Franco Frattini, difensore della libertà dei cristiani
Franco Frattini, presidente del Consiglio di Stato e già ministro degli Esteri, è morto la notte di Natale. Il suo impegno è stato fondamentale per difendere la libertà dei cristiani. Grazie a lui possiamo ancora esporre il crocefisso in pubblico. E mai, come durante il suo ministero, vi furono così tante iniziative a protezione dei perseguitati.
Franco Frattini, già ministro e magistrato, amico di battaglia significative per la libertà religiosa in Italia ed in Europa, ci ha lasciato nella notte Santa del Natale. E’ il terzo amico e importante uomo di Stato che perdiamo, dopo la scomparsa di Antonio Martino in marzo e di Roberto Maroni a novembre. Franco Frattini, Presidente del Consiglio di Stato dal gennaio, è stato due volte Ministro degli Esteri (2002-2004 e 2008-2011) e Vice Presidente della Commissione Europea e Commissario per la Giustizia, Sicurezza e Libertà (2004-2008), solo per elencare gli incarichi più significativi che ha ricoperto nelle istituzioni nazionali.
Ho conosciuto il tratto cortese e competente di Franco Frattini durante il suo secondo mandato di Ministro degli Esteri del Governo Italiano, il nostro Paese era chiamato ad affrontare proprio in Europa una sfida epocale per la cultura e la storia italiana e per la identità cristiana dell’intero continente. Mi riferisco a quel lavorio meticoloso sulla ‘memoria’ presentata dal Governo italiano alla Corte Europea dei diritti umani nel giudizio sulla esposizione in luoghi pubblici del crocifisso (caso Lautsi). Fu un riservato e puntuale lavorio che diversi giuristi italiani (ad esempio il Prof. Filippo Vari) ed internazionali (Gregor Puppinck in primis) hanno contribuito a stendere, con gli uffici del Ministero degli Esteri e che, attraverso l’intesa complice ed amichevole con Franco Frattini, esperti della Segreteria di Stato Vaticana (allontanati dopo l’evidente successo la Prof.ssa Jane Adolphe ad esempio) ed io stesso, nella mia veste di Capogruppo del PPE-CD alla Assemblea Parlamentare del Consiglio di Europa (2010-2013), portò al successo che a tutti noi consente, in Italia ed in Europa di esporre il crocifisso senza temere strali e divieti. A seguito della sentenza in primo grado della Corte Europea nel 2009 che dava ragione a laicisti e radicali e vietava l’esposizione del crocefisso nelle aule scolastiche luoghi pubblici, il Governo Berlusconi IV annunciò ricorso in appello alla Gran Chambre della stessa Corte. La sentenza definitiva della Grande Chambre del 18 marzo 2011 ribaltava la sentenza di primo grado, i giudici accettavano la tesi in base alla quale 'esposizione del crocifisso’ non costituisce violazione dei diritti di insegnamento e di educazione della prole garantiti dalla Corte europea dei diritti dell'uomo.
Il lavorìo riservato ed efficace di quegli anni portò, tra l’altro, a decine di iniziative e richieste di intervento dei governi di Paesi europei ed extraeuropei nel dibattimento della ‘gran camera’ di Strasburgo. Non fu solo questo impegno che caratterizzò la comune passione che con Franco avevamo per la libertà religiosa e per i pericoli e le persecuzioni che i cristiani in particolare stavano subendo. Proprio in quegli anni, ed in particolare nel 2010 e 2011 mentre il Ministro Frattini era chiamato a coordinare i ministri degli esteri dei governi del PPE, allora in maggioranza, ed io governavo il gruppo politico di maggioranza relativa nell'organismo internazionale europeo che includeva 47 nazioni, concordammo testi e tempi di approvazione di diverse risoluzioni parlamentari che a Strasburgo impegnassero i 47 paesi del Consiglio di Europa e a Bruxelles i 27 paesi dell’Unione europea a difesa delle minoranze cristiane e nella promozione della libertà religiosa. Iniziative che videro Franco Frattini impegnato anche alle Nazioni Unite per affermare proprio quel diritto e libertà tanto care e fondamentali per l’intera umanità. Mai, da più di dieci anni a questa parte, le diverse istituzioni europee hanno profuso un tale interesse e sottoscritto così significativi impegni a favore della libertà religiosa e della tutela e protezione dei cristiani che fronteggiavano e ahimè subiscono persecuzioni continue in ogni parte del mondo.
Diciamolo con franchezza, la fede di Franco era riservata e seria almeno quanto la sua competenza politica, difficile sentirlo bearsi di successi ottenuti o vantarsi di onori attribuitigli. Terminato il suo impegno parlamentare, pur auspicando che la stima che godeva negli Stati Uniti lo avrebbe portato alla Segreteria generale della Nato, non si turbò per la decisione di Washington di preferirgli Jens Stoltenberg. Franco Frattini era ben consapevole del suo portato, della sua idea di operosa collaborazione in politica estera e delle sue intense relazioni internazionali, serie e sincere con tutti, inclusa la Russia. Una cosa è certa, con Frattini alla Segretaria della Nato, dal 2014 in poi gli Accordi di Minsk di pace tra Russia e Ucraina si sarebbero rispettati e forse, la sua maestria nella diplomazia ‘preventiva’ dei conflitti, avrebbe consentito all’Europa e all’Occidente di evitare la sanguinosa guerra che dallo scorso febbraio è iniziata sul territorio ucraino. Ma forse proprio questa guerra si voleva che scoppiasse e perciò era meglio un combattente vichingo al posto di un raffinato diplomatico alla ‘Bellarmino’.
Certamente Franco, nonostante si vociferi da decenni e senza alcuna prova della sua affiliazione alla ‘massoneria’, è stato l’uomo di Stato che più si è impegnato nel difendere la libertà religiosa e le minoranze cristiane perseguitate, nella recente storia repubblicana. Inoltre, non un politico come lui in Italia si è impegnato a difesa della identità cristiana del Paese e del simbolo del crocifisso, in un momento storico e cruciale del nostro paese.