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intercettazioni preventive

Giornalisti e politici spiati: Renzi solleva il caso

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Un libro recentemente uscito parla di oltre 400 utenze intercettate dai servizi segreti: possibilità prevista dal nostro ordinamento ma solo in caso di rischi per la sicurezza nazionale. Il leader di Italia Viva lancia l'allarme e chiede chiarimenti. Se non è una bugia allora siamo di fronte a un pericoloso precedente.

Politica 01_06_2023

Si chiamano intercettazioni preventive. Le può fare l’intelligence anche in assenza di un’inchiesta giudiziaria, ma solo quando si ritiene che sia in qualche modo in pericolo la sicurezza nazionale. Si tratta di uno strumento previsto dal nostro ordinamento giuridico, che però ne consente l’impiego soltanto in presenza di un’autorizzazione preventiva da parte del procuratore generale della Corte di Appello.

Questo significa che, salvo casi davvero eccezionali, i servizi segreti non possono mettersi a intercettare personaggi pubblici perché si tratterebbe di una gravissima violazione delle leggi vigenti e di un vulnus all’inviolabilità della riservatezza sancita dall’art.15 della nostra Carta costituzionale.

A far esplodere la polemica sull’argomento è stata nelle ultime ore una energica (e provvidenziale) presa di posizione di Matteo Renzi a commento dell’uscita del nuovo libro di Paolo Madron e Luigi Bisignani, dal titolo I potenti al tempo di Giorgia (editrice Chiarelettere). In quel volume si parla di oltre 400 utenze intercettate in modo preventivo dai servizi segreti. I due autori del libro fanno riferimento a un’inchiesta della Procura di Roma e «prima di arrivare a Palazzo Chigi – spiega l’ex premier – pare avessero detto a Giorgia Meloni che esistevano forme di controllo telematico di vari personaggi che ruotavano attorno al suo mondo. Si parlava di oltre 400 utenze captate». E allora Renzi si chiede giustamente che fine abbiano fatto quei dossier, e commenta allarmato: «Se Meloni fosse aggiornata su ciò che avviene nelle redazioni e nei partiti sarebbe a rischio la tenuta democratica del Paese».

Il sottosegretario alla Presidenza del consiglio dei ministri con delega ai servizi, Alfredo Mantovano viene chiamato in causa dal senatore di Rignano e ieri ha fatto sapere che si occuperà della questione per dare risposte precise nei prossimi giorni. Renzi lo incalza: «In quel libro c’è scritta una cosa molto chiara che mette il Governo e l’Autorità delegata, Alfredo Mantovano, davanti a due sole strade possibili: dire che è stata scritta una bugia, smentendo ufficialmente. Oppure venendo immediatamente a spiegare al Copasir cosa è accaduto, da quanto tempo e cosa sta accadendo ora».

In effetti, come lo stesso leader di Italia Viva argomenta, «esiste un confine di etica della democrazia che impedisce ai Servizi di intercettare giornalisti e parlamentari in questo sistema di intercettazioni preventive a strascico».

Ma la domanda è se, al di là di quanto scritto nel libro e ripreso con enfasi da Renzi, si tratti di casi isolati o, per converso, esista una prassi consolidata di violazione del principio costituzionale della riservatezza nelle comunicazioni interpersonali perché questo segnerebbe la sconfitta della democrazia e dei suoi valori fondanti, introducendo velenosi elementi di opacità nel delicato equilibrio tra poteri. All’epoca del Governo Conte, quando il premier volle tenere per sé la delega ai servizi, cosa accadde? Ci furono intercettazioni a strascico anche in quel periodo? Vennero acquisite illecitamente informazioni sensibili di giornalisti e politici per alimentare una sorta di sistema di ricatto nei confronti di qualcuno? Non è dato saperlo, anche se il volume di Bisignani e Madron pone più di un interrogativo e alimenta molti dubbi.

Ora c’è da attendersi una duplice reazione. La prima, come detto, da parte del Governo, affinchè rassicuri i cittadini smentendo queste ricostruzioni. La seconda da parte dei giornalisti, che rivendicano giustamente la loro libertà di non essere spiati nell’esercizio quotidiano della loro professione.

Per ora si è già detto preoccupato il presidente della Federazione nazionale della stampa italiana, Vittorio Di Trapani. «Decine di giornalisti intercettati dagli apparati di intelligence? Ritengo che sia urgente fare chiarezza su quanto denunciato da Matteo Renzi», ha affermato il sindacalista. «È vero – chiede – che numerosi giornalisti sono stati intercettati in maniera preventiva? Per quali ragioni di “sicurezza nazionale”? E che utilizzo è stato fatto di quelle intercettazioni? Serve un intervento chiarificatore del Sottosegretario Alfredo Mantovano. E ci aspettiamo una verifica anche da parte del Copasir».

C’è da augurarsi che, dopo la denuncia di Renzi, si vada a fondo in questa inquietante vicenda che, se non chiarita, rappresenterebbe un pericoloso precedente per il nostro Paese.