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PASQUA DI GUERRA

Francesco, Papa diplomatico nella Pasqua ortodossa

La Pasqua ortodossa, quest'anno, è una Pasqua di guerra, con la spaccatura nel mondo ortodosso fra Russia e Ucraina. La cancellazione dell'incontro fra papa Francesco ed il patriarca di Mosca Kirill si spiega con lo sforzo diplomatico del Vaticano per arrivare alla pace. Il pontefice risponde ai critici che lo accusano di ambiguità 

Ecclesia 25_04_2022
Papa Francesco

Forfait forzato per Papa Francesco che ieri non ce l'ha fatta a presiedere la celebrazione eucaristica in occasione della domenica della Divina Misericordia, ma si è limitato a pronunciare l'omelia seduto nelle vicinanze dell'Altare della Confessione. Era successo lo stesso per la liturgia della Veglia pasquale presieduta dal cardinale decano, Giovanni Battista Re. Questa volta il compito è toccato a monsignor Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio della Nuova evangelizzazione. "Tutta la Chiesa - ha detto Bergoglio nell'omelia di ieri - è stata resa da Gesù una comunità dispensatrice di misericordia, un segno e uno strumento di riconciliazione per l'umanità". Il Pontefice ha ricordato che "ciascuno di noi ha ricevuto nel Battesimo lo Spirito Santo per essere uomo e donna di riconciliazione", invitando i fedeli a chiedersi: "sono tessitore di riconciliazione? Mi impegno per disinnescare i conflitti, per portare perdono dove c'è odio, pace dove c'è rancore?".

A tremila km di distanza, intanto, poche ore prima il patriarca Kirill aveva celebrato la liturgia di mezzanotte per la Pasqua ortodossa nella Cattedrale di Cristo Salvatore a Mosca. Nel suo messaggio pasquale ai fedeli della Chiesa ortodossa russa - e quindi anche a tantissimi ucraini - il capo del patriarcato moscovita ha fatto un accenno all'attualità, parlando di un "mondo lacerato da conflitti e contraddizioni" dove "nei cuori di molte persone dominano l'odio, la paura e l'inimicizia" e in cui "è particolarmente importante non dimenticare la propria vocazione cristiana e dimostrare l’autentico amore per il prossimo, che guarisce le ferite inflitte dal male e dalla menzogna". In un passaggio delicato proprio in riferimento alla spaccatura nel mondo ortodosso, Kirill ha detto: "non possiamo cedere alla tentazione del nemico del genere umano, che cerca di distruggere la benedetta unità tra i cristiani ortodossi; prego ferventemente il Signore Gesù, il Vincitore della morte, e chiedo anche a voi di elevare a Lui le preghiere intense, perché ogni ostacolo sia vinto così che possa trionfare una pace duratura, e le ferite della divisione siano sanate dalla grazia divina". Nelle immagini trasmesse dalla televisione russa, alla liturgia sembrerebbe esser stato presente anche il presidente Vladimir Putin (ma non mancano i dubbi su questo) che ha anche inviato un messaggio al patriarca per gli auguri, dicendo di trovare "gratificante sapere che sotto la sua guida la Chiesa si sta impegnando in una fruttuosa interazione con lo Stato, dando un enorme contributo alla promozione dei valori tradizionali spirituali, morali e familiari nella società, educando le giovani generazioni e rafforzando la concordia e la comprensione reciproca tra le persone in questi tempi difficili".

