Finlandia e Bulgaria, altri schiaffi ai socialisti
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In Finlandia perde Sanna Marin, socialdemocratica, più popolare nei media internazionali che non nel suo Paese. Cresce la destra identitaria e vince un moderato di centrodestra, Peteri Orpo. In Bulgaria si assiste a una nuova affermazione del centrodestra, il Gerb, guidato da Boyko Borisov, nonostante la cattiva stampa europea.
Sonore sconfitte nel weekend per i partiti socialisti europei in Finlandia e Bulgaria, in attesa di vedere cosa accadrà tra qualche mese in Grecia, Slovacchia e Spagna. La Scandinavia vira a destra? Certo non rimane a sinistra. Nonostante la popolarità mass mediatica raccolta all’estero dalla Premier uscente e socialista Sanna Marin e il successo dell’entrata nella Nato, la giovanissima leader socialista finlandese è riuscita a portare il suo partito dal primo al terzo posto.
Il voto di domenica in Finandia non ha dimostrato affatto, come scrivono i radical-chic, la popolarità del Primo Ministro. Infatti, nel voto di preferenza, la leader del partito identitario dei Finlandesi, Riikka Purra ha ottenuto 45mila preferenze, la Marin solo 35mila e solo 3mila in più della popolarissima candidata dei conservatori Elina Valtonen.
Pochi voti, molta fama sulla stampa internazionale e ben poco seguito in patria: in tre parole la sconfitta della Marin. I socialdemocratici hanno ottenuto il 19,9% dei voti (43 parlamentari, +3 rispetto al 2019), i vincitori del partito conservatore Ncp il 20,8% (48 parlamentari, +10 rispetto alle elezioni 2019), mente al secondo posto c’è il Partito dei Finlandesi , della destra identitaria, che ha ottenuto il 20,1% (46 parlamentari, +7 rispetto al 2019). In un parlamento di 200 membri, è necessario che i conservatori del Ncp ora costruiscano una robusta coalizione.
Nonostante feste e notti in discoteca ‘pilotate sui social’, i giovani finlandesi hanno preferito il partito identitario ai socialisti della Marin. La leader del partito dei finlandesi Riikka Purra, secondo gli analisti , ha attratto il maggior numero di elettori più giovani, grazie al suo ampio utilizzo di social network come TikTok e i suoi contenuti identitari. Il leader del partito conservatore Petteri Orpo non ha le qualità da "subrette" di Sanna Marin, è un politico di carriera, serio, calmo e lavoratore e si appresta ad iniziare colloqui per la formazione del governo, da formarsi entro i 15 aprile.
Si pensa a una probabile coalizione dove siano presenti i Cristiani democratici, stabili con 5 parlamentari tra cui la famosa e perseguitata (a causa della fede cristiana) Päivi Maria Räsänen, mentre i centristi che hanno ottenuto 23 seggi (-8) andranno all’opposizione. Il Partito dei Finlandesi attende la chiamata per discutere il coinvolgimento e la collaborazione con il governo. Centristi, verdi e sinistra perdono in questa tornata elettorale un totale di 20 parlamentari e pagano la sudditanza alle dottrine globaliste della migrazione facile, spesa pubblica allegra e forza attrattiva dei socialisti. La stampa internazionale fa il tifo per una coalizione con i Socialisti della Marin, per un ruolo per la Premier uscente, ma i Conservatori discuteranno con tutti perché, come ha dichiarato il leader Petteri Orpo, in Finlandia non esiste una destra estremista.
Non meglio è andata in Bulgaria per le sinistre ed i socialisti. Nelle quinte elezioni in soli due anni, domenica scorsa il partito di centro-destra Gerb, capeggiato dal sempre-vivo Boyko Borisov, è in testa con il 26,5% dei voti, rispetto al 25% della coalizione liberal progressista Continuiamo il Cambiamento-Bulgaria Democratica. I socialisti entrano in Parlamento ma con il solo 8% e sono doppiati dal nuovo partito Rinascita, pro-russo, al terzo posto con più del 14% dei voti.
A Sofia sarà ben difficile formare un governo in tempi brevi, anche se due elementi risultano chiari: primo, i popolari e conservatori di Gerb, legatissimi alla chiesa ortodossa, rimangono i preferiti dal popolo, avevano vinto anche le elezioni dell’ottobre scorso e, secondo, i Socialisti sono in caduta libera, pur essendo contrarissimi alle perverse devianze di Bruxelles. Ma devono dar prova di destrezza e mediazione politica per costruire una coalizione con le destre moderate o i partiti delle minoranze etniche.
Nonostante le continue polemiche promosse dai socialisti europei negli ultimi tre anni contro i popolari e conservatori bulgari ed il suo leader Borisov, Gerb ha la responsabilità di dover governare e potrebbe riuscirci. I prossimi mesi potrebbero ulteriormente colpire al cuore le ambizioni dei Socialisti ed in vista delle elezioni europee del 2024, anche dalla Slovacchia, Grecia e Spagna potrebbero venire schiaffi ad un partito ormai sempre più radical chic e portavoce di globalisti, ambientalisti e nuove dottrine assurde. Il prossimo 30 settembre 2023 si voterà in Slovacchia e, tutte le rilevazioni dimostrano la crescente popolarità di formazioni politiche moderate, liberali e, laddove lo si voglia considerare, di quel partito socialista slovacco Smer, il cui leader ed ex Primo Ministro Robert Fico, è da sempre in rottura con i Socialisti europei. In Grecia il 21 maggio si voterà per il rinnovo del Parlamento e, nonostante il Parlamento europeo e la gran cassa della stampa di sinistra internazionale abbiano soffiato sul fuoco della tragedia dell’incidente ferroviario delle scorse settimane, indicando nel governo dei conservatori di Nuova Democrazia la causa di tutti i mali e la colpa dei morti, i conservatori sono ancora in testa ai sondaggi con il 34%, contro la sinistra estrema e populista di Syriza di Alexis Tzpiras al 29%, i socialisti all'11%.
La Spagna voterà il 10 dicembre prossimo e l’uscente socialista e radicale Sanchez si confronterà con i moderati Popolari e il partito di destra identitaria Vox. Al momento non c’è il minimo dubbio che i Popolari vinceranno, ma dovranno allearsi con i conservatori di Vox, anti abortisti, contrarissimi al ‘gender’ e pro family, per poter avere una solida maggioranza in entrambi i rami del Parlamento.
Il 2024 si potrebbe aprire con una disfatta tombale per i Socialisti europei, ma ai conservatori e identitari è meglio ricordare che, senza forti radici giudaico cristiane, e decisioni concrete e coerenti, si rischia di governare un'Europa destinata al fallimento.