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UN PROCESSO SEMISERIO

Gesù condannato e rieducato. Ma sentiremo parlare ancora di lui...

Gesù è sotto processo. Il PM Eresio De Malo nella sua requisitoria ha dipinto l’imputato come un pericolosissimo criminale. A lui sono addebitati una serie di gravi delitti che vanno dall’associazione a delinquere di stampo mafioso alla truffa, dall’induzione al suicidio all’evasione fiscale, dall’abuso di credulità popolare alla minaccia aggravata. La condanna capitale verrà eseguirà il prossimo venerdì 7 aprile, ma il condannato ha dichiarato che “la sua vicenda non finirà in quel giorno”.

Ecclesia 06_04_2023

E venne finalmente l’ultimo giorno del processo. Imputato, Gesù di Nazareth. Avvocato difensore, sua madre Maria di Nazareth. Pubblico Ministero, Eresio De Malo. Giudice, il dottor Etero D’Osso. Nella giuria popolare sedevano, tra gli altri, i signori Maledict Woke, Lovelina Inclusiva e Gaio Mitù.

L’aria in tribunale era tanto tesa quanto distesa l’espressione dell’imputato. Con veemenza il PM De Malo attaccò la sua arringa finale. “Signor Presidente! Membri della Giuria! E voi tutti che oggi sedete in quest’aula non assetati di giustizia, ma divorati da un’arsura desertica di giustizia! Qui davanti a voi siede un imputato che assomma nella sua persona molteplici ruoli: il criminale, il sobillatore di folle, il terrorista, il folle. Molti, moltissimi sono i suoi capi di accusa che durante questo processo sono emersi in tutta la loro evidenza. Le prove a suo carico sono poi risultate schiaccianti. Ripercorriamo brevemente sia i primi che le seconde”. E qui il PM, che pareva un grosso corvo minaccioso avvolto com’era nella sua nera toga, fece una pausa dal sapore profondamente teatrale.

“Il di Nazareth qui presente è prima di tutto accusato di associazione a delinquere di stampo mafioso con finalità di terrorismo. Lui insieme ad altri dodici membri della sua cosca – anch’essi indagati - tramavano ai danni dello Stato. Ne abbiamo avuto prova con la testimonianza di un pentito, Giuda Iscariota, che, in qualità di tesoriere della cosca, ci ha fornito rapporti dettagliati sulle loro trame eversive. Come infatti potremmo altrimenti descrivere il tentativo di rovesciare leggi fondamentali dello Stato come quella sul divorzio, sull’aborto, sull’eutanasia, sulla fecondazione artificiale e sulle nozze gay? Come giudicare l’affermazione del di Nazareth di fronte al prefetto Pilato secondo la quale lui non è un semplice cittadino dello Stato, bensì monarca assoluto che ha potere anche sul prefetto stesso?

Il sospetto poi che tale associazione di loschi individui - che agivano sotto la copertura di lavori comuni come il pescatore o il carpentiere per citare lo stesso di Nazareth (uno addirittura era impiegato presso l’Agenzia delle Entrate!) – abbia natura mafiosa è avvalorata dal fatto che l’imputato – soprannominato “Il Cristo” o “Il Salvatore” -  spesso si presentava come semplice mandatario, essendo il mandante un certo padre, dunque esplicitamente un padrino a capo di una cupola che, così ci informano gli inquirenti, ha affiliati in tutto il mondo, i quali si riuniscono, ormai quasi in segretezza, una volta a settimana.

Un altro capo di accusa che pende sulla testa dell’imputato è la minaccia aggravata a danno di quelle associazioni LGBT che organizzano iniziative educative nelle scuole. Sappiamo bene cosa egli pensi dell’omosessualità – ci torneremo tra breve – e una volta ebbe a dire – e lo ha ripetuto qui in aula davanti a tutti senza vergogna e senza propositi di pentimento – che chi scandalizza i bambini – cito testualmente – “sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino, e fosse gettato negli abissi del mare”. Fate due più due e capirete che questo anatema è una vera e propria minaccia di morte!

