Ferrara, la cattedrale di San Giorgio
Il Duomo estense fu costruito a partire dal 1133 per volere del signore della città, Guglielmo degli Adelardi, suo “auctore”. L’edificio che oggi ammiriamo è la somma di diversi interventi succedutisi nei secoli.
Venerato fin dall’antichità, San Giorgio visse, probabilmente, in Cappadocia, regione dell’attuale Turchia, nel III secolo. Arruolatosi nell’esercito di Diocleziano, si distinse per coraggio e ardimento tanto da essere reclutato quale guardia del corpo dell’imperatore, per volere del quale, però, morì martire, rifiutandosi di abiurare la propria fede cristiana. Forse per questo viene sempre raffigurato nelle vesti di un cavaliere che uccide un drago, senz’altro simbolo del Bene che sconfigge il Male. Questo celebre combattimento, che tante opere d’arte ha ispirato, è rappresentato anche nella lunetta del portale maggiore della Cattedrale di Ferrara intitolata al valoroso Santo soldato, il cui culto, dopo la morte, si diffuse rapidamente.
Il Duomo estense fu costruito a partire dal 1133 per volere del signore della città, Guglielmo degli Adelardi, suo “auctore”, come ricorda una lapide e, certamente, principale finanziatore. L’edificio che oggi ammiriamo è la somma di diversi interventi succedutisi nei secoli, che hanno comportato la sovrapposizione di stili e gusti differenti, ciascuno dei quali ha contribuito ad arricchire l’imponente monumento. L’originale impronta romanica è rintracciabile nella parte inferiore della facciata, in marmo bianco, su cui si aprono tre portali. Al centro, il meraviglioso protiro è opera riconosciuta dell’allievo di Wiligelmo, Nicolaus, che realizzò il ricco apparato scultoreo. A partire dai leoni stilofori, che allertano il pellegrino sulla sacralità del luogo di cui sta per varcare la soglia, si succedono, nell’architrave, scene della Vita di Cristo e, a fianco dell’arco, le figure dei due San Giovanni, il Battista e l’Evangelista, in mezzo ai quali trova posto un Agnus Dei. Sopra il protiro si innalza la Loggia delle Benedizioni, intervento gotico del 1250 che produsse i rilievi della Psicostasi, la Pesatura delle anime, e, nel timpano, il Cristo Giudice, con la Vergine e San Giuseppe che intercedono per l’umanità. Loggette, finestroni, rosoni e arcatelle si sovrappongono sulle tre cuspidi della maestosa facciata.
Sul lato meridionale del tempio, dove corre una loggia romanica, si apriva, un tempo, la Porta dei Mesi, così detta per il celebre ciclo scultoreo con l’omonima raffigurazione, i cui dodici rilievi sono conservati ora nel Museo della Cattedrale. Il portale fu demolito nel corso dei restauri del XVIII secolo mentre, ancora in loco sul medesimo versante, svetta, sebbene incompiuto, il campanile rinascimentale in laterizio e pietra calcarea, progettato e realizzato da Leon Battista Alberti tra il 1451 e il 1493, ispiratosi ai modelli della classicità romana.
L’interno, trasformato in epoca barocca, è a tre navate e triplice transetto. Sopra l’altare maggiore, assemblato nel Settecento con i marmi del Palazzo ravennate di Teodorico, nel catino absidale va in scena il dramma teatrale del Giudizio Universale, affrescato da Sebastiano Filippi, meglio noto come Bastianino, che portò a termine l’ardua impresa, inevitabilmente paragonata a quella romana, michelangiolesca, nel 1581.