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Francesco, escluso il tumore. La salute dei papi, un "filone" di cronaca

Esclusa la presenza di masse tumorali dopo la biopsia al colon effettuata sul Papa. Perché da sempre la salute del Papa è un genere giornalisto-narrativo di grande interesse. Il medico "spione" sotto Pio XII e il tumore allo stomaco di Giovanni XXIII fino a San Giovanni Paolo II, habitué del Gemelli che ribattezzò "Vaticano 3" e dove fu ricoverato spesso dopo l'attentato. Il pacemaker con cui tuttora Benedetto XVI convive. 

Ecclesia 08_07_2021

Come sta il Papa? In questi giorni è la domanda più frequente non solo nei Sacri Palazzi e tra gli addetti ai lavori, ma anche tra i fedeli di tutto il mondo. Da quando, domenica scorsa, l'agenzia di stampa Adnkronos ha dato la notizia del suo ricovero, poi confermata dalla Sala Stampa della Santa Sede, l'attenzione di tutti è concentrata sulla stanza al decimo piano del Policlinico Gemelli che ospita il paziente Bergoglio.

Il Pontefice è stato operato domenica sera per una stenosi diverticolare sintomatica del colon e si trova ora - ha fatto sapere il portavoce vaticano - "in buone condizioni generali, vigile e in respiro spontaneo". Gli esami sull'illustre paziente hanno confermato la "stenosi diverticolare severa con segni di diverticolite sclerosante", escludendo la presenza di masse tumorali. L'intervento, durato tre ore e condotto a cielo aperto ha richiesto l'asportazione di un tratto del colon sinistro e lo costringerà ad almeno altri quattro giorni di degenza, salvo complicazioni.

La salute dei Papi è uno degli argomenti che cattura di più l'attenzione mediatica mondiale all'interno delle Mura leonine. Non a caso, un grande vaticanista come Benny Lai raccontava che durante il pontificato pacelliano i giornalisti pagavano 10mila lire al mese all'archiatra pontificio - quel Riccardo Galeazzi Lisi passato alla storia per aver venduto le fotografie del morente Pio XII e per lo scellerato metodo di imbalsamazione della salma adottato - per esserne aggiornati. Fino ad allora sui malanni papali si era sempre mantenuto il più stretto riserbo. Durante il pontificato roncalliano, invece, fu il Papa stesso a rompere il tabù, ringraziando i fedeli durante la I domenica d'Avvento del 1962: "La buona salute che minacciava, un momento, di allontanarsi - si confidò pubblicamente Giovanni XXIII - sta per tornare, torna anzi". Si riferiva al tumore allo stomaco che poi lo portò alla morte nel giugno dell'anno successivo.

La diagnosi sulla malattia del 'Papa buono' divise i medici che lo seguivano: il professor Gasbarrini, uno degli archiatri pontifici, era convinto che non si trattasse di un cancro ma di semplici ulcerazioni. La doccia gelata arrivò dopo un consulto con tre baroni della chirurgia ai quali, durante un drammatico incontro raccontato dal segretario personale Loris Capovilla, Roncalli chiese di dire la verità con franchezza. L'archiatra, dopo una crisi di vomito del Pontefice, decise in ogni caso di non operare.

Il suo successore, invece, finì sotto i ferri il 4 novembre del 1967 per un'ipertrofia della prostata. La sala chirurgica venne allestita all'interno dei Sacri Palazzi e la Sala Stampa comunicò giorno dopo giorno gli aggiornamenti sul decorso di Paolo VI. La sera stessa, ad esempio, un bollettino informò: "Sua Santità ha trascorso le prime dieci ore successive all'operazione chirurgica in condizioni del tutto soddisfacenti (...) le condizioni postoperatorie in rapporto all'intervento di prostatectomia sono eccellenti".

Due anni prima di morire, Montini dovette rinunciare ad un viaggio apostolico negli Stati Uniti per il Congresso eucaristico mondiale di Philadelphia del 1976 dopo aver incassato il divieto del medico personale.

Albino Luciani, contrariamente alle leggende metropolitane circolate sulla sua morte, venne eletto che era già malato. Secondo il cardinale Jacques Martin, infatti "il mistero della sua elezione" era da considerarsi "ben più grande di quello della sua morte". Basti pensare che la notizia della scomparsa del suo predecessore la apprese mentre si trovava in un ospedale in provincia di Venezia ed entrò in Conclave con diversi interventi chirurgici alle spalle, come il suo medico personale Antonio Da Ros confidò al biografo Marco Roncalli.

