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IL PAPA URBI ET ORBI

“Gesù è nei bimbi preda dei trafficanti di esseri umani”

Nel tradizionale messaggio natalizio Urbi et Orbi, alla città di Roma e al mondo, Papa Francesco ha richiamato al segno del Bambino per riconoscerlo «nei volti dei bambini, specialmente di quelli per i quali, come per Gesù, “non c’è posto nell’alloggio”»

Ecclesia 26_12_2017

Nel tradizionale messaggio natalizio Urbi et Orbi, alla città di Roma e al mondo, Papa Francesco ha richiamato al segno del Bambino per riconoscerlo «nei volti dei bambini, specialmente di quelli per i quali, come per Gesù, “non c’è posto nell’alloggio”».

In particolare, ha detto, quello dei «molti bambini costretti a lasciare i propri Paesi, a viaggiare da soli in condizioni disumane, facile preda dei trafficanti di esseri umani. Attraverso i loro occhi vediamo il dramma di tanti migranti forzati che mettono a rischio perfino la vita per affrontare viaggi estenuanti che talvolta finiscono in tragedia». La predicazione di Francesco in questo Natale 2017 si è concentrata sul tema dei rifugiati e dei migranti, perché, aveva detto nella messa della notte di Natale, occorre «trasformare la forza della paura in forza della carità, in forza per una nuova immaginazione della carità. La carità che non si abitua all’ingiustizia come fosse naturale, ma ha il coraggio, in mezzo a tensioni e conflitti, di farsi “casa del pane”, terra di ospitalità».

Quando nell’ottobre scorso il Papa ha visitato la città di Bologna partendo dall’hub regionale di accoglienza migranti in via Mattei, si era ritrovato davanti dei cartelli che chiedevano un aiuto “per avere i documenti”; Francesco interruppe il discorso scritto e fece un riferimento proprio a questi cartelli, lasciando implicitamente intendere che si sarebbe impegnato per risolvere il problema. Nella messa della notte di Natale ha indicato Maria e Giuseppe che si recano a Betlemme per il censimento come una specie di “migranti” in cerca di una casa, e ha detto che loro sono «i primi ad abbracciare Colui che viene a dare a tutti noi il documento di cittadinanza»; una frase ricca di significato, probabilmente anche politico e non solo religioso.

I volti dei bambini in cui riconoscere Gesù sono stati elencati durante il messaggio Urbi et Orbi, nel contesto di «un mondo su cui soffiano venti di guerra e un modello di sviluppo ormai superato continua a produrre degrado umano, sociale e ambientale». 

Gesù bambino va cercato «(…) nei bambini del Medio Oriente, che continuano a soffrire per l’acuirsi delle tensioni tra Israeliani e Palestinesi (…) nei volti dei bambini siriani, ancora segnati dalla guerra che ha insanguinato il Paese in questi anni (…) nei bambini dell’Iraq, ancora ferito e diviso dalle ostilità che lo hanno interessato negli ultimi quindici anni, e nei bambini dello Yemen, dove è in corso un conflitto in gran parte dimenticato (…) nei bambini dell’Africa, soprattutto in quelli che soffrono in Sud Sudan, in Somalia, in Burundi, nella Repubblica Democratica del Congo, nella Repubblica Centroafricana e in Nigeria (…)». Nei volti dei «bambini di tutto il mondo dove la pace e la sicurezza sono minacciate dal pericolo di tensioni e nuovi conflitti», quindi un cenno alle situazioni della Penisola coreana, del Venezuela, dell’Ucraina, di Myanmar e Bangladesh, poi in generale «quelli a cui è stata rubata l’infanzia, obbligati a lavorare fin da piccoli o arruolati come soldati da mercenari senza scrupoli».

«Come la Vergine Maria e san Giuseppe, come i pastori di Betlemme», ha concluso Francesco, «accogliamo nel Bambino Gesù l’amore di Dio fatto uomo per noi, e impegniamoci, con la sua grazia, a rendere il nostro mondo più umano, più degno dei bambini di oggi e di domani».