fondamento della dottrina su cui poggia la Verità, o in numerosi dipinti in cui compaiono tutti insieme, attorno, per esempio, alla Vergine Maria, contraddistinti ciascuno dal proprio simbolo iconografico.

Sofronio Eusebio Girolamo è stato presbiterobiblistatraduttoreteologo e monaco, vissuto a cavallo tra il IV e il V secolo. La sua agiografia ha ispirato artisti di tutti i tempi che hanno sviluppato, principalmente, due iconografie. C’è chi l’ha rappresentato come un vecchio eremita vestito di stracci, riferendosi al periodo che trascorse da anacoreta nel deserto della Calcide, e chi, viceversa, ha immortalato il suo impegno di studioso delle Sacre Scritture. Lo ricordiamo: a questo grande uomo si deve la Vulgata, traduzione in latino della Bibbia dall'antica versione greca ed ebraica, cosiddetta per il suo registro non particolarmente aulico ma, al contrario, alla portata del popolo.  

Antonello da Messina scelse quest’ultimo soggetto per l’opera con cui, a metà degli anni Settanta del XV secolo, si sarebbe presentato a potenziali committenti in Laguna. San Girolamo nello studio è un olio su una tavola di tiglio di piccole dimensioni che contribuiscono a risaltare la ricchezza e la precisione dei particolari qui riprodotti, filtrate dalla conoscenza dei pittori fiamminghi. Fiamminghe sono la luce e l’ombra che si crea sul pavimento scorciato, le finestre sullo sfondo da cui s’intravvedono scorci di paesaggio, le mensole su cui sono distribuiti libri di ogni tipo e vasi per le erbe aromatiche. Fiamminga è la precisa costruzione dello spazio, basata su una rigorosa prospettiva che lo dilata, concentrando la nostra attenzione sul santo verso cui convergono le linee di fuga.

Il realismo è ancor più accentuato dalla cornice architettonica attraverso la quale si è invitati a osservare la scena e che introduce in un’atmosfera quasi sospesa nel tempo, carica di mistero e di simbologia, come le Sacre Scritture che il santo è intento a leggere. Sulla soglia due uccelli, la coturnice e il pavone, richiamano rispettivamente la Verità di Cristo e la Resurrezione. Le due piante, il bosso e il geranio, alludono alla salvezza divina e alla Passione.

E poi c’è il leone, simbolo iconografico di Gerolamo. Ancora una volta, anche per Antonello, il riferimento fu la Legenda Aurea. Racconta Jacopo da Varazze che Gerolamo estrasse una spina dalla zampa della belva feroce che da allora, finalmente ammansita, non lo abbandonò mai. Dai più questo episodio è letto come simbolo del dominio sulle passioni terrene.

La festa liturgica del santo dottore della Chiesa si celebra il 30 settembre.