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EUROPA

Fecondazione, aborto e gender: voilà la parità

La Commissione dei Diritti della donna e della Parità di genere del Parlamento europeo ha votato la Relazione Noichl sulla strategia dell'Ue per la parità tra donne e uomini post-2015. Come spesso accade, parlare di parità tra uomo e donna è il pretesto per far passare iniziative che con la parità tra i sessi non c’entrano per nulla.

Famiglia 04_06_2015
La sede del Parlamento europeo

La Commissione dei Diritti della donna e della Parità di genere del Parlamento europeo ha votato la Relazione Noichl sulla strategia dell'Ue per la parità tra donne e uomini post-2015. Il testo è ora pronto per essere votato dal Parlamento il 9 giugno prossimo. Come spesso accade, parlare di parità tra uomo e donna è il pretesto per far passare iniziative che con la parità tra i sessi non c’entrano per nulla. Ad esempio, questa Relazione «invita la Commissione a fornire aiuto agli Stati membri al fine di garantire in modo sicuro e legale ... l'aborto e la contraccezione; sottolinea il diritto di accedere ai servizi di pianificazione familiare volontaria, comprese le cure legate all'aborto sicuro e legale». Si chiede inoltre che possano accedere alla fecondazione artificiale anche i single e le coppie gay. 

Poi c’è il capitolo gender: «ribadisce la sua richiesta alla Commissione e all'Organizzazione Mondiale della Sanità di depennare i disturbi dell'identità di genere dall'elenco dei disturbi mentali e comportamentali, … al fine di garantire che la diversità di genere nell'infanzia non venga qualificata come una patologia; invita la Commissione a supportare gli Stati membri nella istituzione di cattedre universitarie in studi di genere; invita la Commissione a promuovere l'uso del principio di genere, del bilancio di genere e della valutazione dell'impatto di genere in tutti i settori e per ogni proposta legislativa a tutti i livelli di governo, e quindi a garantire specifici obiettivi di parità di genere; chiede agli Stati membri in modo simile di introdurre la prospettiva di genere nei loro bilanci, al fine di analizzare i programmi di governo e politiche, il loro impatto sulla ripartizione delle risorse e il loro contributo alla parità tra uomini e donne».

Tralasciamo per motivi di spazio commenti sull’ennesimo tentativo made in Ue di diffondere ancor più la pratica dell’aborto e della fecondazione artificiale, come se in Europa bambini morti nella pancia della loro madre o in provetta non ce ne fossero abbastanza. Invece occupiamoci del tema gender. Banale a dirsi che ogni volta che si usa la parola talismano “genere” questa rimanda all’idea che una cosa è il sesso genetico (maschio e femmina) e un’altra cosa è l’identità sessuale, cioè il diritto di percepirsi come appartenente al mondo femminile seppur maschio e viceversa e di scegliere a proprio piacimento qualsiasi orientamento sessuale: dall’omosessualità alla bisessualità, dall’a-sessualità al credersi neutri sessualmente.  Particolarità di questo documento di Mr. Noichl il fatto che per costui il tema del gender non solo debba essere prioritario, ma quasi esclusivo. Da libertà pare che il gender sia diventata un’ossessione. A leggere, infatti, le raccomandazioni del report, il gender diventa la pietra filosofale capace di mutare in oro ogni ambito del vivere civile: l’economia, la politica, l’educazione. 

Il “genere” è il caleidoscopio attraverso cui guardare la realtà e renderla colorata, civile, ugualitaria e democratica, tanto che si chiede all’Europa, in termini espliciti, di adeguarsi e fare proprio il “gender mainstreaming”. Il termine “mainstream”, in questo contesto, rimanda a una corrente di pensiero che se non è ancora prevalente, lo deve diventare; ad un paradigma culturale a cui bisogna riferirsi in ogni scelta di governo; ad un plesso “valoriale” soggiacente la società civile da implementare. Per Noichl l’Europa dei popoli deve avere la sua stella polare nell’omosessualità e nell’identità di genere e deve svellere quel poco di radici cristiane che sopravvivono nel vecchio continente. 

Da notare infatti che il report offre più indicazioni di carattere culturale-ideologico che pratico-operativo. Altra prova che è questo ciò che sta a cuore ad alcuni burocrati di Strasburgo: il lavoro, l’educazione, la finanza, la sanità, i trasporti, la difesa del territorio, l’immigrazione, il commercio, non sono altro che campi vergini in cui seminare la mala pianta ora del gender, ora dell’aborto, ora della fecondazione artificiale, ora della persecuzione religiosa, ora del divorzio. Sono usati pretestuosamente come contenitori vuoti in cui sversare gli ingredienti di un mondo o di un’Europa nuova la cui cittadinanza sarà rilasciata solo a coloro che avranno prestato giuramento alla Bibbia relativista, i cui libri oggi sono composti da Relazioni, Raccomandazioni e Direttive dell’Unione europea.