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GRETA E I SUOI ADEPTI

Friday for Futures, i frutti della disinformazione verde

Otto ragazzi in tutto, a manifestare di fronte al municipio di Ivrea, perché il Consiglio comunale ha respinto la mozione che avrebbe istituito lo stato di "emergenza climatica". Una protesta fatta di supponenza, luoghi comuni, falsificazione della storia e tanta ignoranza scientifica. Sono i tragici frutti della propaganda verde.

Creato 28_01_2020
Friday for Future

Erano otto in tutto: otto ragazzi FFF, Fridays For Future, davanti al municipio di Ivrea venerdì 24 gennaio. Protestavano perché due giorni prima la mozione delle opposizioni che, facendo proprie le istanze di una loro petizione, chiedeva all’amministrazione comunale di dichiarare lo stato di emergenza climatica era stata respinta all’unanimità dai consiglieri della maggioranza di centro destra. Tentando di attirare l’attenzione dei passanti, uno di loro ha letto un comunicato nel quale accusavano il consigliere che aveva spiegato le ragioni del voto contrario di aver detto solo falsità.

Quando ha affermato che migliaia di scienziati ritengono quella del global warming di origine antropica una congettura, ha mentito – dicevano – perché invece tutta la comunità scientifica mondiale è d’accordo sul fatto che la temperatura della Terra sta aumentando per colpa dell’uomo. In realtà quei ragazzi sanno benissimo che non è vero. Difatti nel comunicato definiscono “negazionisti” gli scienziati non allineati con l’Ipcc, il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico, che comunque – sostengono gli FFF – non contano niente perché sono pochi. Il consigliere in questione a questa affermazione aveva replicato che nella scienza non funziona così, il numero non vale, fossero anche mille contro uno, e aveva portato l’esempio di Galileo, solo contro tutti. Ma neanche questo li ha indotti a riflettere. La profondità dei danni della scuola italiana, dei mass media e della cultura a senso unico qui si è palesata nella risposta priva di logica e greve di ignoranza degli FFF: l’esempio è fuori luogo perché la scienza era agli albori all’epoca di Galileo e a criticarlo comunque non era la comunità scientifica bensì la Chiesa.

Sarebbe tempo perso contestare questa versione notoriamente falsa del ruolo della Chiesa nella vicenda di Galileo Galilei e anche far presente che se, come loro hanno scritto nella petizione, nel mondo 600 comuni hanno dichiarato l’emergenza climatica, solo in Italia di comuni ce ne sono 7.904; e, se diverse nazioni (sei, n.d.A.) l’hanno dichiarata, vuol dire che ben 190 non lo hanno fatto.

Si può continuare per pagine nella facile demolizione degli argomenti degli FFF, a partire dalla continua confusione tra clima e ambiente, tra adattamento al clima e modifica del clima. Più proficuo è riflettere sull’entità del danno culturale e morale che l’ideologia ambientalista sta arrecando a tanti giovani, dal quale molti di loro non si libereranno mai, e pensare a come rimediare. L’effetto immediato delle richieste dell’Ipcc, e la loro funzione palese, è la pressione incessante affinché immense risorse finanziarie, tecnologiche e umane vengano destinate a progetti per contenere l’aumento della temperatura, a scapito di interventi in altri ambiti, insistendo sulla necessità urgente di modificare il comportamento umano: consumi, produzione, stili e scelte di vita. Meno evidenti, ma altrettanto importanti sono altri effetti, altre conseguenze.

Il termine “negazionista” che i giovani FFF hanno imparato a usare serve ovviamente a screditare gli scienziati che non sostengono il global warming antropico e il danno che deriva dalla sua introduzione nel lessico ecologista è incalcolabile: non tanto per la verità dei fatti che prima o poi avrà la meglio, ma per l’impronta che lascerà sulla mente e sul carattere in formazione di chissà quanti giovani. Mentre insulta il lavoro, i sacrifici, l’impegno di una vita di personalità come Franco Prodi, Franco Battaglia, Carlo Rubbia, per non citare che alcuni tra i più noti italiani, distrugge la fiducia e il rispetto per la scienza stessa.

Ma a essere compromessa non è solo la fiducia in questa fondamentale conquista umana. L’intera civiltà occidentale cristiana è screditata ai loro occhi perché la presunta origine del tutto antropica di un cambiamento climatico, che si dice sia in procinto di distruggere il pianeta, viene attribuita interamente al modo di produzione e di vita occidentale. I giovani sono indotti a sentirsi fieri di sé, a credersi i migliori tra i propri coetanei se mostrano di disprezzarlo, lo denunciano, lo condannano e promettono di rifiutarlo.

Il risultato è evidente nel contenuto della petizione – di questa e di chissà quante altre – che non solo chiede la dichiarazione di emergenza climatica e l’ impegno in ogni azione amministrativa a contenere entro 1,5 gradi l’aumento della temperatura grazie al dimezzamento delle emissioni nette di gas serra entro il 2030 e il loro azzeramento entro il 2035, ma inoltre che si riconoscano “le responsabilità individuali, collettive e storiche del cambiamento climatico” e che si rispetti il “principio di giustizia climatica” perché “i costi della transizione non devono gravare sulle fasce più deboli della popolazione ma essere sostenuti soprattutto da chi ha causato maggiormente i danni ambientali”. Tra le richieste concrete per fermare il global warming figurano la distribuzione gratuita di borracce agli alunni delle elementari e ai dipendenti comunali, piste ciclabili e un progetto di ciclovia che colleghi Ivrea ad Aosta.

Però all’inizio della petizione si dice che “l’uomo ha già compromesso irreparabilmente l’ecosistema terrestre e la propria sopravvivenza”. A regola, ormai tutto è perduto.