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SHARIA

Germania, la "polizia islamica" è legale

Era il settembre del 2014, quando nove tedeschi di religione islamica venivano arrestati a Wuppertal. Avevano organizzato un servizio di ronde di quartiere, per far rispettare le regole della sharia. Ora il tribunale di primo grado ha emesso la sentenza di assoluzione: le ronde islamiche non violano la legge.

Libertà religiosa 11_12_2015
Sven Lau

Era il settembre del 2014, quando nove tedeschi di religione islamica venivano arrestati a Wuppertal. Avevano organizzato un servizio di ronde di quartiere, per far rispettare le regole della sharia, la legge coranica. Ora il tribunale di primo grado ha emesso la sentenza di assoluzione: a quanto pare, con il loro servizio di ronde islamiche, non avrebbero infranto alcuna legge. La pubblica accusa ha fatto ricorso in appello.

Si erano chiamati “Sharia police, in inglese, per farsi vedere e capire anche da un pubblico internazionale. “Sharia police” era scritto sulle loro casacche catarinfrangenti, così come era esposto il cartello (sempre in inglese) della “Sharia Controlled Zone” (zona controllata dalla sharia). Si appostavano di fronte ai locali pubblici, per invitare i musulmani a rispettare la legge coranica, così come viene interpretata nei regimi sunniti: vietate scommesse, discoteche, musica dal vivo, pornografia e prostituzione, droga e bevande alcoliche. Si erano fotografati, avevano fatto circolare in Internet un video sulle loro pattuglie. Finché non erano stati arrestati. La sentenza di assoluzione stabilisce che la loro azioni non costituisce intimidazione e neppure una violazione del divieto di indossare divise. Mancava solo una pacca sulle spalle per questi bravi ragazzi che impediscono ai loro correligionari di non cadere nelle numerose trappole della "trasgressione occidentale" e poi il quadro sarebbe stato completo.

La “polizia islamica”, però, è un primo passo verso la creazione di uno Stato islamico vero e proprio. Uno Stato nello Stato, come altri integralisti hanno provato a fare a Londra, stanno tuttora provando a fare a Oslo e come, nella pratica, hanno già a Bruxelles/Molenbeek. Nel gruppo dei fondamentalisti di Wuppertal spicca un tedesco di Germania (non un immigrato, dunque), Sven Lau, un predicatore già nel mirino dei servizi di sicurezza per un suo viaggio in Siria, dove si era recato nel 2013, ufficialmente in missione umanitaria. Di quell’esperienza era emersa una sua foto con un kalashnikov a tracolla, su un carro armato. E’ sospettato di reclutamento di musulmani in Germania da inviare a combattere in Siria e Iraq. Ha già la fedina penale sporca.

Sven Lau non è il solo ad appartenere a questo tipo di islam tedesco. Ahmad Mansour, ex membro della Fratellanza Musulmana, ha dedicato la sua ultima fatica, Generazione Allah, alla radicalizzazione dell’ambiente islamico in Germania. Per questo autore, di origine arabo-israeliana, il governo di Berlino non ha gli strumenti per affrontare questa minaccia (come sembrerebbe di capire anche da quest’ultima sentenza di assoluzione alla polizia islamica). Intervistato sul suo studio da Die Welt, Mansour ritiene che sempre più musulmani tedeschi credano “in teorie della cospirazione, nutrono un odio antisemita e non pensano in termini democratici”. Per costoro: “L’islam è l’unica identità” e le nuove generazioni, indottrinate da fondamentalisti, si radicalizzano. Se non ci sono stati ancora attentati, è perché “Siamo stati molto fortunati, finora. Sfortunatamente, potremmo non esserlo così anche in futuro”, come commenta onestamente il ministro dell’Interno Thomas de Maizière.

Il numero di fondamentalisti islamici salafiti, in Germania è limitato: al di sotto delle diecimila unità su una popolazione musulmana di 4 milioni di persone. Tuttavia impressiona il ritmo di crescita: quelli tenuti sott’occhio per le loro tendenze estremiste sono raddoppiati nel giro di cinque anni, secondo le stime dell’intelligence tedesca. Questo rivela la capacità di proselitismo dei gruppi estremisti, ma anche la loro capacità di infiltrarsi fra i nuovi arrivati, fra i profughi soprattutto. La Germania, con la sua politica della porta aperta, benché rivista dopo poco tempo, è comunque il paese europeo che accoglie più rifugiati in assoluto. La possibilità che la massa di rifugiati venga manipolata dai salafiti è concreta, non un “pericolo astratto”, come finora avevano assicurato i servizi di intelligence. Hans Georg Maassen, a capo della BfV (servizi di sicurezza) in un’intervista rilasciata al Rheinische Post, afferma che: “Molti richiedenti asilo hanno un background religioso islamico sunnita e in Germania sono accolti da un ambiente salafita che li vede come un bacino di reclutamento. Stiamo osservando come i salafiti si palesino nei centri di accoglienza nelle vesti di volontari e operatori umanitari, cercando deliberatamente un contatto con i rifugiati, invitandoli nelle loro moschee per reclutarli alla loro causa”.