Poi abbiamo la diffamazione. A questo proposito pare che vi siano ben quattro biografi che vogliono propalare le assurdità del di Nazareth e, se così fosse, verrebbe a concretarsi il reato di diffamazione a mezzo stampa. Perché diffamazione? Un suo fedelissimo, un certo Paolo di Tarso che sta scontando già una condanna a Roma per turbativa dell’ordine pubblico, durante una intercettazione riferì, come pensiero del suo capo il qui presente Gesù di Nazareth, che questi avrebbe mandato a morte eterna – tale fu l’espressione usata – chi, senza pentirsi, tradisce la moglie, chi compie atti omosessuali, chi accumula denaro solo per accumularne altro e chi addirittura adora gli idoli. Un potenziale serial killer che doveva essere fermato il prima possibile! Anzi, un vero stragista! E anche di fronte a queste accuse l’imputato ha rivendicato il contenuto di quelle intercettazioni, fino a quando, incalzato dal sottoscritto, si è chiuso in un misterioso silenzio, avvalendosi della facoltà di non rispondere.

Inoltre abbiamo l’apologia di reato. E qui potrà continuare ad ascoltare solo chi è forte di stomaco. Il di Nazareth è infatti a favore del cannibalismo!”. L’uditorio fu allora scosso da un brivido di ribrezzo e un brusio di disgusto serpeggiò nell’aula. “Più volte ha fatto intendere che darà se stesso da mangiare ai propri affiliati. Eravamo rimasti ai patti di sangue nei riti mafiosi. Qui siamo al tribalismo più truce!

Passiamo all’abuso di credulità popolare e circonvenzione di incapace. Costui ha ingannato un numero imprecisato di persone facendogli credere di aver super poteri che in realtà sono solo giochetti di prestigio. Grazie a tali giochetti molti creduloni sono stati plagiati e, alcuni di essi, sono stati anche convinti a donare tutte le proprie sostanze alla sua organizzazione e a farsi poveri. Una condotta questa che si qualifica come reato di truffa aggravata. Il suo ascendente è però indiscutibile. Le cronache ad esempio ci hanno raccontato la vicenda di un suo ex braccio destro, Giovanni detto il Battista. Si fece tagliare la testa dal clan degli Erodiadi, in lotta da tempo contro quello dei Cristiani, pur di non tradire il proprio capo.

Ma continuiamo la nostra carrellata di reati citando l’induzione al suicidio. Il di Nazareth infatti una volta disse: “Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto”. E in un’altra occasione: “Chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà”. Non è forse questo un sobillare contro la vita di ognuno? Un voler instillare un veleno mortifero nelle orecchie dei semplici per mezzo di metafore azzardate? Uno spingere dolcemente verso il baratro le menti più indifese?

Vi sono poi reati legate all’evasione fiscale. Sappiamo per certo che il di Nazareth ha un panificio e una pescheria. In particolare risultano agli atti alcune partite di pani e pesci prodotte in gran quantità, ma l’imputato non è stato in grado di indicarci la provenienza. Mancano le bolle di accompagnamento del pesce (non si sa quando, dove e con che imbarcazione abbia pescato tutto quel pesce), mancano le fatture che comprovano l’acquisto della farina. Il di Nazareth, torchiato dal sottoscritto, è entrato in evidente stato confusionario dato che ha continuato a ripetere che quel pesce e quei pani li avrebbe creati lui dal nulla. Tipica affermazione di chi ha ormai le spalle al muro.

Poi abbiamo un’infinità di condotte contrarie all’ordine pubblico. Vuole capeggiare una insurrezione popolare attentando così all’integrità dello Stato: “Non sono venuto a portare pace, ma una spada”, così disse. Ha in animo di dividere i nuclei familiari. Sue testuali parole: “Sono venuto infatti a separare il figlio dal padre, la figlia dalla madre, la nuora dalla suocera: e i nemici dell'uomo saranno quelli della sua casa”.

Infine il danneggiamento e la violenza privata. Finì su tutti i giornali il suo attacco d’ira che lo portò a devastare molti esercizi commerciali presenti nella sinagoga della sua città e a impedire che i commercianti continuassero a vendere.

