Gaza, liberati 4 ostaggi ma il governo Netanyahu perde pezzi
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Gioia in israele e proteste palestinesi per la clamorosa operazione dell'esercito israeliano nel Campo di Nuseirat che ha riportato a casa 4 ostaggi del 7 ottobre, ma al costo di oltre 200 morti tra i civili palestinesi. E intanto Benny Gantz conferma l'uscita dal governo di emergenza.
Un'azione a sorpresa. Preparata da giorni, sin nei minimi particolari, e approvata giovedì della scorsa settimana dal primo ministro Benjamin Netanyahu e dal ministro della Difesa Yoav Gallant. L’incursione aerea dei giorni scorsi nel Campo di Nuseirat, che ha colpito l'ultimo piano di una scuola gestita dall'Unrwa, l'Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei profughi palestinesi nel Vicino Oriente, provocando oltre 45 morti e molti feriti, non era altro che un "diversivo". Un attacco per rendere più agevole la penetrazione nel territorio degli uomini delle forze speciali, sia israeliane che americane, per la liberazione di alcuni ostaggi, che i servizi segreti israeliani, con la "soffiata" di qualche abitante del luogo, avevano segnalato essere proprio a Nuseirat.
E così, sabato mattina, alle 11, è iniziata l’operazione Arnon. Mimetizzate con abiti arabi, in pieno giorno per sfruttare l'effetto sorpresa, le forze speciali, con l'appoggio dell'aviazione e dell'artiglieria, hanno liberato quattro ostaggi. Si tratta di Noa Argamani, la ventiseienne ripresa in moto con il suo rapitore, la cui foto ha fatto il giro del mondo, Shlomi Ziv, Almog Meir Jan e Andrey Kozlov, rapiti il 7 ottobre dello scorso anno, al confine tra Gaza e Israele, durante il Nova Festival, l’appuntamento di musica e balli per la ricorrenza ebraica del Sukkot, la festa delle Capanne, una delle festività ebraiche più importanti, trasformatosi in un massacro.
«Questa operazione è stata un successo. Siamo orgogliosi di quanto è stato fatto oggi - ha detto il portavoce dell'Idf, il contrammiraglio Daniel Hagari - salvare e restituire quattro ostaggi è una grande gioia. Continueremo a fare di tutto per restituire gli altri 120 ostaggi ancora detenuti a Gaza. Siamo fiduciosi che raggiungeremo questo obiettivo». «In un modo o nell'altro riporteremo a casa tutti gli ostaggi - ha detto il premier Benjamin Netanyahu all'uscita dell'ospedale Tel HaShomer, un nosocomio nel distretto di Tel Aviv, dove ha incontrato i quattro giovani liberati e i loro familiari -. Quando ho sentito "il diamante è nelle nostre mani" mi sono emozionato. È un’operazione eroica che sarà ricordata nella storia dell'audacia del popolo di Israele. Ma abbiamo pagato un prezzo - ha concluso - il comandante Arnon Zamora (responsabile dell'Unità antiterrorismo israeliana, ndr), è stato ucciso». Durante l’incursione, mentre i caccia e gli elicotteri sparavano all'impazzata e la marina bombardava, le forze speciali della 7a Brigata paracadutisti avrebbero ucciso tre ostaggi, uno dei quali con cittadinanza americana.
«Ora, con la gioia che investe Israele, il governo deve ricordare il suo impegno a riportare indietro tutti i 120 ostaggi ancora detenuti da Hamas: i vivi per la riabilitazione, i morti per la sepoltura». L’ha dichiarato il Forum delle famiglie degli ostaggi. «Vorrei elogiare i soldati delle Forze di difesa israeliane e le Forze speciali per l'operazione complicata e coraggiosa che è stata pianificata ed eseguita in modo impeccabile», si legge in una nota del ministro del Gabinetto di guerra e leader centrista Benny Gantz -. «Anche oggi il mio pensiero è rivolto a tutte le famiglie degli ostaggi. Siamo impegnati a fare di tutto per riportarli a casa».
