Fiducia e discrezione
«Signore, non disturbarti! Io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto; per questo io stesso non mi sono ritenuto degno di venire da te; ma dì una parola e il mio servo sarà guarito». Lc 7,1-7
Gesù entrò in Cafàrnao. Il servo di un centurione era ammalato e stava per morire. Il centurione l’aveva molto caro. Perciò, avendo udito parlare di Gesù, gli mandò alcuni anziani dei Giudei a pregarlo di venire e di salvare il suo servo. Costoro, giunti da Gesù, lo supplicavano con insistenza: «Egli merita che tu gli conceda quello che chiede – dicevano – perché ama il nostro popolo ed è stato lui a costruirci la sinagoga». Gesù si incamminò con loro. Non era ormai molto distante dalla casa, quando il centurione mandò alcuni amici a dirgli: «Signore, non disturbarti! Io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto; per questo io stesso non mi sono ritenuto degno di venire da te; ma dì una parola e il mio servo sarà guarito». Lc 7,1-7
La sinagoga di Cafarnao mostra ancora la sua vasta superficie di pietra e le imponenti colonne. Il centurione che l’ha fatta costruire era un uomo generoso. Egli si rivolge a Gesù non domandando per se stesso, ma per il suo servo. Lo fa con fiducia e discrezione, senza pretendere di scomodare il Maestro e tuttavia riconoscendogli un potere straordinario. Gesù potrà comandare alla malattia, e questa gli obbedirà, allo stesso modo in cui il centurione comanda ai servi e questi gli obbediscono. La parole del centurione sono diventate nostre e le ripetiamo davanti al Signore che ci incontra nella comunione: “Signore, non sono degno che tu entri in me”. Il centurione non è degno, però Cristo si muove per andare da lui. Noi non siamo degni, siamo polvere, eppure Dio si è fatto uomo, Cristo si è abbassato e ci è venuto incontro, ci ha guariti e salvati.