Fecondazione artificiale nei Lea, non è una buona notizia
Anche Bruno Vespa, nel suo programma Porta a Porta, commenta con entusiasmo l’ingresso della Pma nei Lea. Un entusiasmo non condivisibile per una serie di ragioni. Un lettore ne ricorda alcune.
Gentile Direttore,
lo scorso giovedì 23 gennaio nell’annunciare gli argomenti di Porta a Porta il dottor Bruno Vespa, che stimo ed apprezzo, ha detto che «finalmente la procreazione medicalmente assistita entrerà nei Lea» (Livelli essenziali di assistenza). Questo “finalmente” è uno stonato entusiasmo che lascia perplessi. Mi limito, se permette, solo ad alcune osservazioni. Intanto sarebbe più esatto chiamarla “fecondazione artificiale” o “assistita” perché il termine “procreazione” richiama un concetto diverso e ben più alto. Poi il tecnicismo usato per fecondare in modo artificiale l’ovulo femminile porta con sé molti rischi per il futuro embrione (umano) tanto è vero che un buon numero viene scartato (!) se non adeguato, cioè buttato. Poi, un alto numero di embrioni idonei soprannumerari viene congelato nell’azoto liquido. Il congelamento e lo scongelamento eventuale comporta rischi per la sopravvivenza dell’embrione umano stesso. Poi, non più del 25/30% degli impianti in utero andrà a buon fine con il bimbo in braccio.
Il responsabile della “banca degli embrioni” della Clinica Mangiagalli di Milano, il dottor Edgardo Somigliana, ha detto che nel suo laboratorio sono stoccati nel gelo 4.500 embrioni (umani), e dice ancora che: «Il numero potrebbe crescere e quegli embrioni resteranno qui per decenni o per sempre perché in Italia non si possono né eliminare né dare in adozione né dare alla ricerca».
La legge 40 del 2004, sempre fortemente osteggiata e smembrata da varie sentenze e tribunali, proibiva il congelamento degli embrioni perché tutti dovevano essere impiantati ma la Corte Costituzionale nel 2009 invece cambiò la legge. Per non sottoporre la donna a numerosi cicli di stimolazione ovarica, per avere più embrioni disponibili, sentenziò che era possibile produrre embrioni sovrannumerari e congelarli. Così la donna poteva ricorrere a questi embrioni facilmente ogni volta che l’impianto in utero non avesse dato esito positivo. In questi 20 anni gli embrioni congelati sono aumentati a dismisura e molte coppie non li utilizzeranno mai più. Qualche coppia, dice il dottor Somigliana, è tornata dopo aver avuto un bambino per volerne un altro, ma la maggioranza non lo fa. E gli embrioni umani rimangono nel gelo per anni col rischio che vengano dimenticati. In Italia ce ne sono decine di migliaia.
I motivi per non essere entusiasti della fecondazione artificiale non sono solo quelli che ho enumerato. Mi fermo qui ma non senza aggiungere che come cittadino mi rammarica pagare le tasse al Servizio Sanitario Nazionale per una tecnica che ottiene in laboratorio un essere umano, lo “scarta” se non è adatto, non tiene conto dei rischi del congelamento e non tiene conto dei possibili problemi fisici (verificati e contemplati) del bambino che viene alla luce.
Gabriele Soliani