Firenze, Dante e non solo... Città dalle mille ricchezze
Una passeggiata per Firenze alla scoperta di una città che si schiude come uno scrigno agli occhi del visitatore. Letteratura, storia e arte si mescolano in una danza di cultura che si muove tra le ricchezze della storia.
Il turista che giunge in visita a Firenze respira nell’aria i versi della Commedia, talvolta istoriati in epigrafi su edifici o monumenti o lungo le vie cittadine. In Piazza degli Uffizi sono collocate le statue di Dante, realizzata nel 1842 da Paolo Emilio Demi, seguita da quelle di Boccaccio e di Petrarca.
Anche nella Chiesa di Santa Croce possiamo trovare tre cappelle riservate alle corone fiorentine. Eppure a Firenze non è possibile visitare la tomba di nessuno dei tre grandi: Dante è sepolto a Ravenna, la città che lo ospitò negli ultimi anni di vita e in cui morì, il corpo di Petrarca si trova ad Arquà (che per lui fu ribattezzata Arquà Petrarca), mentre la tomba di Boccaccio è nel cimitero di Certaldo.
Davanti alla Chiesa francescana di Santa Croce, ove il Dante poté studiare filosofia dopo la morte di Beatrice avvenuta l’8 giugno 1290, venne eretta una statua del poeta con uno sguardo arcigno: era il 1865, per il secentesimo anniversario della nascita.
Firenze non poté aver con sé Dante, neanche dopo morte, perché la città si comportò da «noverca», ovvero matrigna, nei suoi confronti, come Fedra che ha accusato ingiustamente Ippolito. Così scrive Dante nel canto XVII del Paradiso. Nel doppio parallelo Ippolito/poeta e matrigna/Firenze, la città natale appare come una matrigna che ama disperatamente Dante e, nel contempo, lo accusa di violenza, quando invece è lei a essere falsa e ingiusta.
Strano e duplice è il destino di Firenze, di città che condanna all’esilio e di città che accoglie gli esuli. Se la Firenze contemporanea a Dante ha mandato in esilio il Sommo poeta, quella di Foscolo diventa ipotetica nuova patria, città che offre accoglienza. La Firenze di Dante e quella di Foscolo si scambiano i compiti. Quella Firenze che non abbraccerà mai in Santa Croce il corpo di Dante offrirà, invece, ospitalità al corpo del defunto Foscolo nel 1871 nella stessa chiesa, per il decennale dell’unificazione italiana.
A detta di Foscolo Firenze è fortunata e lieta non solo per la salubrità dell’aria, perché incoronata dai colli profumati e in festa per le vendemmie, per la fecondità nella cultura e nelle arti, resa ancor più illustre dalla poesia di Dante e di Petrarca, ma ancor più perché in un solo tempio, Santa Croce, conserva le tombe dei grandi, che sono perenne memoria della grandezza dell’Italia. Tra questi spiccano Machiavelli, Michelangelo e Galilei.
In assenza della tomba di Dante, è almeno possibile visitare la casa in cui il Sommo poeta visse fino al 1301, quando venne mandato in ambasciata a Roma con altri due eminenti personaggi fiorentini per trattare col papa Bonifacio VIII perché desistesse dall’intromissione nella politica interna di Firenze?
In realtà, la risposta è negativa. La casa di Dante che si può oggi visitare a Firenze, vicino alla chiesa di Santa Margherita dei Cerchi, dove probabilmente il poeta incontrò Beatrice per la prima volta, non è la vera abitazione del poeta. Nel 1865, per il seicentesimo anniversario della nascita, venne nominata una commissione di esperti per identificare l’area dove si ergeva la casa di Dante. Tuttavia, dopo la stesura di una Relazione artistica da parte dell’architetto Mariano Falcini, il progetto della ricostruzione fallì in seguito al trasferimento della capitale d’Italia da Firenze a Roma. Vennero a mancare i fondi e così solo all’inizio del Novecento si riprese il progetto ad opera dall’architetto Giuseppe Castellucci che realizzò un angolo scenografico dalle caratteristiche medioevali: una piazzetta, una tettoia, un pozzo e una torre. In realtà, senza ombra di dubbio, la famiglia dell’Alighieri non possedette mai un pozzo. Se la casa fu, quindi, ricostruita, siamo, però, certi dell’esatta ubicazione della stessa, grazie ad un documento in cui il parroco della chiesa di San Martino intentò causa alla famiglia degli Alighieri perché una pianta di fico del loro giardino stava danneggiando la recinzione del giardino annesso alla chiesa.
