L'EDITORIALE
Fiorin Fiorello, il profilattico è bello
Megaspot televisivo del noto showman per il profilattico. Ma è pubblicità ingannevole: non salva la vita e non evita contagi. Ma continuare a proporlo evita la fatica di educare, l'unica cosa che funziona davvero, anche contro i contagi.
Editoriali
07_12_2011
E meno male che ci sarebbe stato l’ordine di non parlare nelle trasmissioni Rai dei profilattici come strumento di prevenzione dell’Aids. L’altra sera lo showman Fiorello, durante il suo seguitissimo programma su Rai1– che ha raggiunto ascolti record – ha dedicato una gag alla promozione del preservativo: ha fatto dire in coro “profilattico” a tutto il pubblico, ha affermato che usandolo “non si prendono le malattie e non si prende l’AIDS. Salva la vita come il Beghelli”, ha proposto di piazzare un enorme profilattico al posto del cavallo di viale Mazzini (sede della Rai), per concludere: “L’importante è che lo usiate”.
A dire il vero non è stato l’unico esempio, perché già il 1° dicembre – giornata mondiale della lotta all’Aids, a causa della quale sarebbe scattato il presunto divieto – su Radio 2, a Caterpillar, c’è stata una lunga intervista all’infettivologa Cristina Mussini che ha fatto eguale, sperticato elogio alle virtù del profilattico, addirittura affermando che la liceità di tale strumento è stata dichiarata anche dal Papa.
Evidentemente la dottoressa Mussini non solo è ignorante per quel che riguarda il Papa – che non ha mai invitato a usare il preservativo – ma anche nel campo che più dovrebbe conoscere. E come Fiorello è responsabile di pubblicità ingannevole. Perché il profilattico non salva affatto la vita: riduce sicuramente i rischi di contagio, ma propagandandolo come salvavita in realtà si incentivano comportamenti a rischio con la conseguenza che le infezioni aumentano anziché diminuire. Ormai c’è abbondante letteratura scientifica a dimostrarlo: non solo in Africa, dove «dopo 20 anni di pandemia non c’è alcuna evidenza che più preservativi portino a meno Aids», come ha scritto il ricercatore Edward Green, vera autorità in materia (per approfondimenti cfr. Luigi Negri-Riccardo Cascioli, Perché la Chiesa ha ragione, Lindau 2010). Lo stesso discorso vale anche per l’Europa: una ricerca di cui abbiamo parlato pochi mesi fa, dimostra che le malattie sessualmente trasmissibili sono in aumento in Europa e l’aumento è direttamente proporzionale all’uso del profilattico.
Continuare a raccontare la storiella del “salvavita” perciò, non solo è errato, non solo è ingannevole, ma è un atto altamente irresponsabile.
Perché allora tanti esperti del settore, tanti medici e scienziati continuano a propagare questa menzogna? Probabilmente perché l’unica cosa che funziona davvero contro l’Aids è l’educazione. L’educazione a una sessualità responsabile, alla fedeltà, a una corretta affettività e all’amore vero. Ma per educare bisogna avere qualcosa da proporre, vivere un’esperienza che dia senso alla vita. Perché educare è essenzialmente trasmettere le ragioni per vivere. Merce rara di questi tempi nella nostra Europa.
E allora chi non ha ragioni per vivere non può trasmetterle: molto più semplice cavarsela scrivendo una ricetta, consigliando una marca di profilattici, indicando medici o cliniche per abortire, invitando ipocritamente alla «promiscuità controllata», come ha fatto la dottoressa Mussini.
Sostanzialmente lasciando sole le persone – e soprattutto i giovani - davanti alla vita.
Fiorello ha soltanto espresso il nulla e la solitudine di questa società. Prendersela con lui serve a poco, anche se è doveroso esigere dalla Rai che non si faccia disinformazione o si mandino messaggi pericolosi. Serve invece prendere coscienza dell’«emergenza educativa» che c’è nel nostro paese, serve riscoprire per noi le ragioni del vivere, serve assumersi la responsabilità di trasmetterle agli altri.