Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
San Guido Maria Conforti a cura di Ermes Dovico
Svipop
a cura di Riccardo Cascioli

CLIMA

Ghiacci, 5mila anni fa ce ne erano di meno

Sul sito climatemonitor, Luigi Mariani mette in evidenza una recente indagine paleoclimatica, nella quale si mostra che “le copertura glaciali marine nell’oceano glaciale artico sono state a lungo su livelli inferiori a quelli attuali. Ciò ha avuto luogo in particolare in un periodo che si estende da 10.000 a 4500 anni orsono”.

Svipop 05_03_2018

Sul sito climatemonitor, Luigi Mariani mette in evidenza una recente indagine paleoclimatica, nella quale si mostra che “le copertura glaciali marine nell’oceano glaciale artico sono state a lungo su livelli inferiori a quelli attuali. Ciò ha avuto luogo in particolare in un periodo che si estende da 10.000 a 4500 anni orsono”.

Va da sé che queste evidenze manifestano una verità “scomoda per tutti coloro che per anni hanno operato per accreditare la fase di arretramento glaciale odierna come un unicum...  Tutto ciò porta per l’ennesima volta a porre in evidenza le forzature operate sui dati provenienti dall’area artica e che mirano ad accreditare l’idea di eventi di scioglimento senza precedenti. In proposito ricordo la rara sintesi offertaci da An inconvenient truth di Al Gore, un film a dir poco “visionario” e che ha creato una immensa pletora di emulatori”.

 

È infatti palese che i nuovi dati disponibili mettono radicalmente in crisi le tesi e le previsioni di certa climatologia mainstream la quale, sulla maggior parte dei mass media, da anni va sentenziando che l'arretramento dei ghiacci condurrà a imminenti, inediti e rovinosi eventi di scioglimento ed è causato dal riscaldamento globale antropogenico, ossia dall'eccessiva emissione di gas serra (su tutti: l'anidride carbonica) ad opera dell'uomo “industrializzato”.

 

Quanto all'odierno arretramento dei ghiacci artici, è opportuno segnalare quanto precisato nel settembre 2017 su climatemonitor:

“Il volume totale dei ghiacci artici si mantiene su livelli bassi, per quanto in spettacolare recupero rispetto ad alcuni mesi fa, quando si era stabilito un record negativo di volume primaverile. A seguito di una estate fresca e nuvolosa l’anomalia volumetrica si è ridotta e il 2017 si chiude con un volume minimo comunque superiore rispetto a 2011, 2012 e 2016 e in pareggio statistico con il 2010.” (Alessandro Martinetti)