«Gay malati? Non l'ho mai detto né pensato» Parla la prof di religione finita nella bufera
Caso Moncalieri, la professoressa Caramico si difende e racconta come è andata veramente nella lezione finita sotto accusa: «Per rispondere alle domande insistenti di un ragazzo ho detto che ci sono anche alcuni omosessuali che, non soddisfatti della loro condizione, si rivolgono a terapisti che possono venire incontro al loro desiderio».
«Ho solo risposto a una domanda. Non sono omofoba e non ho fatto nessuna lezione sulla cura degli omosessuali». Adele Caramico, la professoressa di religione di Moncalieri finita nella bufera per le frasi sulle terapie per guarire dall'omosessualità (clicca qui), non ci sta a passare per quello che non è. La lezione di venerdì scorso doveva trattare altri temi e non la sfera della sessualità.
Che è successo professoressa?
Avevo appena chiesto agli alunni di fare alcune riflessioni scritte su come le problematiche bioetiche possano influenzare la nostra società quando un ragazzo mi ha posto una domanda sull’omosessualità. Non era inerente alla lezione la domanda, ma ho ritenuto opportuno rispondere vista l’insistenza con cui mi veniva chiesto un giudizio in materia.
Cos'ha risposto quindi?
Ho ripetuto più volte che ho amici gay e che con loro ho un tranquillo e profondo rapporto di amicizia che dura da anni. Ho sottolineato che la persona umana, indipendentemente da come essa sia, va rispettata sempre e si è innescata con quell’alunno una discussione sull’argomento.
Ha detto che i gay si possono curare?
Quando mi hanno fatto una domanda specifica ho spiegato che le persone omosessuali che vivono con sofferenza la loro condizione e desiderano cambiare – solo queste, e non altre categorie di persone omosessuali soddisfatte del loro orientamento – talora si rivolgono a terapisti che, con un accompagnamento insieme psicologico e spirituale, possono venire incontro al loro desiderio. Ma solo queste, e non altre categorie di persone omosessuali soddisfatte del loro orientamento.
Sono teorie molto controverse. Era opportuno parlarne in classe?
Conosco la letteratura in materia e so bene che si tratta di teorie controverse e non da tutti accettate né nella comunità scientifica né nel mondo cattolico. Mi sono anche premurata di sottolineare, più volte, che in ogni caso l’omosessualità non è una malattia o una patologia.
Perché parlare di teorie riparative?
Mi sono limitata a segnalare la loro esistenza. E per completezza ho raccontato loro che in merito al problema molto dibattuto dell’origine dell’omosessualità ci sono due teorie, una che la vede come un dato naturale, l’altra che la riconduce a problemi e traumi subiti di solito durante l’infanzia. C'è chi dice che le due teorie spieghino l’esistenza di due diverse categorie di omosessuali, di cui la prima vive l’omosessualità così com’è è in modo naturale, mentre la seconda la vive con disagio.
Cosa ha detto a quest’ultimo riguardo?
Ho ritenuto corretto raccontare la vicenda realmente accaduta di un giovane medico che aveva superato, attraverso un adeguato percorso psicologico, il disagio che provava per le persone del sesso opposto.
Quanti la ascoltavano?
Sinceramente non mi è sembrato che gli studenti seguissero con molta attenzione. Non era un dibattito con tutta la classe, ma più un dialogo fra me e un solo allievo.
Quale?
Quello che aveva innescato la discussione con la domanda e quello stesso alunno mi ha rivelato di essere omosessuale e mi ha chiesto cosa vedessi di sbagliato in lui.
È sicura non fosse un altro?
Si, e gli ho risposto che per me lui è come tutti quanti gli altri. Non sapevo nulla della sua omosessualità. Ho anche fatto una battuta, quando lui è sembrato sorpreso del fatto che io non lo sapessi, dicendogli scherzosamente: “Mica chi è omosessuale lo porta scritto con un timbro sulla fronte!”.
Si è sentita provocata?
Quando mi ha chiesto se rispetterei pure Hitler si, ma gli ho chiesto se si fosse mai sentito trattato in in maniera diversa da me e lui ha risposto di no.
Quali sono le sue posizioni su questi temi?
Io aderisco pienamente al Magistero della Chiesa Cattolica, che ci invita ad accogliere le persone omosessuali con «rispetto, compassione e delicatezza».
Quindi è d'accordo con le posizioni del Papa e con quanto espresso nell'ultimo Sinodo?
Certo, Papa Francesco ci chiede di non giudicare le persone in quanto tali, ma la dottrina distingue in modo molto accurato fra le persone, che non vanno giudicate, e i comportamenti, che per evitare forme di relativismo etico possono e devono essere oggetto di un giudizio morale.
Qualcosa l'ha irritata di questa discussione?
Un altro studente ha detto “il Papa ha benedetto le nozze gay” e gli ho risposto di non mettere in bocca al Papa cose che lui non ha mai detto.
Lei odia gli omosessuali?
No. L'ho detto a loro e lo dico ora: gli omosessuali non vanno giudicati, ma vanno accolti così come sono. Ho anche detto che anche nella Chiesa ci sono persone omosessuali e che vengono trattate come tutte le altre, senza alcuna discriminazione.
Rifarebbe questa discussione con gli studenti?
Non vedo perché non dovrei. Anche se sono sempre più convinta, e i fatti me ne danno ragione, che affrontare questa delicata tematica è come attraversare un campo minato. Non c’è un clima sereno. E’ sempre in agguato il rischio di essere fraintesi e la mala fede di chi strumentalizza e manipola le parole per fini ideologici. Quando si parla di clima da “caccia alle streghe” non si dice una cosa molto lontana dalla realtà.