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MIAMI

Foto coi repressori: Pausini nella bufera, ignorata in Italia

Protesta in Florida per un concerto - poi annullato - di Laura Pausini. Agli esuli cubani non è andata giù la foto della cantante con i membri del controspionaggio del governo cubano: poliziotti che il regime utilizza per reprimere il popolo più povero del mondo a causa del comunismo. 

Esteri 25_05_2022

Ancora una volta Laura Pausini fa notizia per la sua vicinanza al regime comunista dell'Avana. Sabato 21 maggio è stata protagonista di un'intensa protesta portata avanti da membri della comunità cubana in esilio a Miami, che hanno deciso di scendere in piazza per distruggere con un rullo compressore i dischi della cantante in segno di rifiuto alla sua partecipazione al concerto “Amor a la Música”, organizzato dalla stazione FM 107.5 nella capitale della Florida.

In seguito, Laura Pausini non si è presentata al concerto. Lo ha riferito la stessa cantante attraverso un tweet: “Stasera dovevo esibirmi al mega concerto di @1075amor @UforiaMusica. Come sapete sono risultata positiva al Covid ed è per questo che non posso partecipare. Mi dispiace molto e voglio mandare un abbraccio a tutti e anche un in bocca al lupo ai miei amati colleghi che canteranno per tutti🤍”.

La protesta è stata riportata dall'agenzia spagnola EFE e ha fatto notizia sui principali media in lingua spagnola, ma stranamente in Italia la notizia è stata ignorata. Era un'azione organizzata dal gruppo Vigilia Mambisa e si è svolta davanti al ristorante Versailles, luogo emblematico del quartiere noto come “La Pequeña Habana”, nel sud della Florida (USA).

Ma cosa ha scatenato la rabbia dei cubani? Ebbene, una foto scattata nel 2018, in cui la cantante appare “molto felice” insieme ai membri della Sicurezza di Stato, delle agenzie di intelligence e controspionaggio del governo cubano, ha detto a EFE il cubano Miguel Saavedra, leader dei manifestanti. Con “gli stessi che hanno colpito la popolazione”, ha sottolineato l'attivista. 

Da evidenziare che la Pausini ha fatto la foto proprio con i poliziotti che il regime utilizza per reprimere il popolo, come è accaduto lo scorso 11 luglio, quando una manifestazione pacifica ha scatenato una violenta persecuzione che ha portato in carcere 1.400 persone, di cui 874 si trovano ancora in prigione per motivi politici, secondo la ong spagnola Prisoners Defenders (vedere qui).

Secondo EFE, i manifestanti avevano cartelli che riportavano scritte come “Laura Pausini, castrista, comunista, amica del (presidente cubano) Díaz-Canel” ed esponevano anche striscioni di protesta contro il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden.

Non è la prima volta che Laura Pausini scatena la rabbia dei cubani liberi. Già nel 2018 aveva suscitato furiose polemiche per il suo concerto al Colosseo della Città dello Sport dell’Avana, dove il dittatore Miguel Díaz-Canel era stato visto ballare con la moglie. E, come se non bastasse, la Pausini ha pubblicato sul suo social una foto che ha alimentato le polemiche: è apparsa seduta su un'altalena di bambù, con un abito con il tricolore cubano. Secondo l'artista, l'indumento era uno dei doni ricevuti dal governo comunista in occasione del suo concerto.

L'immagine ha suscitato aspre critiche anche sui media ispanofoni, che hanno descritto il gesto come un “atto illegale” e “un'infrazione da sanzionare” perché è stata un’offesa al simbolo nazionale cubano. In risposta, Laura Pausini ha postato su Twitter: “Che ridicolo! Canto dove la gente vuole ascoltarmi e non voglio parlare di politica. Non sono interessata. Sono una cantante. Io canto l’amore. Punto”.

Peccato però che questo amore non sia sufficiente per pensare ai cubani che da 63 anni sono ostaggio di una dittatura che nega i più elementari diritti umani del suo stesso popolo. Secondo il Misery Index 2021 di Hanke, Cuba è il Paese più povero del mondo a causa del comunismo.