Sul fronte del dialogo ecumenico, nel frattempo, si è registrata la cancellazione del secondo incontro tra il patriarca di Mosca ed il Papa di cui quest'ultimo ha dato notizia nel corso di un'intervista rilasciata al giornale argentino "La Nacion". Francesco ha spiegato al giornalista Joaquín Morales Solá che il suo rapporto con Kirill è "molto buono" ma si rammarica per il fatto che "il Vaticano abbia dovuto annullare un secondo incontro con il patriarca Kirill, che avevamo programmato per giugno a Gerusalemme". Motivo? "La nostra diplomazia - ha confidato il Papa - ha capito che un incontro in questo momento potrebbe creare molta confusione". Bisogna notare, innanzitutto, che Bergoglio non ha rivendicato personalmente a sé - a differenza del gesto di recarsi in ambasciata russa presso la Santa Sede all'indomani dello scoppio del conflitto e di quello del bacio alla bandiera ucraina in udienza generale - la decisione di aver fatto saltare il faccia a faccia programmato, ma l'ha ricondotta alla diplomazia vaticana. La cancellazione rientra nell'ambito di quegli "sforzi diplomatici" menzionati da Francesco che la Santa Sede sta compiendo per lavorare a vantaggio della pace e va di pari passo, in un certo senso, con la mancata visita a Kiev giustificata nell'intervista con parole altrettanto significative (" non posso fare nulla che metta a rischio obiettivi più elevati, che siano la fine della guerra, una tregua o, almeno, un corridoio umanitario. A cosa servirebbe per il Papa andare a Kiev se la guerra continuasse il giorno successivo?").

Difficile interpretare la cancellazione dell'incontro di Gerusalemme con la volontà vaticana di negare un assist all'"ala più rigida del patriarcato moscovita" alla "disperata ricerca di una legittimazione internazionale" - come sostenuto da qualcuno - dal momento che i falchi del sinodo ortodosso russo hanno sempre visto come fumo negli occhi qualsiasi avvicinamento con la Roma cattolica, tanto da aver fatto saltare all'ultimo minuto nel 1996 e nel 1997 due colloqui già programmati tra Giovanni Paolo II e l'allora patriarca Alessio II. Col pensiero fisso alla "pace oltraggiata dalla barbarie della guerra" - come ha detto ieri nel corso della recita del Regina Caeli - Francesco non ci sta a farsi tirare per la giacchetta e lo ha dimostrato nell'intervista a La Nacion nella quale ha spiegato perché non nomina Putin né tantomeno la Russia nelle sue omelie: "un Papa non nomina mai un capo di stato, tanto meno un Paese, che è superiore al suo capo di Stato". Un modo per rispondere anche alle tante critiche ricevute da tanti commentatori occidentali che, direttamente o indirettamente, lo hanno accusato di ambiguità. Sempre ieri, per la recita del Regina Caeli, il Papa ha mantenuto la sua posizione invocando una tregua pasquale e dicendo che "è triste che in questi giorni che sono i più santi e solenni per tutti i cristiani si senta più il fragore mortale delle armi anziché il suono delle campane che annunciano la Resurrezione", aggiungendo, inoltre, che "è triste che le armi stiano sempre di più prendendo il posto della parola".

Poi, il Santo Padre non ha mancato di far arrivare un saluto ed un ringraziamento ai "partecipanti alla Marcia straordinaria Perugia-Assisi per la pace e la fraternità che si svolge oggi, come pure quanti vi hanno aderito dando vita ad analoghe manifestazioni in altre città d'Italia". L'iniziativa in questi giorni è stata oggetto di durissime critiche per la locandina che raffigurava due pallottole diverse che si muovono in senso opposto e sotto la scritta "Fermatevi". Anche contro gli organizzatori ed i partecipanti si sono levate accuse di ambiguità sul conflitto da ampi settori dell'opinione pubblica italiana schierata a favore dell'invio di armi in Ucraina: per questo il 'grazie' pronunciato dal Papa ieri a San Pietro è ulteriormente significativo e non era affatto scontato se si pensa che per il Forum della Cei sul Mediterraneo aveva negato qualsiasi menzione nell'Angelus. Il motivo? Si dice per la presenza di Marco Minniti, attualmente presidente della Fondazione Med-Or di Leonardo, tra le maggiori società produttrici di armi.