Nel 1965 venne inaugurato per la prima volta il Museo della Casa di Dante, sottoposto più volte a lavori di ammodernamento: la visita permette di ripercorrere la vita del poeta e scoprire la Firenze dell’epoca.
Vicino al Duomo di Santa Maria del Fiore si trova il battistero di San Giovanni, il cui soffitto è decorato da un mosaico duecentesco, con la rappresentazione del Paradiso e dell’Inferno. In quel luogo, Dante fu battezzato il 27 marzo 1266. Era un sabato santo: furono portati al fonte battesimale tutti i nati l’anno precedente. Il poeta avrebbe più volte ricordato il battezzatoio di San Giovanni a Firenze, luogo centrale per la sua vita tanto che proprio lì avrebbe desiderato essere incoronato poeta, nel caso in cui la fama del poema sacro da lui composto gli avesse consentito di ritornare nella sua città. Non a Roma, non a Parigi voleva ricevere l’ambito riconoscimento, ma nel luogo in cui aveva vissuto fino all’esilio, dove era diventato figlio di Dio in Cristo Gesù attraverso il battesimo ed era entrato a far parte della chiesa. Così scopriamo dalla lettura del canto XV del Paradiso.
Ai battezzatori di San Giovanni a Firenze Dante accenna anche nella terza bolgia dei simoniaci (Inferno XIX, vv. 16-21) quando paragona i fori dove sono collocati a testa in giù i dannati con le aperture dei fonti battesimali, uno dei quali il poeta ruppe poco prima di essere esiliato per salvare un battezzando che dentro stava annegando. L’incidente si verificò probabilmente quando Dante era priore di giustizia (tra il 15 giugno e il 15 agosto del 1300).
Nel Museo della Chiesa di Santa Maria Novella, sede della scuola filosofica domenicana (anche lì Dante studiò dopo la morte di Beatrice), si possono ammirare tre ritratti del Sommo poeta: due all’interno della Chiesa, nella Cappella della famiglia Strozzi, dipinti dal fiorentino Nardo di Cione, il terzo all’esterno, nella sala del Capitolo, affrescata da Andrea di Bonaiuto.
Nel Duomo di Santa Maria del Fiore possiamo ammirare una delle opere artistiche più note legate a Dante. Si tratta del Ritratto di Dante Alighieri, la città di Firenze e l’allegoria della Divina Commedia, dipinto da Domenico di Michelino nel 1465. Quel Dante che non ottenne l’incoronazione poetica in vita appare raffigurato con una corona d’alloro in testa. La Commedia è nella sua mano sinistra, aperta sul canto I dell’Inferno. La sua mano destra indica il regno infernale. Sullo sfondo lo spettatore può vedere il Purgatorio e il Paradiso.
Anche Giotto, concittadino e pressoché coetaneo di Dante, ritrasse il Sommo poeta nella Cappella del Podestà, nel Palazzo del Bargello, ove si trovano le Storie di Maria Maddalena e il Giudizio universale.
In Piazza della Signoria, a Palazzo Vecchio, uno degli edifici più importanti di Firenze, sede del governo della città, iniziato da Arnolfo di Cambio, architetto anche del Duomo e della Chiesa di Santa Croce, è esposta la maschera mortuaria di Dante, probabilmente un calco del viso del poeta realizzato da Tullio Lombardo, quando il padre Pietro restaurò il sepolcro di Dante a Ravenna nel 1481.
Eccovi solo alcuni spunti per una visita a Firenze, sulle orme di Dante, alla scoperta di una città che è stata culla del Rinascimento e che è stata la quarta città più visitata in Italia nel 2021.