Gantz, per l’occasione, ha rinunciato alla conferenza stampa in programma per sabato scorso. Ma dopo sole ventiquattro ore, è ritornato sui suoi passi, annunciando le sue dimissioni dal governo di emergenza di Netanyahu. Lascia anche l'altro componente Gadi Eisenkot. Uscendo dalla coalizione, il presidente di Unità Nazionale invita tutti i membri della Knesset «che capiscono dove stiamo andando» ad unirsi a lui e «obbedire alla propria coscienza». «Mi impegno comunque - ha concluso Gantz – pur dall’opposizione, a sostenere ogni piano responsabile, ad appoggiare i nostri combattenti, la società israeliana e ogni mossa giusta che il governo farà. Quando andremo a manifestare, lo faremo secondo la legge, per solidarietà e voglia di intraprendere una nuova strada, non per odio. Invito i cittadini del Paese che prestano servizio a continuare a farsi vedere». Il mese scorso, Gantz era andato in televisione per lanciare un ultimatum a Netanyahu, minacciando il suo ritiro dalla coalizione se non si fosse raggiunta una visione concordata per il conflitto di Gaza entro l’8 giugno.
Ma tornando all'operazione di sabato scorso, essa rappresenta il più importante recupero di ostaggi vivi dallo scoppio della guerra, portando a sette il totale dei prigionieri salvati. In quel tragico 7 ottobre, Hamas aveva rapito circa 250 israeliani durante il suo attacco nel sud di Israele. Circa la metà sono stati rilasciati durante il cessate il fuoco, durato una settimana, a novembre. Le autorità hanno poi dichiarato che nelle mani di Hamas rimanevano ancora circa 120 ostaggi, di cui un quarto ritenuti morti.
Se Netanyahu sottolinea che per la loro liberazione «è stato pagato un prezzo», un "prezzo" altissimo è stato pagato soprattutto dagli abitanti degli insediamenti di Nuseirat, Deir al-Balah e al-Zawaideh. Il bilancio, per la liberazione dei quattro ostaggi, ha portato all’uccisione di 274 palestinesi, di cui 64 bambini e 57 donne e al ferimento di oltre 600 persone. I morti e i feriti sono stati trasportati a decine negli ospedali di Al-Awda a Nuseirat e dei Martiri di Al-Aqsa a Deir al-Balah. Vittime innocenti, con la sola colpa di abitare in quella terra. Nel frattempo, il bilancio complessivo si aggrava: il numero dei palestinesi uccisi nella Striscia sale a 36.731, mentre i feriti sono 83.530, sempre secondo Hamas..
Il capo dell’ufficio politico del movimento islamista, Ismail Haniyeh, ha accusato Israele di aver compiuto un massacro contro donne e bambini. «Il nostro popolo non si arrenderà e la resistenza continuerà per difendere i nostri diritti di fronte a questo nemico criminale» ha scritto su Telegram, mettendo sotto accusa gli Stati Uniti, coinvolti nei crimini di guerra perpetrati a Gaza. Il presidente palestinese, Abu Mazen, da parte sua, ha chiesto una riunione d'emergenza del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, per il «sanguinoso massacro compiuto dalle forze israeliane» nel campo profughi di Nuseirat.
«Le notizie provenienti da Gaza di un altro massacro di civili sono terribili, che condanniamo con la massima fermezza. Il bagno di sangue deve finire immediatamente. Il piano in tre fasi Usa è la strada da seguire per un cessate il fuoco duraturo e per porre fine alle uccisioni». Lo scrive su X l'alto rappresentante Ue, Josep Borrell.
Da oggi inizia una nuova missione del segretario di Stato americano Antony Blinken in Medio Oriente, per spingere i negoziati verso una tregua; ma nel frattempo, continua l'offensiva israeliana a Gaza, in particolare a Rafah, obiettivo: un complesso militare utilizzato dal battaglione Tal as-Sultan.
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