Formiche in corsia, ma sì: è colpa della Camorra
Formiche su un letto di una paziente al San Paolo di Napoli. Tutti si lagnano, compreso il governatore De Luca che, per andare sul sicuro, dà la colpa alla Camorra. Ma l'ospedale è toccato da inchieste? No. In compenso la Regione di cui è presidente è responsabile diretta del sistema sanitario. Ma per certe inefficienze basta evocare la parolina magica delle cosche e tutti sono più tranquilli e perché in fondo tutti chiedono diritti, ma senza garantire i doveri.
Ma certo, sarà la Camorra. Che ci vuole? All'ospedale San Paolo di Napoli hanno fotografato una paziente allettata il cui braccio era infestato dalle formiche. Apriti cielo. Non è certo un bel biglietto da visita per la capitale del sud, ma in fondo, di che stupursi? Forse che il caso che oggi vede l'attenzione di giornali e Nas non sia che uno dei tanti casi piccoli o grandi di incuria sanitaria così frequente negli ospedali del sud Italia?
Certo. Non si deve generalizzare e per questo concediamo ai vertici sanitari la possibilità che in fondo si sia trattato di uno spiacevole equivoco, di un caso fuggito da un sistema efficiente e costoso allo Stato tanto quanto un reparto in provincia di Verona. Ma poi alla fine, chi ci crede?
Tutti fanno la loro parte in questa ridicola sceneggiata napoletana: i sindacati possono gridare al degrado delle strutture pubbliche, gli infermieri alle condizioni di lavoro improvvide, i pazienti ai trattamenti ingiusti e i vertici sanitari alle particolarissime congiunture che hanno fatto si che i piccoli insetti estivi proliferassero in corsia: un albero non tagliato i cui rami arrivano sul davanzale della camera, le sacche di glucosio che attirano, notoriamente formiche (e perché no api? o mosche?) e una stanza dell'ospedale da bonificare. Insomma: tutto deve essere ricondotto all'idea che si tratti di un incindente di percorso.
Nel frattempo i politici si esercitano nel loro sport preferito: lo scaricabarile. E qui, bisogna riconoscere che il maestro assoluto, per astuzia e maestria, è il governatore campano Vincenzo De Luca. Lui che ieri mattina è entrato al San Paolo per toccare con mano lo scempio del formicaio, con il suo fare da Mario Merola che augura la felicissima sera a tutti i signori incravattati. E detta la linea. Vabbè, sarà anche colpa di qualche incuria, ma al di là di questo vuoi mettere la Camorra quanto ci ha mangiato sugli ospedali!
Testuale: «Al di là di questo la sanità in Campania è un disastro. Stiamo lavorando fino all'ultimo respiro affinchè torni un centro di eccellenza. Per troppi anni è stata penalizzata dalla politica politicante, inquinata da delinquenti, camorristi e affaristi di ogni tipo».
Ora, in un Paese normale bisgonerebbe chiedere al Presidente della Regione in carica se si riferisce a qualche cosa in particolare, di specifico, di determinante proprio in quell'ospedale, in quel reparto. Ci sono forse inchieste di Camorra sulla gestione degli appalti ospedalieri del San Paolo? C'è un Woodcock appostato dietro le flebo per controllare che tutto si svolga secondo il prontuario e il Drg statale che eroga tanto quanto a Bolzano la stessa cifra, ma con risultati diversi?
Sembra di no. Però c'è, attenzione, 'a Camorra. Una parola magica che serve per acquietare tutti. Un lasciapassare rassicurante e in fondo accomondante. Fortuna che c'è la Camorra...sennò sai che ci inventiamo?
Una eterna e infinita carrellata di piagnistei ha costellato le disavventure napoletane. Tanto c'è sempre la Camorra a cui fare la predica. «Eh, ma sai... noi abbiamo la Camorra». E giù lagne. Parla bene De Luca e sa che in fondo nessuno gli chiederà conto di quanto detto perché fa comodo a tutti dare la colpa al don Raffè di turno: Prima pagina venti notizie, ventuno ingiustizie e lo Stato che fa, si costerna, s'indigna, s'impegna, poi getta la spugna con gran dignita'.
A tirare in ballo la Camorra con così grande facilità le cose sono due: o Napoli è infestata in ogni angolo e lo Stato e De Luca allora che cosa ci stanno a fare oppure anche De Luca dovrebbe iniziare a farsi qualche domanda e magari concedere qualche risposta.
Stiamo parlando di Sanità, non di spaccio organizzato o controllo della prostituzione. E la Sanità, da che mondo è mondo, è materia della Regione. E' la Regione che decide i direttori delle Asl e dei presidi ospedalieri, la Regione che gestisce per la Sanità i fondi statali, la Regione che ha il potere per decretare attraverso una rete di funzionari e dirigenti se il direttore di un ospedale deve saltare per inefficienza.
Chiunque abbia avuto a che fare con la Sanità lo sa: tutto passa dalle regioni. Infatti, quando un'eccellenza ospedaliera si staglia nel panorama internazionale, ecco che le Regioni sono pronte a reclamare la loro dose di meriti.
Insomma: non c'è foglia che si muova senza che la regione non voglia. E la Campania non fa eccezione. Però per ogni evenienza c'è sempre la Camorra a cui dare la colpa delle proprie inefficienze. Perché se di inefficienza di tratta, il presidente della Regione potrebbe anche chiedere la testa al direttore dell'Asl. Ma questi, poverino, è arrivato da appena 20 giorni al suo posto. Non vorremo mica farlo accomodare per due formichette in corsia...ecchesaràmmai!
Si continua così, con la litania levantina del tanto è sempre colpa di qualcun altro. De Luca potrà comodamente tornare a dare la colpa ai politici del passato con la goduria degna di un Totò: “Io nun'sò fess ma facc'ò fess pecchè facenn' o fess' te facc fess”. Ecco appunto.
In una società ormai deresponsabilizzata che pretende sempre diritti, ma senza una contropartita di doveri, è significativo che in questa triste vicenda nessuno si sia sentito non tanto di dire è mia la responsabilità, ma almeno: è mio dovere. E' mio dovere accorgermi di una paziente in quelle condizioni, dal governatore all'ultimo dei portantini. Eppure basterebbe che uno solo si sentisse in dovere di dare uno sguardo a un malato per evitare certe figuracce. A questo porta la dittatura dei diritti senza doveri.
Per spiegare certi meccanismi ci viene incontro Checco Zalone. Nella sua celebre parodia di Roberto Saviano si immagina lo scrittore alle prese, un po' imbranato, con l'altro sesso. E a forza di rifiuti di una, due e tre ragazze alla fine, l'"eroe" antimafia deve capitolare e sparare la sentenza: «A Napoli, la femmina è gestita dalla Camorra».