Galantino muove le pedine contro un nuovo Family Day
Surreale intervista del nuovo presidente del Forum delle Famiglia, Gigi De Palo, che definisce «un grosso fallimento» il Family Day del 2007. Ma il vero obiettivo è sabotare la preparazione della nuova manifestazione prevista per fine mese contro il ddl Cirinnà sulle unioni civili. E pensare che solo pochi mesi fa De Palo diceva il contrario...
Ma che coincidenza! È in rampa di lancio una nuova manifestazione per la famiglia - dopo quella del 20 giugno – per fermare il riconoscimento delle unioni gay, e toh: il nuovo presidente del Forum delle Famiglie, Gigi (Gianluigi) De Palo, rilascia un’intervista in cui spara che il Family Day del 2007 «è stato uno dei più grandi fallimenti che abbia visto». Opera di revisionismo storico? Tentativo di rileggere la presenza dei cattolici nella società? Non esageriamo, l’operazione è molto più terra terra: colpendo quella del 2007 si cerca semplicemente di minare all’origine l’organizzazione di un’altra manifestazione in vista dell’arrivo in Senato del ddl Cirinnà, messo in calendario per il 26 gennaio.
E ovviamente per la regia si riconosce la mano del segretario della CEI, monsignor Nunzio Galantino. Come si ricorderà aveva tentato già di bloccare in tutti i modi la manifestazione del 20 giugno, aveva convocato i leader di movimenti e associazioni blandendo e ricattando, aveva fatto fuoco e fiamme contro gli organizzatori, aveva dato anche interviste per sconfessare l’iniziativa a nome dei vescovi italiani (senza averne il titolo). Ma, preso in contropiede, ha dovuto subire un grave smacco: quel milione di persone festose in Piazza San Giovanni sono state la risposta più chiara ai nuovi clericali, oltre che a governo e Parlamento.
Allora, in previsione di altre probabili puntate, monsignor Galantino ha cominciato a prepararsi nell'ombra: intanto in questi mesi ha di fatto “commissariato” tutti gli organismi laici legati alla CEI, non tanto per ideale quanto per dipendenza pecuniaria. Cominciando proprio dal Forum delle Famiglie: l’allora presidente del Forum, Francesco Belletti, pur persona leale e obbediente alle gerarchie, evidentemente aveva mal digerito il diktat al Forum di non partecipare alla manifestazione del 20 giugno e nell’occasione aveva pubblicato un comunicato che, pur prendendo le distanze dalle modalità della manifestazione, dava l’impressione di un «vorrei ma non posso». In effetti da quel momento Belletti è scomparso dalla scena, fino al termine del suo mandato e alla nomina del nuovo presidente il 28 novembre scorso.
Scomparso anche Massimo Gandolfini dalla vice-presidenza di Scienza e Vita, l’associazione creata nel 2005 ai tempi del referendum sulla Legge 40: Galantino voleva la sua testa come punizione per essersi messo alla testa della manifestazione del 20 giugno. E la testa è rotolata. Dai Giuristi cattolici, guidati dal fidatissimo Francesco D’Agostino, è stato invece fatto sparire il vice-presidente Giancarlo Cerrelli, reo di essersi messo troppo in mostra nel contrastare i ddl Scalfarotto e Cirinnà.
In questo quadro si può capire con quali regole d’ingaggio sia stato nominato De Palo il quale, pur ancora giovane (39 anni), ha già maturato una certa esperienza sociale e politica, anche saltando di palo in frasca: da presidente delle Acli, sostenitore a Roma di Francesco Rutelli sindaco nel 2008, ad assessore alla Famiglia nel 2011 nella giunta Alemanno prima di essere sloggiato dagli elettori che nel 2013 preferirono Ignazio Marino al sindaco uscente. E ora eccolo lì al servizio di monsignor Galantino (il presidente del Forum delle Famiglie è di fatto un dipendente della CEI) a sconfessare tutto quanto aveva sostenuto fino a ieri: bisogna infatti anche ricordare che De Palo è stato il principale organizzatore della prima manifestazione romana contro il ddl Scalfarotto nonché della famosa "marcia dei passeggini". Uno insomma che alle manifestazioni di piazza ci ha sempre creduto.
Ora invece afferma, lui che in piazza c’era anche nel 2007, che quella manifestazione è stata un fallimento perché non si è ottenuto l’obiettivo del quoziente familiare, ovvero un fisco a misura di famiglia. È una storia già sentita: «Non sono le manifestazioni di piazza a cambiare il corso della storia». Peccato che proprio il Family Day dimostri il contrario, perché esso fu convocato non per il quoziente familiare ma per fermare i DICO voluti dal governo Prodi, ovvero una forma di unioni civili decisamente più blanda di quella che si vorrebbe approvare ora. E i DICO furono fermati: non ci fosse stato il Family Day i matrimoni omosessuali ce li avremmo già da tempo.
Si può legittimamente discutere sul dopo, sul come quel successo fu gestito e sprecato, ma non è questo che interessa l’uomo di Galantino. Quello che vuole è ribadire in altra forma la linea che il “capo” ha già dato in numerose interviste. Tutta l’insistenza sulla storia del quoziente familiare fa il paio con la richiesta di risorse da destinare alle famiglie che il segretario della CEI ha chiesto più volte a gran voce. Ma in pratica è la proposta alla maggioranza parlamentare di una sorta di baratto: approvate pure una forma di unioni civili (basta che non siano formalmente equiparate al matrimonio) però in cambio date più soldi alla famiglia (“costituzionale” la definisce Galantino).
Come andrebbe a finire ce lo spiega Simone Pillon, umbro, ex esponente del Forum delle Famiglie e ora nel direttivo del “Comitato Difendiamo i nostri figli” nato per dare un seguito alla manifestazione del 20 giugno: «Se mettiamo la “vertenza famiglia” esclusivamente sul piano economico corriamo un grandissimo rischio. Quattro soldi ce li daranno molto volentieri. Qui in Umbria abbiamo chiesto un sostegno alle famiglie e la governatrice – davanti a 12 mila firme - ha fatto approvare una legge che sosteneva economicamente la famiglia. Poi, con un atto di giunta, ha promulgato un regolamento che stornava tali finanziamenti indirizzandoli a tutte le “famiglie”, purché anagraficamente riconosciute, ivi comprese le ossimoriche famiglie “unipersonali”. Tutto è famiglia, dunque niente è più famiglia». Politiche familiari senza più la famiglia, ecco dove rischia di portarci la “politica” del segretario della CEI.
Così De Palo ci spiega che «la famiglia è un fatto concreto, non un’idea. Ed è stato un errore trasformarla in un concetto astratto, ideologico, identitario». Strano, quel milioni di persone in piazza lo scorso 20 giugno non sembravano affatto «un concetto astratto e ideologico», erano molto più concrete delle famiglie che si immaginano negli uffici della CEI e sapevano benissimo le priorità da chiedere alla politica.
Ma per De Palo sono inutili le discussioni su cosa sia una famiglia, pensiamo piuttosto agli assegni familiari e agli asili nido. E pensare che appena un anno e mezzo fa diceva esattamente il contrario. Alla vigilia del ballottaggio tra Marino e Alemanno, nel constatare che la visione politica del sindaco uscente è «vicina alla Dottrina sociale della Chiesa», De Palo spiegava a Formiche: «Molta gente pensa che siano più importanti le buche e il traffico. Io penso che sia prioritaria la visione dell’umano, della famiglia, del futuro».
Chissà cosa gli avrà fatto cambiare idea...