Con Giovanni Paolo II le condizioni di salute del Pontefice finiscono sotto i riflettori come mai era successo prima. Wojtyla fu eletto giovane ed aitante, ma l'attentato subito nel 1981 lo condannò a fare i conti con una serie progressiva di problemi di salute che negli anni lo fecero sentire ancora più vicino a chi soffriva. L'Atleta di Dio non nascose al mondo i segni della malattia e divenne un frequentatore abitudinario del Policlinico Gemelli, quel luogo che nel 1996 ribattezzò ironicamente Vaticano 3 affacciandosi alla finestra del decimo piano per salutare i fedeli che attendevano di vederlo nel piazzale.

Anche il Santo polacco finì sotto i ferri per il colon. Avvenne nel 1992, undici anni dopo il primo ricovero per gli spari di Alì Agca che gli perforarono l'organo dell'apparato digerente. Era una domenica di luglio e fu proprio il Papa ad annunciarlo ai fedeli nel corso dell'Angelus, spiegando che nel pomeriggio si sarebbe recato al Gemelli per alcuni accertamenti. Nell'operazione gli fu rimosso un tumore benigno ed alcuni calcoli alla cistifellea. Molti scrissero che in realtà il tumore era maligno e da quell'occasione in poi si creò un filone giornalistico che negli anni successivi si sarebbe dedicato incessantemente alle condizioni fisiche del Papa.

Di Benedetto XVI sappiamo che prima ancora di essere eletto divenne non vedente dall'occhio sinistro a seguito di un ictus che lo colpì nel 1991, oltre a dover convivere con un pacemaker per tenere sotto controllo la fibrillazione atriale cronica di cui soffre.

Con il ricovero improvviso al Gemelli di questi giorni, il capitolo salute entra per la prima volta prepotentemente nella narrazione del pontificato di Francesco. In passato si era parlato delle condizioni di Bergoglio dopo che il Quotidiano Nazionale aveva lanciato un'indiscrezione relativa ad un consulto in Vaticano con il neurochirurgo giapponese Takanori Fukushima che sarebbe avvenuto nel 2015: la voce di un tumore benigno al cervello smentita dalla Sala Stampa della Santa Sede e dallo stesso medico asiatico.

A gennaio, invece, era stato il vaticanista don Antonio Pelayo Bombin a scrivere sulla rivista spagnola Vida Nueva che Francesco si sarebbe dovuto sottoporre ad un intervento urgente per risolvere i problemi di deambulazione causati dalla lombo-sciatalgia che lo tormenta da anni. Sciatica che lo costrinse a rivolgersi ad uno specialista, il professor Walter Santilli, già in occasione di una permanenza a Roma nel 2007. La cartella clinica di Bergoglio 'entrò' in un certo senso nel Conclave del 2013 come ha rivelato uno dei suoi grandi elettori, il cardinale Óscar Rodríguez Maradiaga.

Il porporato honduregno, nella prefazione di un libro di Fabio Marchese Ragona, ha raccontato che quando la candidatura dell'allora arcivescovo di Buenos Aires prese quota, nel pensionato di Santa Marta il sostenitore di un altro papabile cominciò ad avanzare dubbi sulla sua tenuta fisica, sostenendo che fosse privo di un polmone. Incrociando questa rivelazione ad un retroscena riportato nel libro "The Election of Pope Francis" di Gerard O'Connell è possibile che a tentare di sbarrare la strada del soglio pontificio all'argentino fu il cardinale Joachim Meisner, popemaker del Conclave del 2005 e considerato un grande elettore del canadese Ouellet nel 2013.

Per smentire quella voce, Maradiaga affrontò Bergoglio chiedendogli se davvero avesse problemi di salute e quest'ultimo gli confermò di soffrire di un po' di sciatica e di avere subito un piccolo intervento al polmone sinistro per la rimozione di una ciste in gioventù, ma di godere di buona salute. Una precisazione che di fatto preannunciava la disponibilità - non scontata - del futuro Francesco ad accettare un'eventuale elezione. Ieri, intanto, il bollettino quotidiano della Sala Stampa ha comunicato che "Papa Francesco ha riposato bene durante la notte" e che "ha fatto colazione, ha letto alcuni quotidiani e si è alzato per camminare", chiarendo che "il decorso post-operatorio è regolare" e "gli esami di controllo di routine sono buoni". I fedeli di tutto il mondo pregano per la pronta guarigione del Santo Padre e per i medici che lo hanno in cura.