Gay in cattedra: l'infedeltà migliora la vita
L'Internazionale in campo per il poliamore. La legge Cirinnà fa uscire allo scoperto il vero amore gay: che è infedele per natura, ma è stato tenuto nascosto per evitare attacchi di chi si opponeva alle nozze omo. La tesi? Basta guardare le coppie etero che si sgrtetolano appena c'è un tradimento. Ma rendere fluido e intercambiabile qualsiasi tipo di rapporto è uno degli ultimi tasselli per arrivare alla disintegrazione della famiglia e del tessuto sociale.
Il segreto di un matrimonio duraturo è la coppia aperta che supera il legame sessuale monogamico con il partner, sul modello di quanto già avviene nella maggioranza delle coppie omosessuali. Ad indicare la direzione della mutazione genetica in corso dell’istituto matrimoniale è Claudio Rossi Marcelli, giornalista, scrittore, attivista lgbt sposato e pluri-utilizzatore di utero in affitto, che sulla versione web dell’Internazionale – rivista di geopolitica del gruppo l’Espresso – ha scritto un lungo articolo in cui riflette su come i comportamenti e gli stili di vita delle coppie gay cambieranno anche il senso del matrimonio tradizionale.
In realtà il pezzo di Rossi Marcelli può essere letto come un vero e proprio coming out della comunità omosessuale. Il giornalista ammette infatti che durante “gli anni della lotta per i diritti civili, le associazioni lgbt non sono state molto propense a insistere su questo aspetto per paura di favorire chi si opponeva al matrimonio egualitario, sventolando la promiscuità sessuale delle persone gay”. “Ora che però il riconoscimento delle unioni tra persone dello stesso sesso è stato raggiunto in tutti i paesi occidentali – si legge ancora nell’articolo - sembra che lo stile di vita non monogamico degli omosessuali stia perdendo il suo carattere peccaminoso e, soprattutto, che non sia più un segreto”.
Rossi Marcelli fa un discorso talmente limpido che riporta anche diverse statistiche a supporto di questa verità che intende mettere a fuoco:
“Nonostante sia difficile raccogliere dati sui “matrimoni aperti”, cioè quelli dove i partner non godono di un rapporto sessuale esclusivo, una ricerca condotta dallo psicologo Steve Brody della Cambria University, in California, ha stimato che negli Stati Uniti questi sono l’1 per cento del totale, e per di più non se la passano bene: nel 92 per cento dei casi sono matrimoni che falliscono. Se però guardiamo i dati delle coppie formate da due uomini, allora è tutta un’altra storia: circa la metà delle relazioni gay sono coppie aperte e questo non sembra avere effetti sul loro buon funzionamento”.
E ancora, il giornalista dell’Internazionale ricorda che nel 2013 la columnist Hanna Roisin scriveva su Slate del “piccolo segreto peccaminoso” della comunità gay, “raccontando che negli anni ottanta le coppie di uomini non monogamiche erano più dell’80 per cento”. Cita poi il britannico Guardian che ha affrontato l’argomento nel 2015, sostenendo che non sorprende affatto “che siano gli omosessuali a guidare l’evoluzione verso modelli di coppia più moderni”.
Ovviamente tutto questo viene lette sotto una chiave assolutamente positiva da parte dell’attivista e giornalista Rossi Marcelli: “La repressione dell’omossessualità avrebbe quindi lasciato spazio alla creazione di nuove abitudini di coppia al riparo dai dettami sociali, che nel tempo si sono tramutate in una cultura ampiamente accettata della comunità lgbt”. “È possibile infatti – prosegue l’autore del pezzo - che gli omosessuali durante la fase precedente al coming out sviluppino una maggiore capacità rispetto agli etero di analizzare il proprio comportamento sessuale e di parlarne con più facilità. Una sorta di intelligenza sessuale che, come quella emotiva, può diventare un importante strumento per garantire il benessere di una coppia”.
Dunque, soddisfare ogni tipo di pulsione sessuale con chiunque susciti un minimo di attrazione fisica sembra essere la chiave per rendere la coppia florida e felice. Allora perché questa ricetta non funziona nelle coppie etero dove il tradimento seriale è quasi sempre seguito dalla rottura del matrimonio?
Per rispondere a questo interrogativo il giornalista cita Naveen Jonathan, psicoterapeuta familiare e professore alla Chapman University in California, secondo il quale molte coppie gay presentano una profonda consapevolezza della propria sfera sessuale e sono in grado di accordarsi su fino a che punto è lecito spingersi. Al contrario “nella maggior parte dei casi gli etero presumono automaticamente che il loro rapporto sia monogamico”.
