Geninazzi: «Che errore per i cattolici innamorarsi di Putin»
La crisi in Ucraina è giunta a uno stallo, con una fragile tregua nelle regioni del Donbass. Nel frattempo ha provocato dibattiti, lacerazioni anche nel mondo cattolico italiano. Una parte ammira Putin, un’altra lo teme. Ne abbiamo parlato con Luigi Geninazzi, inviato de Il Sabato e di Avvenire.
La crisi in Ucraina è giunta a uno stallo, con una fragile tregua nelle regioni del Donbass. Nel frattempo ha provocato dibattiti, lacerazioni anche nel mondo cattolico italiano. Sui fatti in Ucraina esistono due differenti interpretazioni che si scontrano e dividono profondamente il mondo cattolico al suo interno. Una parte ammira Putin, un’altra lo teme.
È tempo di fare dei bilanci. E ne abbiamo parlato con Luigi Geninazzi, inviato de Il Sabato e di Avvenire nell’Europa dell’Est. Ha assistito alla crisi del sistema comunismo, all'affermazione di Solidarnosc in Polonia, ai tempi del comunismo, poi alle rivoluzioni di velluto e alle crisi post-comuniste. Geninazzi è autore de L’Atlantide Rossa (edito da Lindau, Milano 2013) ed ha conosciuto personalmente tutti i grandi protagonisti dell’“inspiegabile” fine del gigantesco impero comunista in Europa.
Luigi Geninazzi, la ratifica dell’Accordo di Associazione è rimasta a metà. La parte economica è rimandata al 2016. Ha vinto l’Unione Europea o la Russia?
Io direi, prima di tutto, che questo tema dell’Accordo di Associazione è stato sfruttato e distorto dalla propaganda di Putin. Il Cremlino vuol far credere che tutta l’origine della crisi ucraina sia l’Ue e alla sue spalle gli Usa, che avrebbero fatto di tutto per strappare l’Ucraina al suo “terreno naturale”, cioè il legame storico, religioso e culturale con la Russia. Se si può accusare di qualcosa l’Ue, è semmai proprio di aver sottovalutato la crisi. Ma non è vero che Bruxelles o Washington abbiano “fatto di tutto” per portare l’Ucraina dalla loro parte. Ancora adesso non gliene importa nulla. È stata l’Ucraina che ha chiesto di aderire. Addirittura è stato un presidente filo-russo, Yanukovic, a chiederlo. Ha fatto marcia indietro, solo perché Putin gli ha intimato di farlo. Ovviamente sarebbe stata meglio una trattativa più sofisticata, una triangolazione fra Bruxelles, Kiev e Mosca, cosa che non hanno fatto. Ora hanno spostato la data dell’adesione al libero scambio al 2016 proprio per fare, fuori tempo massimo, questo tipo di trattativa. Ma ormai Putin ha preso ben altre decisioni. Personalmente, comunque, non credo che Mosca avrebbe accettato una triangolazione nel 2013, probabilmente Putin avrebbe detto di “no” già allora. Ma è comunque falso, è una leggenda nera, considerare l’Ue e gli Usa come i primi “aggressori”, come coloro che hanno imposto l’Associazione: è stata l’Ucraina a chiedere l’adesione, dovevamo rispondere negativamente?
Alcuni articoli paragonano addirittura l’Ucraina a una crisi dei missili di Cuba alla rovescia, con la Nato che intende piazzare le sue basi alle porte di Mosca…
Direi proprio che sta avvenendo il contrario. In Ucraina c’è stata un’aggressione vera e propria da parte della Russia. Il 1 marzo, questi “omini verdi” (Putin diceva fossero marziani … solo dopo tre settimane ha ammesso che fossero uomini dell’esercito russo) hanno occupato la Crimea, violando il Memorandum di Budapest sull’inviolabilità dei confini ucraini, sottoscritto anche da Mosca nel 1994. E non era un accordo da poco, considerando che anche allora si temeva una guerra per la Crimea. Eltsin, con molto buon senso, si accontentò della base di Sebastopoli e lasciò intatti i confini ucraini. Allora sia la Russia che l’Ucraina possedevano armi atomiche: i confini furono garantiti in cambio del disarmo nucleare di Kiev. Quello del 1994 era dunque un accordo fondamentale. E Putin l’ha stracciato. Ora: davanti a un simile gesto, l’Occidente non ha fatto nulla. Ha detto che era un “atto gravissimo”, ma non ha fatto nulla, se non qualche sanzione. Se la Nato fosse una realtà capace di rispondere, avrebbe subito dovuto reagire. Senza arrivare alla guerra, si sarebbe dovuto lanciare un duro messaggio seguito da azioni concrete, anche perché si sapeva che Putin non si sarebbe fermato alla Crimea, ma mirava già alla “Novorossija”, all’Est ucraino.