Viene ora da domandarsi: è costui un pazzo? Sì, lo è. La perizia psichiatrica, condotta dalla dottoressa Gramigna Zizzania, docente presso l’Università dell’Insipienza a Roma,  ha evidenziato megalomania – vi ricordo solo che l’imputato si crede Dio – aggressività esplosiva – rammento l’avvenimento a danno dei commercianti prima menzionato - sindrome da persecuzione – sue testuali parole: “Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi” -  delirio di onnipotenza – pensa di non morire mai e rivendica il fatto di aver resuscitato anche un tizio della sua accolta, nonché di ricostruire in soli tre giorni edifici andati distrutti – disforia identitaria con tratti schizofrenici – ritiene di essere se stesso e nello stesso tempo di essere il proprio padre – narcisismo – basti ricordare una sua frase: “Io sono la via, la verità e la vita” oppure un’altra di eguale tenore: “Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di me non è degno di me” – sindrome da alienazione con elementi psicotici – ad esempio asserisce che sua madre sia vergine – pensieri ossessivi compulsivi – è fissato con questa sua teoria della salvezza tanto da divorarlo come un fuoco, per citare a memoria una sua espressione. La dott.ssa Zizzania inoltre ritiene che l’imputato assuma sostanze psicotrope dato che crede di volare: parla spesso di andare in cielo e di ritornare sbucando dalle nubi. E’ una tipica allucinazione di chi fa uso di acidi.

Anche a motivo di questa sua manifesta insania, il soggetto è estremamente pericoloso per sé e per gli altri. E prima di formulare la mia richiesta di condanna lasciatemi lo spazio per un commento personale che suonerà, me ne rendo ben conto, come un amaro sfogo”. Un’altra pausa ancor più teatrale della precedente e poi riprese: “Lo storico imperiale Tacito definì i cristiani nemici del genere umano. Così è per noi! Non c’è posto nella nostra società per una persona come Cristo o per i suoi seguaci perché non rispettano le nostre regole, i nostri ideali e i nostri principi. Non hanno nulla a che vedere con le persone per bene, non hanno nulla a che vedere con noi!”

Si asciugò la fronte, madida di sudore, con un fazzoletto rosso con sopra stampato il viso barbuto di Che Guevara e infine prese la parola per un’ultima volta: “Chiedo quindi un periodo di rieducazione, nonché di disintossicazione, in un centro LGBT di massima sicurezza a cui seguirà, se l’imputato darà prova di ravvedimento, un periodo di lavori socialmente utili presso la segreteria del Partito Radicale e presso un consultorio di una clinica abortiva”.

Finita la requisitoria, il giudice e i giurati si ritirarono in camera di consiglio. Dopo quattro minuti uscirono con il verdetto: “Colpevole per tutti i capi di accusa”. Gesù uscì dall’aula ammanettato, serio ma sereno in volto. Come richiesto dal PM, venne internato in un centro LGBT, ma dato che molti degli appartenenti di questo centro cambiarono vita dopo averlo conosciuto e altrettanti si misero a linciare il condannato, fu deciso che il di Nazareth non si fosse per nulla ravveduto. Per i reati commessi durante questo periodo fu nuovamente condannato, condannato a morte questa volta. La sentenza verrà eseguita venerdì 7 aprile 2023.

L’avvocato di Gesù propose subito appello: evidentemente a causa di un errore materiale del tribunale, la sentenza di appello fu fissata per domenica 9 aprile, dopo l’esecuzione della  prima sentenza che infatti non è stata annullata. Insomma Gesù di Nazareth non potrebbe mai arrivare all’appello di domenica perché sarebbe già morto il venerdì prima. Riguardo all’appello, l’avvocato Maria di Nazareth non ha però proposto una modifica della data e si è mostrata assai fiduciosa: “Questa volta, state pur certi, vinceremo!”. Da parte sua il condannato, in un’intervista rilasciata in esclusiva al quotidiano La Nuova Bussola Quotidiana, ha dichiarato: “La mia vicenda non finirà quel venerdì 7 aprile. Sentirete parlare di me ancora a lungo”.