In questa prospettiva, Rossi Marcelli torna così sull’eliminazione dell’obbligo di fedeltà in sede di approvazione delle unioni civili voluta dal Nuovo centro destra “nel tentativo di ridimensionare le unioni civili rispetto al matrimonio tradizionale”. “Quello che nelle intenzioni del partito di Alfano era un modo per svilire ulteriormente la nuova istituzione”, suggerisce l’autore del pezzo, “potrebbe invece averne sottolineato un punto di forza”.
Tuttavia, l’anello più debole di questa strada che porta alla felicità è la donna e la sua strutturata inclinazione alla monogamia. L’articolo prosegue infatti affermando che è “interessante notare però che questa tendenza alla non monogamia riguarda esclusivamente gli omosessuali maschi e non le lesbiche”.
Rossi Marcelli sembra quasi tormentato da questo fatto è la spiegazione di tutto questo è da ricercarsi nella “repressione delle sessualità femminile”. “Si può affermare – scrive il giornalista che la mentalità maschilista che ancora pervade la nostra visione del comportamento sessuale delle donne ha un peso non indifferente sulle loro scelte”. In altre parole, il giornalista afferma implicitamente che una donna che non tradisce il proprio partner è soggiogata da un pensiero retrogrado e liberticida.
Infine il giornalista sembra perfino rammaricarsi del fatto che alcuni studi dimostrano che nelle coppie di omosessuali più giovani “mostrino meno entusiasmo nei confronti della coppia aperta”. Di conseguenza, Rossi Marcelli si chiede se in età adulta i ragazzi sapranno “beneficiare dell’intelligenza sessuale acquisita durante gli anni della presa di coscienza del loro orientamento e adattare le relazioni alle loro nuove esigenze”. E tutto il ragionamento si chiude con quello che suona come un auspico: “Dopo decenni in cui abbiamo assistito alla normalizzazione dell’omosessualità, sarebbe anche interessante vedere se stavolta saranno gli eterosessuali a uniformarsi ai gay e non viceversa, slegando la riflessione sull’esclusività sessuale dal modello univoco, per molte coppie perfino irrealistico, che è stato imposto finora”.
Le tesi di Rossi Marcelli non sono una novità, da anni esisto gruppi che rivendicano persino l’esigenza di un riconoscimento legale dei poliamori e delle relazioni promiscue. Richieste in qualche modo avallate da un recente pronunciamento della Cassazione che ha stabilito che l’inosservanza della fedeltà coniugale non è più causa di addebito del divorzio. Come non ricordare poi il disegno di legge, che porta la firma della senatrice Pd Laura Cantini e all’esame della Commissione Giustizia di Palazzo Madama, il cui l’obiettivo è la modifica dell’articolo 143, comma secondo, del codice civile che stabilisce un obbligo di fedeltà, a detta dei firmatari del ddl, qualificabile come “il retaggio di una visione ormai superata e vetusta del matrimonio, della famiglia e dei doveri e diritti tra coniugi”, legata perlopiù alla fedeltà sessuale della donna volta a garantire la legittimità dei figli.
Nel 2013 la nota attivista lgbt, giornalista e scrittrice, Masha Gessen, partecipando ad una conferenza tenutasi a Sidney nel 2012, il cui video è reperibile sul web, affermò che “è ovvio che gay dovrebbero avere il diritto di sposarsi, ma il matrimonio come istituzione non dovrebbe esistere”. L’intellettuale di origine russa ha quindi spiegato che battersi per il matrimonio gay ha per unico scopo la consequenziale dissoluzione concettuale del matrimonio in quanto tale. La Gessen ha detto poi di avere tre figli che hanno cinque genitori e che vorrebbe vivere con un sistema legale che rifletta questa realtà e che non è compatibile con il matrimonio.
Tutte queste iniziative hanno una portata potenzialmente rivoluzionaria che parte dal presupposto che il matrimonio è qualcosa che non c'entra più niente con la procreazione e la stabilità del nucleo familiare inteso come "società naturale", una realtà prepolitica che è riconosciuta e non istituita dallo Stato. Ovviamente nessuno vuole sindacare su cosa succede sotto le lenzuola delle coppie omosessuali e dall’altra nessuno si sogna di sostenere che tutte le relazioni eterosessuali siano al riparo da tradimenti di ogni sorta. Tuttavia mai nella storia si è assistito ad uno sforzo politico e culturale così massiccio impegnato chiedere che il fenomeno di una disordinata promiscuità venga riconosciuto e promosso come un elemento di bene comune. D’altra parte, rendere fluido e intercambiabile qualsiasi tipo di rapporto è uno degli ultimi tasselli per arrivare alla disintegrazione della famiglia e del tessuto sociale.