Gas e prestigio: nel silenzio Ue la Turchia si fa sultanato
L’aver lasciato nelle sole mani di Russia, Iran e Turchia la reale soluzione dei problemi e dello Stato islamico in Siria, non ha solo rafforzato il loro prestigio in Medio Oriente ma ingolosito i loro appetiti, in particolare quelli legittimi di Russia e Turchia nel Mediterraneo. Dalla Turchia passano e passeranno miliardi di metri cubi di gas per i paesi europei.
Un notevole commento di Deutsche Welle on-line di ieri fotografava al meglio la situazione paradossale e deprimente che tutti stiamo vivendo, in Italia più che in altri paesi europei: “Trump ha messo in trappola gli europei”, articolo nel quale con chiarezza si dichiara l’insignificanza della politica estera europea e ci si appella alla diplomazia, come unica arma rimasta ai singoli paesi e all’intera Europa per fronteggiare la crisi in Medio Oriente ed in Libia.
I mali vengono da lontano e sarebbe scorretto mettere la croce solo sulle spalle di Di Maio in Italia o di Borrell per i problemi che vive oggi l’Europa, abbiamo troppo presto dimenticato le pessime performances della Baronessa Ashton che mai mosse un dito dal 2010 o le prestazioni della nostra Mogherini? Diciamoci chiaramente che il limite della politica estera europea sta nella decisione presa da ciascun paese di non voler rinunciare alla propria diplomazia nazionale e dunque anche l’attuale Alto Rappresentante Borrell ha ben poche armi nella sua faretra diplomatica.
L’aver lasciato nelle sole mani di Russia, Iran e Turchia la reale soluzione dei problemi e dello Stato islamico in Siria, non ha solo rafforzato il loro prestigio in Medio Oriente ma ingolosito i loro appetiti, in particolare quelli legittimi di Russia e Turchia nel Mediterraneo. L’innamoramento europeo della fantasiosa stagione delle “Primavere Arabe” e il sostegno verboso nei loro confronti, non ha lasciato soltanto soli i popoli del Mediterraneo, in particolare del Nord Africa, ma li ha abbandonati ad una fame e disperazione peggiori.
La Turchia che l’Europa continua ad irridere da 10 anni, pagandola per accogliere rifugiati e migranti ma non accettandola per le violazioni dei diritti umani nel proprio paese, è diventata molto adulta. Dalla Turchia passano e passeranno miliardi di metri cubi di gas per i paesi europei, provenienti dalle coste di Cipro, dal Caucaso e dalla Russia. La Turchia ha enormemente irrobustito le proprie relazioni diplomatiche e accresciuto il proprio prestigio nell’intera Africa, Asia, America Latina e nel Mediterraneo ha occupato lo spazio lasciato vuoto dal nostro paese.
Non è dignitoso che l’Italia e la stessa Europa non abbiano mosso un dito dallo scorso novembre per fermare l’accordo sulla sovranità marittima tra Libia di Sarraj e Turchia che consentirà a Ankara di estrarre miliardi di metri cubi di gas naturale dalla coste di Cipro. Stati Uniti, Grecia, Cipro (EU) e Israele hanno protestato, l’EU sussurrato; davanti ad una intesa che cambia la geografia del Mediterraneo, l’Italia non è pervenuta.
Così è toccato, a fine dicembre scorso, ai singoli Governi di Grecia, Cipro (EU) ed Israele firmare a loro volta una intesa per estrazione e distribuzione di un megagasdotto marino dalle riserve del Mediterraneo israeliane e cipriote. I maggiori beneficiari, come nel caso turco-libico e turco cucasico-russo, l’Europa ed in particolare l’Italia, entrambi silenti. Silenti e assenti hanno sempre torto, ancor più se al silenzio e alle assenze seguono indifferenza e disinteresse per il luogo e la comunità in cui si vive, ci piaccia o meno, per noi è il Mediterraneo. Per tutte queste ragioni, molte altre se ne potrebbero aggiungere, il mondo reale non si aspettava nulla dal vertice europeo di ieri sulla Libia, non si attende molto da quello di venerdì prossimo a Bruxelles sull’Iran.
Tutti noi siamo condannati a capire e sperare che dal vertice tra Putin ed Erdogan di Istanbul, nel quale si discuterà di Siria, Libia, Iran e ulteriore rafforzamento cooperazione economica e strategica tra i due paesi. E’ evidente che un’Europa e un’Italia che chiedono a Sarraj, dopo l’arrivo dei soldati e delle milizie turche, e al Generale Haftar, dopo la conquista di Sirte, di tornare alla diplomazia, è la più amara dimostrazione della disfatta diplomatica e della insignificanza politica. Perché dovrebbero fermarsi? L’Europa e l’Italia, invece di rinchiudersi in un ufficio a Bruxelles, dovrebbero imporre la propria presenza e il proprio protagonismo alla riunione di Istanbul, ma questi son sogni nei quali non possiamo più sperare.