Gérard, una vita sbagliata, affascinata da sant'Agostino
Era il terzo figlio e sua madre non lo voleva proprio. L'aborto, però, fallì e nacque così Gérard Depardieu. Venne su come un mezzo delinquente, un teppistello da strada disposto a tutto. Poi il successo nel grande cinema, fino alle ultime disavventure politiche. Storia di una vita "sbagliata", affascinata da sant'Agostino.
Qual è l’attore francese più famoso del mondo? Facile: Gérard Depardieu. Nella mecca del cinema, Hollywood, per uno straniero non è facile entrare, anche perché si deve padroneggiare a menadito l’idioma americano. Prima di Depardieu, certo, altri francesi ci hanno messo piede, ma sempre in numero risicato: Jean Gabin, Yves Montand (che era italiano), Alain Delon, Jean-Paul Belmondo, Brigitte Bardot, Catherine Deneuve… Oggi, possiamo citare Vincent Cassel e Charlotte Gainsbourg, Eva Green e Sophie Marceau. Ma quando Hollywood deve far rivivere un personaggio storico o letterario di grande spessore, non comprimario, ma protagonista o cameo di rilievo, anzi mattatore, è a Depardieu che ricorre.
É stato Danton per Wayda, il “miserabile” Jean Valjean, il gran maestro dei templari Jacques de Molay, il cardinale Mazzarino, il poliziotto napoleonico Vidocq, il moschettiere Porthos, il gallo Obelix, Cristoforo Colombo, un sanguigno Cyrano de Bergerac (che lo candidò all’Oscar), più una serie interminabile di personaggi di ogni genere, cosa che ne ha fatto uno degli attori più versatili del cinema internazionale. Come spesso accade alla gente di successo la cui faccia è conosciuta da gran parte degli abitanti del pianeta, giunto a sessantasei anni il Nostro ha deciso di farsi conoscere davvero, dando alle stampe un’autobiografia in cui non nasconde di sé nemmeno ciò che farebbe vergognare altri. Il libro si intitola Ça c'est fait comme ça, ("È andata così") e non è ancora stato tradotto in Italia. Tuttavia, leggendo le recensioni la prima cosa che colpisce è la confessione di essere sopravvissuto a un aborto.
Era il terzo figlio e sua madre non lo voleva proprio. Ma l’aborto in Francia sarebbe stato legalizzato solo nel 1975 (legge Veil) e nel 1948 si doveva ricorrere alle cosiddette mammane o al fai-da-te. La signora Depardieu optò per quest’ultimo metodo e provò coi ferri da calza. Ma ottenne solo di farsi male e alla fine desistette. Nacque così Gérard e, da come crebbe, ci si potrebbe ricamare sopra due filoni di pensiero: uno sintetizzato dalle lagnanze della madre (avevo ragione a non volerti!), l’altro, più psicanalitico, ipotizza l’introiezione di una «sindrome del rifiutato» fin da quando il Nostro era un feto. Sia come sia, il fatto è che Gérard venne su come un mezzo delinquente, un teppistello da strada che, scoperto quanto piacesse agli omosessuali, non esitò ad approfittarne. Si prostituiva. Con chi capitava, anche coi camionisti. Per soldi. Qualche cliente veniva da lui lasciato in bianco, menato e derubato. Problemi con la polizia, naturalmente, e i flic francesi non sono famosi per i guanti di velluto.
Quando era a corto di soldi il giovane Gérard non aveva remore a penetrare di notte nei cimiteri per trafugare dalle salme orologi, anelli, collanine e ogni altro ammennicolo di pregio atto alla rivendita. Insomma, un debosciato. Per il resto, bacco, tabacco e venere. E «lavori» che permettessero di non restarne mai privo. Finché un conoscente (possiamo immaginare di che genere) non lo introdusse alla scuola di arte drammatica, immaginiamo sostenendone le spese. Il resto è storia. Una carriera folgorante. Col solito codazzo “artistico” di alcolismo, matrimoni falliti, prole disseminata per ogni dove, un figlio tossico morto giovane schiantato sulla moto. E una “vita spericolata” che continua imperterrita. Ma non da artiste maudit, di quelli che la depressione porta fatalmente al suicidio.
No, Depardieu è sempre allegro, guascone, ottimista e combattivo. Di tasca sua ha salvato dalla bancarotta una miriade di piccole botteghe tradizionali a conduzione familiare che i megacentri commerciali avevano destinato alla chiusura. Non ha esitato a mandare a quel paese a male parole il suo presidente Hollande e l’intero governo nazionale che, applicando la vetusta e fallita ideologia socialista, pretendono di portargli via in tasse più di tre quarti dei suoi guadagni. Già: al grido di «chi ha di più paghi di più», uno come Depardieu si ritrova a lavorare undici mesi all’anno per lo Stato francese. E lui, con gran concorso di fotografi, ha chiesto la cittadinanza belga. Poi, accortosi che sono socialisti pure là, ha preso il passaporto russo, trovando in Putin uno ben felice di accogliere lui e i suoi soldi. Vedi le foto in cui un grassissimo Depardieu abbraccia il minuto ma asciutto Vladimir.
Già: il Nostro fa eccezione pure in questo. Non gliene frega niente della forma fisica, diversamente dai suoi colleghi che passano metà della vita in palestra. Né della cattiva fama, in Occidente, dello zar di tutte le Russie. Anzi, può permettersi di togliersi qualunque sassolino dalle scarpe. Come quando ha definito i registi italiani «comunisti con le case», alludendo al parco di lussuose ville posseduto dagli stessi. Gli ha fatto recentemente eco un’altra che la carriera l’ha fatta e ormai «con quella bocca può dire ciò che vuole» (lo slogan pubblicitario che la rese famosa in «Carosello»), Virna Lisi: in Italia, nel mondo dello spettacolo, se non sei di sinistra non lavori, ha detto. Dal che si deduce che, prima di venire ricoperta di premi per la sua interpretazione di Caterina de’ Medici ne La regina Margot, o era allineata pure lei o, pur avendo una bocca durban’s, per sicurezza stava sempre zitta.
Certo, con Depardieu la lista di quelli che grazie a un aborto mancato hanno fatto soldi e carriera comincia a essere lunga. Ma finora erano soprattutto calciatori brasiliani come Silva e Ronaldo, o cantanti come Justin Bieber e Andrea Bocelli. Gli ci mancherebbe, per l’happy end secondo il punto di vista dei lettori della Nuova Bussola Quotidiana, che si convertisse. No, non ci siamo ancora. Però l’agenzia zenit.org del 9 ottobre 2014 ci informa della singolare fascinazione del Nostro per sant’Agostino. Édal 2003 che Gérard Depardieu legge e commenta pubblicamente brani delle Confessioni. L’ha già fatto in Notre-Dame, al Louvre, nel duomo di Strasburgo e nella cattedrale di Bordeaux. E continua in teatri, musei, università. Si tratta di una sua iniziativa, cominciata in privato per gli amici. Voi direte anche Benigni legge e commenta Dante, e che si è pure sposato in chiesa. Tuttavia, Benigni è nato come comico alle Feste dell’Unità e non sembra essersi allontanato dall’ideologia di nascita; il matrimonio religioso l’ha voluto sua moglie Nicoletta, che ha tra i suoi antenati papa Braschi (Pio VI, quello morto in un carcere giacobino). Invece Depardieu è nato per sbaglio, è cresciuto nei vicoli e l’unica ideologia in cui si riconosce è il disordine personale. Di cui, a differenza di tanti altri, non ha mai fatto una bandiera. Vedremo come va a finire.