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Il potere dei soldi

Gayfriendly finché conviene

Jordan Henderson, bandiera del Liverpool e del mondo LGBT, andrà a giocare in Arabia Saudita, dove l'omosessualità è ancora reato

Gender Watch 25_08_2023

Jordan Henderson è il capitano del Liverpool e della nazionale inglese. Oltre ad essere bandiera del suo club lo è anche del movimento LGBT. Fasce e stringhe arcobaleno spesso facevano brutta mostra di sé addosso al capitano in campo e più volte ha appoggiato le rivendicazioni del mondo LGBT. In una della sue numerose dichiarazioni gayfriendly ha affermato: «Sono un genitore, un marito, un figlio e un fratello, e l’idea che chiunque ami e a cui tengo non si senta al sicuro o a suo agio venendo a vedermi giocare se facesse parte della comunità LGBT mi fa chiedere in che mondo viviamo».

Ma poi arriva l’offerta dall’Al-Ettifaq, squadra che gioca nel campionato dell’Arabia Saudita, offerta irrinunciabile di 35 milioni di sterline l’anno che gli fa dire «Bye bye amici gay». Infatti in Arabia Saudita l’omosessualità è ancora reato. Da qui lo scandalo per la comunità LGBT: il nostro paladino ci ha tradito per trentacinque denari.

Cosa ci dice la scelta di Henderson? Almeno un paio di cose. La prima: valgono più i soldi che le idee. La seconda: molti sono gayfriendly non perché ci credono veramente, ma perché conviene, nel doppio senso che ci puoi guadagnare (in soldi, fama, apprezzamento, contatti, carriera, privilegi, etc.) o almeno non perdere, perché se non ti dichiari filo-LGBT sei out. Ma se poi arriva un’offerta di decine di milioni, chi se ne importa della discriminazione dei gay e dei trans?