In Italia, un’ampia fetta dell’opinione pubblica vede però l’azione russa come una difesa da un’aggressione occidentale e da una “giunta fascista” ucraina. Come si spiega?
Questo non vuol dire che a Kiev non vi siano partiti di destra: c’è Pravy Sektor (nazionalista), che però conta poco. Non è da sottovalutare: a causa dell’attacco di Putin, purtroppo, il nazionalismo può prendere piede. L’ultra-nazionalismo russo sta facendo nascere un ultra-nazionalismo anche in Ucraina: è inevitabile. Per quanto riguarda la destra occidentale e mi riferisco soprattutto alla destra italiana, anche moderata, si è diffusa un’ampia simpatia per Putin. Per due motivi. Primo: non si conoscono i fatti e si dà ascolto solo alla propaganda russa, crede alla tesi che Usa e Ue abbiano voluto “strappare” l’Ucraina al suo ambito naturale. Ma perché si vuole credere a questa assurdità? E qui entra in gioco il secondo fattore: l’Occidente odia se stesso. E purtroppo ce ne sono di motivi: Obama è un presidente riluttante che non sa che pesci pigliare, l’Ue sta annegando in una crisi economica da cui sembra non uscire più, a Bruxelles ci sono 28 Paesi che girano a vuoto. Non è un bello spettacolo. Abbiamo sviluppato un tale rigetto per le nostre classi dirigenti che, quando appare un uomo forte, che esprime l’idea chiara “qui comanda lo Stato!”, quando quest’uomo con metodi duri difende i valori tradizionali, difende la famiglia naturale, dice di voler difendere i cristiani in Medio Oriente, a molti appare come l’ideale dello statista. E non si accorgo che, questa retorica, fa parte del cinico gioco di Putin. Al presidente russo interessa solo l’affermazione dell’identità russa. Ha sempre sostenuto che le altre nazioni, come l’Ucraina, non esistano. Per lui è come un “salame da tagliare a fette”, come ha detto a Bush nel 2008. Putin ha un concetto di Stato che non difende i suoi cittadini: difende solo i russi, anche quando vivono in un altro Paese, come l’Ucraina, la Moldavia, l’Estonia o la Lettonia. Mentre, all’interno dei suoi confini, i cittadini non russi sono trattati come persone di serie B. Sa come chiamano i caucasici? I “negri”, una “razza inferiore”, anche se sono parte della Federazione Russa. Stiamo tornando indietro, a una logica nazionalista, che porta all’espansione di una sfera di influenza. “Questa non la dovete toccare, è roba mia”, dice Putin dell’Ucraina.
Un altro argomento a favore di Putin è di averlo come alleato nella lotta contro l’islam radicale…
Negli ultimi 30 anni sono stato molte volte in Russia ed ho assistito personalmente ai metodi con cui Putin combatte gli islamici radicali e come ha “debellato” il terrorismo. Sono stato a Grozny, capitale della Cecenia, sono stato al Teatro Dubrovka di Mosca, che era stato catturato dai terroristi, sono stato alla scuola sequestrata a Beslan, dieci anni fa. Putin ammazza gli ostaggi. Questo è il suo metodo. La gente si è dimenticata di come combatte il terrorismo uccidendo gli innocenti? Ha mandato le teste di cuoio al Teatro Dubrovka e ha ammazzato 285 ostaggi. Cosa ha fatto in Cecenia? Ha distrutto Grozny, che sembrava Dresda, rasa al suolo con migliaia di civili uccisi. A Beslan: centinaia di bambini e insegnanti uccisi dalle teste di cuoio. È così che intendiamo combattere il terrorismo? La gente non si ricorda eventi di appena 10 anni fa, oppure non le vuole vedere. E così Putin finisce per diventare “alleato” nella lotta al terrorismo. Ma scherziamo? Io avrei paura.
Come si spiega il successo che il presidente russo riscuote presso gli ambienti cattolici?
Putin si atteggia a difensore della Chiesa, ma i valori tradizionali che difende sono solo quelli funzionali al suo progetto grande-russo. Non è il nuovo Hitler, ma assomiglia molto al personaggio dell’Anticristo nella novella di Solovev: colui che promette pace, benessere, sicurezza, rispetto del cristianesimo, ma in realtà non gli importa nulla di alcuno di questi valori. Ha detto bene il filosofo Constantin Sigov (Università di Kiev) al Meeting di Rimini: l’essenza del messaggio di Putin è l’opposto di quello di San Giovanni Paolo II. Il suo messaggio, lanciato ai russi, agli ucraini, ai georgiani, a tutti gli europei, è uno solo: “abbiate paura”. E io sono sconcertato che i cattolici non lo capiscano. Putin è l’essenza dell’anti-cristianesimo. La sua è una logica identitaria, nazionalista, autoritaria, che non ha nulla a che vedere con la tradizione evangelica: abbiate paura.