Gay-Unar, botta e risposta con il viceministro Guerra
Linee guida per i giornalisti, Guerra risponde: «Nessuna minaccia alla libertà d'espressione». Risposta cortese, ma inaccettabile: il documento dell'Unar è molto chiaro e scatena una caccia all'omofobo in redazione.
Forse le petizioni online sono diventate troppe e servono meno di un tempo. Però quella - promossa anche dalla Nuova Bussola quotidiana e che potete ancora firmare - dei comitati Sì alla famiglia contro le assurde Linee guida per i giornalisti in tema di omofobia dell'Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali (UNAR), che la nostra testata ha denunciato per prime, un risultato l'ha ottenuto. Il viceministro per le Pari Opportunità cui fa capo l'UNAR, la professoressa Maria Cecilia Guerra, ha preso carta e penna e ha deciso di rispondere.
Ecco la risposta:
«Grazie per averci scritto esprimendo la vostra opinione sulle “Linee guida per una informazione rispettosa delle persone LGBT”. Con la pubblicazione di queste Linee guida il Dipartimento per le Pari Opportunità presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, ha voluto proporre uno strumento destinato al mondo dell’informazione per riflettere sulle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e identità di genere che talvolta vengono, anche involontariamente, veicolate dai mass media. Lungi dal sostituirsi al ruolo fondamentale dei media, le Linee guida intendono fornire informazioni e spunti di riflessione su questioni che appartengono ad una società pluralista, inclusiva, moderna e rispettosa dei diritti umani di tutte le persone.
Questo strumento non vuole restringere le libertà di espressione, al contrario. L’obiettivo è fornire maggiori elementi di conoscenza per favorire una informazione libera e rispettosa delle diversità, nell’ottica del confronto e del dialogo, del rispetto dei diritti dell’infanzia e delle famiglie.
È una proposta rivolta al mondo dei media affinché vi sia attenzione al linguaggio in chiave antidiscriminatoria. Le parole, infatti, se usate in modo improprio, possono ferire. I tragici fatti di cronaca, i suicidi di giovani adolescenti, vittime di bullismo omofobico spesso agito tramite il web, ci richiamano al dovere di combattere ogni discorso d’odio.
Inoltre, non possiamo esimerci dal considerare che, sul piano internazionale, le Nazioni Unite e l’Europa sollecitano gli Stati a tutelare sempre più i diritti di tutti i cittadini e le cittadine e a vietare la discriminazione in tutte le sue forme. Del resto, questo è anche il dettato della nostra Costituzione.
Le Linee guida sono state finanziate dal Consiglio d’Europa, in attuazione del Programma “Combattere le discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere”, in linea con una Raccomandazione del 2010. Per preparare queste Linee guida è stato organizzato un ciclo di seminari dal titolo “L’orgoglio e i pregiudizi”, patrocinato dalla Federazione Nazionale della Stampa e dall’Ordine dei Giornalisti. Ciò chiarisce ulteriormente quanto gli operatori dell’informazione ritengano che tali strumenti possano essere molto utili e assolutamente non lesivi di alcuna libertà di opinione.
Nel porgere i migliori saluti, auguro a Voi e alle Vostre famiglie buon Natale e felice anno nuovo.
Maria Cecilia Guerra
Vice Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali con delega alle Pari Opportunità».
Ringraziamo la professoressa Guerra che almeno, a differenza di altri, ha ritenuto di dover rispondere. Ma per chi ha letto le Linee guida - che sono pubbliche - la risposta appare inaccettabile. Le Linee guida evocano chiaramente per i giornalisti che non si adeguano l'accusa di violare la deontologia professionale, con conseguenti sanzioni del Consiglio dell'Ordine, e chiariscono pure che - non appena sarà approvata la legge contro l'omofobia - si tratterà di reati penali. Altro che «proposte»!
E altro che «confronto e dialogo». La nona delle dieci Linee guida afferma che è sbagliato, specie in televisione, quando qualcuno presenta la posizione degli attivisti LGBT, dare voce anche all'opinione contraria. Il contraddittorio, scrivono le Linee guida, «non è più necessario». Davvero un bel «confronto e dialogo»: la lobby LGBT si confronta e dialoga con se stessa, mentre imbavaglia ed esclude chi la pensa diversamente. Decisamente nella neo-lingua della lobby gay le parole «confronto» e «dialogo» non hanno lo stesso significato dei comuni dizionari.
A Natale non si dovrebbe pensare male, ma la letterina della signora vice-ministro sembra scritta da quegli stessi professionisti dell'anti-omofobia che per scrivere le Linee guida sono stati lautamente pagati con fondi europei: la missiva, un po' ingenuamente, lo conferma. Gli argomenti sono i soliti. Metti in dubbio i dogmi dell'ideologia di genere? I suicidi e il bullismo nelle scuole sono colpa tua. Inoltre l'Europa lo vuole, le Nazioni Unite lo vogliono - manca l'Organizzazione Mondiale della Sanità, ma è come se ci fosse - e si sa, l'Europa ha sempre ragione. E lo vuole l'Ordine dei Giornalisti. Con il che si ritorna alla minaccia iniziale, che si voleva nascondere dietro il sorriso falsamente natalizio. Buon Natale anche a Lei e famiglia, signora viceministro. Ma il prossimo Natale cerchi di non farcelo passare in carcere.